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Biglietto d’invito dello Smir e dello Icp alla cerimonia della Borgata Giardino Concordia

La fondazione della Borgata Giardino Concordia

La Borgata Giardino Garbatella è uno dei pochi quartieri di Roma che ha una data di nascita precisa. La sua fondazione, il 18 febbraio del 1920, è testimoniata da varie fonti giornalistiche, da immagini fotografiche e da un’epigrafe in marmo collocata sulla facciata del lotto 5 in piazza Benedetto Brin. Così recita:

“LA MANO AUGUSTA DI S.M. IL RE VITTORIO EMANUELE III
L’ENTE AUTONOMO PER LO SVILUPPO MARITTIMO E INDUSTRIALE
E L’ISTITUTO DELLE CASE POPOLARI DI ROMA
CON LA COLLABORAZIONE DELLE COOPERATIVE DI LAVORO
AD OFFRIRE QUIETA E SANA STANA AGLI ARTEFICI DEL RINASCIMENTO ECONOMICO DELLA CAPITALE
QUESTO APRICO QUARTIERE FONDATO OGGI XVIII FEBBRAIO MCMXX”

In queste poche righe sono riassunti i protagonisti principali che hanno voluto la sua edificazione.

Il borgo operaio e marinaro sorto sulla collina della Garbatella a poche centinaia di metri di distanza dalla Basilica di San Paolo, infatti, fu voluto caparbiamente dall’ing. Paolo Orlando, all’epoca presidente dello Smir (Ente per lo Sviluppo Marittimo e Industriale di Roma), nel quadro di un piano più ambizioso  di sviluppo della zona industriale nel quadrante sud-ovest della città e del collegamento di Roma al mare Tirreno. Questo programma infrastrutturale  prevedeva tra l’altro: la costruzione di un porto interno e di un canale navigabile parallelo al Tevere, che arrivasse fino al mare, la costruzione di alcune borgate rurali (il Borgo Acilio sui Monti di San Paolo, 1915), nonché l’apertura di una linea ferroviaria di comunicazione tra la città e il suo Lido.

La Borgata Giardino Concordia (Garbatella) nasceva dunque per dare una casa dignitosa agli operai dell’Ostiense, la zona industriale sottostante. Erano tempi caratterizzati da conflitti e disagi sociali, quello che fu chiamato il “biennio rosso”, ma  anche anni di grandi speranze, dopo il primo conflitto mondiale,  per una Roma non solo Capitale burocratica e amministrativa del Paese. Insomma la Borgata Giardino Concordia rappresentava una nuova frontiera, la ripresa di una vita civile operosa e piena di sogni e aspettative.

Paolo Orlando e il Re Vittorio Emanuele III, in quei tempi così turbolenti, la vollero intitolare Concordia, per dare un messaggio di distensione sociale all’opinione pubblica, ma nell’uso comune quel piccolo villaggio operaio è sempre stato conosciuto come  Garbatella, dal nomignolo di una ostessa che gestiva, fin dalla metà dell’Ottocento, una mescita sulla via omonima, una stradina di collegamento tra l’antica via delle Sette Chiese e l’Ostiense all’altezza degli attuali Mercati generali.

E’ proprio l’Istituto Case popolari di Roma il secondo protagonista di questa storia. Paolo Orlando affida  a questo ente, nato nel 1903 per dare casa ai meno abbienti, il disegno e la costruzione della Borgata Giardino pensata “in sintonia con le più aggiornate teorie inglesi”, dove l’abitazione costruita in un luogo salubre è corredata anche di un piccolo orto a gestione familiare. Nella sua progettazione sono impegnati alcuni giovani architetti tra cui Innocenzo Sabbatini, Felice Nori e Carlo Palmerini, mentre a Giovannoni e Piacentini è affidato il disegno d’insieme e a Plinio Marconi la progettazione della scalinata degradante verso l’Ostiense.Lo stile architettonico che informa questo primo nucleo abitato è quello del barocchetto romano, uno stile rustico e pittoresco, utilizzato anche alla Borgata Aniene a Montesacro intorno a piazza Sempione (1920). La vocazione marinara del nuovo insediamento è esaltata dalla toponomastica dedicata essenzialmente a personaggi del mondo navale ( armatori, ingegneri, progettisti, ministri della marina)

L’epigrafe della fondazione della borgata incastonata nella facciata del lotto 5 a piazza Benedetto Brin

Articolo del Messaggero del
19 febbraio 1920

Le Case giardino a San Paolo

La posa della prima pietra

“Ieri mattina, fuori porta San Paolo, in via della Garbatella, ha avuto luogo la cerimonia della posa della prima pietra per le case-giardino economiche da erigersi in quella località, per iniziativa dell’Ente autonomo per lo sviluppo industriale e marittimo di Roma e dell’Istituto per le case popolari.

