Ponte dell’Industria: la riapertura entro Natale

L’annuncio del sindaco Roberto Gualtieri fa ben sperare i cittadini di Ostiense e Testaccio

Di Stefano Baiocchi e Enrico Recchi

Il Ponte dell’Industria dovrebbe riaprire tra circa 10 giorni. La novità battuta dalle agenzie è arrivata nel primo pomeriggio di venerdì 3 dicembre quando l’esito delle indagini ha evidenziato che la struttura non ha subìto danni rilevanti tali da renderlo inagibile e quindi non percorribile dalle auto.
Il rogo scoppiato nella notte tra il 2 e il  3 ottobre, oltre ad averne causato l’interruzione al traffico veicolare, aveva danneggiato la banchina sottostante, la passerella in ferro occupata dai cavi elettrici e uno dei due marciapiedi. La buona notizia ha destato un certo stupore – considerati i tempi lunghissimi che si paventavano per la riapertura – non soltanto tra gli abitanti del Municipio, ma soprattutto tra tutti quei cittadini che giornalmente, prima dell’incendio, attraversavano il Tevere tra l’Ostiense e Marconi. Un passaggio quasi obbligato quello di via del Porto Fluviale, considerando che le alternative rimangono tutt’ora Ponte Testaccio e Ponte Marconi. “Entro 10 giorni – ha detto il Sindaco Gualtieri – prevediamo che il Ponte potrà essere restituito alla città. Un plauso va alle strutture del Comune che hanno fatto il massimo sforzo possibile per ridurre i tempi e riconsegnare ai cittadini un’opera strategica per la viabilità”.

“Il transito – precisa l’Assessora ai Lavori Pubblici Ornella Segnalini – avverrà alle stesse condizioni e nella stessa configurazione del ponte prima dell’incendio, con la sola esclusione del marciapiede danneggiato che non potrà essere utilizzato dai pedoni. Resterà naturalmente in vigore il divieto di transito ai veicoli di peso superiore alle 3,5 tonnellate. Servono ancora alcuni giorni per eseguire dei lavori necessari ad evitare l’accesso al marciapiede danneggiato e le necessarie asfaltature della strada di raccordo con viale Marconi.  Ma il nostro intervento non si ferma qui- ha aggiunto l’amministratrice-. Abbiamo già avviato un tavolo di confronto con la Soprintendenza Speciale di Roma per far sì che il Ponte dell’Industria, sottoposto a tutela ed esempio di archeologia industriale, venga restaurato anche per adeguarlo alle vigenti norme sulle opere in ferro e, con accorgimenti che non vadano ad impattare sulla struttura ottocentesca”.

La storia

Nel 1856 il papa regnante Pio IX vedeva realizzato il primo troncone di ferrovia nello Stato Pontificio: la linea Roma-Frascati. Si passò poi a costruire la linea Roma-Civitavecchia che aveva la sua stazione romana presso il porto di Ripa Grande (oggi non esiste più ma era all’altezza di Porta Portese). Fino ad allora i pontefici non avevano visto di buon occhio la innovativa “strada ferrata” per paura che, oltre a favorire il trasporto delle merci, incoraggiasse anche quello di idee sovversive.

La prima corsa della Roma-Civitavecchia venne effettuata il 25 marzo 1859 in meno di tre ore e fu anche l’occasione per far arrivare al tavolo del Papa, noto buongustaio, un carico di pesce freschissimo.

Si creò poi la necessità di congiungere questa linea con la nuova stazione centrale che sarebbe sorta di lì a pochi anni, nel 1865, all’Esquilino e che sarebbe stata chiamata Stazione Termini. Quindi la linea per Civitavecchia doveva necessariamente attraversare il Tevere.

La struttura venne progettata dall’ingegnere francese Polonceau e posta in opera tra il 1862 e il 1863 da una società belga. Le varie parti vennero costruite in Inghilterra e poi trasportate attraverso l’Europa fino a destinazione per il montaggio.

Possiamo considerare questa sorta di costruzione Lego ante litteram, uno dei primi prodotti della cooperazione europea con ben quattro nazioni coinvolte a vario titolo.

Il ponte, in origine chiamato San Paolo per la vicinanza alla Basilica Ostiense, è a tre luci con travate metalliche, la sua struttura ha arcate in ferro e ghisa che poggiano su piloni di ghisa riempiti di calcestruzzo. Le sue misure sono 131,20 m. di lunghezza e 7,25 m. di larghezza. Meraviglia tecnica per l’epoca fu il previsto sollevamento della parte centrale del ponte per permettere il passaggio di imbarcazioni con alta alberatura. La manovra di movimentazione della sezione mobile poteva essere compiuta da otto uomini nel tempo spettacolare di dodici minuti.

Le prove tecniche e di carico vennero effettuate in luglio e il 24 settembre 1863 il Papa Pio IX inaugurò ufficialmente il ponte alla presenza delle autorità cittadine e del corpo diplomatico internazionale. Ecco la testimonianza dello storico Raffaele De Cesare presente: “…Era un’impressione indimenticabile quella che si aveva al momento in cui il treno traversava lentamente il ponte sul Tevere. Il vedersi librati in aria sul fiume, e sopra un ponte che si apriva per far passare i navigli, impressionava talmente, che pochi da principio osavano affacciarsi agli sportelli…”

Grazie alle due linee per Frascati e Civitavecchia le gite in collina e al mare dei romani erano assicurate. Salvo però che per andare a Civitavecchia si doveva avere l’autorizzazione della Direzione Generale di Polizia e se si restava in stazione oltre le ventiquattro ore ci si doveva procurare la carta di soggiorno (sic!).

Nel 1910, essendo cambiato il tracciato della linea ferroviaria Roma-Civitavecchia, il percorso del treno fu deviato su un vicino nuovo ponte in muratura (quello che sovrasta via Ostiense) e il vecchio cambiò nome in Ponte dell’Industria a rimarcare l’impronta produttiva della zona voluta dall’amministrazione comunale di allora e dall’ingegnere Paolo Orlando a capo di alcuni comitati tra imprenditori e banche cittadine. In seguito, nei primi anni Venti del Novecento, il progetto di sviluppo industriale del quartiere Ostiense venne molto ridimensionato, anche se per decenni in quell’area a ridosso del Tevere funzionarono i maggiori impianti tecnologici e di servizi della città: dalle Officine del Gas alla centrale elettrica Montemartini, dai Magazzini generali al Mercato ortofrutticolo, alla Vetreria San Paolo, al Consorzio agrario, ai Molini Biondi, alla Mira Lanza e tante altre piccole e medie attività produttive. Il Ponte dell’Industria negli anni perse anche di importanza, venne trasformato in attraversamento viario per il passaggio degli automezzi con la costruzione di passerelle pedonali laterali. Si eliminò la parte centrale mobile e la struttura venne utilizzata per il passaggio del gasdotto.

Nonostante il “Ponte di ferro”, così lo chiamano i romani, non sia più utilizzato per lo scopo per il quale fu costruito, rimane pur sempre un importante asse di collegamento per il quadrante sud-ovest e  un simbolo per la città, essendo legato profondamente alla sua storia e alla memoria. Qui, infatti, come testimoniato da una epigrafe marmorea, avvenne l’ignobile eccidio delle dieci donne romane ad opera dei tedeschi nell’aprile del 1944.

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