“Pronto?” “Pronto, alla TV non se vedono più i canali” “Da quando?” “Da ieri pomeriggio. Prima se vedeva Primo, Secondo, Terzo, Rete Quattro, Canale Cinque, Italia Uno, La Sette, Otto, Nove…” “Va beh, basta così, non dirne più, ho capito” “Quando vieni ad aggiustarla?” “Ma’, vengo più tardi, nel pomeriggio.” “Bene, grazie tanto, bellodemamma”. Mi fa sempre sorridere quando mi chiama così. Nel pomeriggio arrivo a casa di mia madre, abita al terzo piano di uno dei lotti più belli della Garbatella, prendo le chiavi della terrazza, che si trova al piano subito sopra, salgo su. Due rampe di scale, cento ricordi. La terrazza condominiale è sempre stata uno spazio particolare. Era simbolo e luogo di sole, di aria, di luce, di libertà. Spesso nelle riunioni domenicali tutta la famiglia andava su in terrazza per la foto ricordo, poi si restava a parlare, a respirare un’aria diversa, mentre i bambini scorrazzavano felici in lungo e in largo. Click, clack, apro la porta, l’impatto è immediato e traumatico: una sfilza di antenne e parabole satellitari occupano tutti i pali portanti dei fili per stendere, la vista del panorama è compromessa, bisogna intrufolarsi tra gli spazi liberi per dare un’occhiata ai palazzi adiacenti e anche di fronte lo spettacolo non muta.