Alle 10 è giunto in automobile il Re, accompagnato dal suo aiutante di campo, Gen. Cittadini, ricevuto dal commendator ing. Paolo Orlando, dall’on. Pantano ministro dei lavori pubblici, dall’assessore Lanciani, in rappresentanza del sindaco Apolloni e dal comm. Magaldi , presidente dell’Istituto per le case popolari.

Quindi il Re e le altre autorità hanno firmato una pergamena ricordante la cerimonia e il comm. Orlando ha pronunciato un discorso, vivamente applaudito, col quale ha espresso il suo compiacimento per il fatto che, dopo la guerra vittoriosa, ma distruggitrice, si torna alacremente alle opere di pace e di ricostruzione.

Terminati i discorsi, il Re, seguito dalle autorità, si è recato presso il luogo dove era pronta la prima pietra di fondazione ed ha assistito alla sua posa, dopo che in essa era stata murata la pergamena da lui sottoscritta. Alle 10,45 il Re è salito in automobile ed ha fatto ritorno al Quirinale.

18 febbraio 1920 cerimonia di fondazione del quartiere.

 

 

 

 


Il Re con l’ing Paolo Orlando,
l’on Amici e il comm. Magaldi
presidente ICP

Dal diario di Paolo Orlando

18 febbraio

Per l’augusta mano di S.M. il Re avviene, alle ore 11 con l’abituale regolarità e semplicità, la fondazione del quartiere sulla collina della Garbatella. Grande affluenza di personalità e di pubblico. Giornata meravigliosa, primaverile. Sono stati brevi discorsi: il mio, quelli del pro-Sindaco, del presidente dell’Istituto romano e del Ministro Pantano dei Lavori Pubblici.

Sua Maestà il Re ha fatto zampillare l’acqua potabile e ha posta la pietra angolare del primo edificio del quartiere.

In considerazione dei torbidi momenti politici e sociali che attraversiamo la cerimonia ha presentato un grande apparato di carabinieri, di guardie regie e di agenti in borghese. Il nuovo quartiere ho, in contrasto al presente marasma sociale e per auspicio all’avvenire felice, denominato “Concordia”( vedere resoconto sulla Tribuna del 19).

Veduta dei lotti 1,2,3,4,5 intorno a piazza Benedetto Brin

L’edificazione del quartiere

Con l’avvento del Fascismo l’Icp fu attraversato da una profonda crisi nella sua identità originaria e negli scopi che si era prefissato. Non solo fu soppressa la rappresentanza operaia al suo interno, ma l’ente subì una marcata subordinazione da parte del Governatorato, subentrato alla soppressione del consiglio comunale e del Sindaco. Filippo Cremonesi, il sindaco-banchiere dal giugno 1922, dopo una parentesi di due anni come Commissario straordinario, infatti, fu nominato Governatore di Roma dall’ottobre 1925 per lasciare il passo a Ludovico Spada Potenziani (1926-1928) e in seguito a Francesco Bonconpagni Ludovisi (1928-1935).Il presidente dell’Icp Alberto Calza Bini, fascista della prima ora, godeva di maggiori poteri e la sua nomina, come quella del consiglio di amministrazione, avveniva da parte del Governatore di Roma. La risposta alle emergenze abitative come lo sblocco dei fitti e la necessità di abbattere le baracche abusive sorte un po’ in tutta la città, fecero svanire alla Garbatella  il sogno della Città Giardino per intraprendere la strada della casa rapida, costruita con materiali economici e in tempi molto veloci, anche se era esposta a un certo degrado. Si trattava sempre di casette basse nelle quali i motivi ornamentali del barocchetto romano erano ridotti al minimo o del tutto assenti e il giardino condominiale aveva sostituito l’orto familiare.

Nel marzo del 1923 fu soppresso anche l’Ente per lo Sviluppo marittimo e industriale e sospesi i lavori per il porto di Ostia. L’atto fu uno dei primi interventi di politica economica del primo Governo presieduto da Mussolini e rientrò in quella che Orlando giudicò una “ecatombe generale di tutti gli enti autonomi, ordinata dal Ministro De Stefani senza alcun discernimento delle rispettive capacità realizzatrici e della utilità pubblica dei loro programmi”. Il progetto di Paolo Orlando fu drasticamente ridimensionato. Del porto interno dietro la basilica di San Paolo e del canale navigabile non se ne fece più niente. Rimase solo la piccola Borgata Giardino Garbatella, il Borgo Acilio e la ferrovia Roma-Lido ultimata nel 1924, che però divenne essenzialmente un collegamento da diporto  per i villeggianti verso il mare.

La piccola comunità operaia della Borgata Concordia, 190 famiglie alloggiate nelle 44 villette dei primi cinque lotti Icp intorno a piazza Benedetto Brin, dovette assistere alla chiusura della Cooperativa di consumo ( subito dopo la Marcia su Roma), e in pochi anni, quell’aprico villaggio, fu circondato dalle case rapide di via Adautto (lotti 6 e 7 del 1923), dai semiintensivi del lotto 8 su via Fincati (1925) e del lotto 10 nel triangolo tra via della Garbatella, via delle Sette Chiese e via Luigi Orlando.

Erano i prodromi di un’edificazione estensiva che in un decennio interesserà tutto il quartiere.

Via via furono costruite le case per gli sfrattati intorno a piazza Masdea (1925-26), gli edifici polifunzionali di piazza Bartolomeo Romano progettati dall’eclettico architetto Innocenzo Sabbatini il Cinema – Teatro Garbatella oggi Palladium 1929, i Bagni Pubblici 1929, il palazzo del  lotto 10 affacciati  sulla piazza che diventò il centro gravitazionale della nuova borgata. Su questo snodo viario si aprirono anche alcuni  servizi privati: l’edicola della sora Amelia, con l’arrivo del tram, si spostò nel 1928 da piazza Pantero Pantera (1925) a piazza Bartolomeo Romano, dove si trovavano anche un vespasiano, la tabaccheria Scialanga con la pompa di benzina e lo chalet con granite e bibite.

L’edificazione continuò con la Scuola dei Bimbi nell’ex villa Rosselli a piazza Longobardi, 1927, i villini a riscatto tra piazza Longobardi e piazza Randaccio targati Plinio Marconi  (lotti 51-55 del 1926-27), gli Alberghi suburbani tra piazza Michele da Carbonara e piazza Eugenio Biffi (lotti 41-44 del 1927-29), alloggi provvisori  per i deportati dal centro storico in seguito agli sventramenti voluti da Mussolini e per i baraccati della Capitale.

Il decennio va esaurendosi con la costruzione nel 1929 delle case modello del lotto 24 in un triangolo tra piazza Giovanni da Triora, via Borri, via delle Sette Chiese, via Giustino de Jacobis e piazza San’Eurosia, dove si affaccia il grande edificio ad arco dell’architetto Trotta, che è uno degli ingressi del quartiere popolare. Nella progettazione delle 13 casette del lotto sperimentale furono impegnati cinque giovani architetti: De Renzi, Marchi, Cancellotti, Vietti e Aschieri, ai quali furono abbinate altrettante ditte costruttrici. Dopo 10 anni il quartiere è quasi del tutto edificato ed ha perso quella connotazione esclusivamente operaia che aveva il nucleo originario intorno a piazza Brin. I servizi pubblici erano abbastanza limitati, anche se con l’inaugurazione degli Alberghi suburbani  funzionava nel lotto 41 una efficientissima Maternità per bambini fino a tre anni, con annessa sala parto, gestita dalle “Dame benefiche”dell’Onmi ( Opera nazionale maternità e infanzia). Questo servizio nel 1931 fu visitato nientemeno dal Mahatma Gandhi, ma già due anni prima ricevette la visita di Ragna Horbye, assessore per l’assistenza sociale a Oslo e deputato al parlamento norvegese. Nel lotto 42, l’Albergo rosso fu allestita una classe di scuola elementare  e il refettorio. Le suore dell’ordine Figlie della Carità, dette “le cappellone” si occupavano della cucina, della refezione, della distribuzione dell’acqua calda e naturalmente anche dell’assistenza religiosa e della cappella, dove operavano alcuni sacerdoti.

Il cinema teatro Garbatella in una foto d’epoca

Nel 1929 intorno a piazza Bartolomeo Romano, la piazza principale del quartiere,aprirono  i Bagni pubblici in via Edgardo Ferrati, dove nei fine settimana si recavano gli abitanti per lavarsi integralmente e solo nel dicembre 1930 fu inaugurato il Cinema Teatro Garbatella, l’unico luogo di intrattenimento culturale di Garbatella e dintorni. Già nel novembre 1923 sulla piazza aprì l’emporio Scialanga con annessa pompa di benzina. Tra gli avventori abituali Guglielmo Marconi che ogni mattina, diretto a Prato Smeraldo per i suoi esperimenti, veniva a rifornirsi al distributore. Per la verità nel quartiere era attiva anche una biblioteca popolare che però registrò non più di un centinaio di lettori.

Gianni Rivolta