Racconti di guerra alla Garbatella
Era una mattina di marzo del 1943. Il tempo non prevedeva niente di buono, infatti qualcosa stava per accadere. Noi ragazzi della Garbatella andavamo a scuola o alla Michele Bianchi, oggi Cesare Battisti, oppure alla Niccolò Tommaseo; io andavo alla Tommaseo.Quella triste mattina anziché mandarci in classe, il direttore ci fece radunare in cortile. Con le lacrime agli occhi ci annunciò che la scuola a causa dei prossimi bombardamenti chiudeva e quella probabilmente sarebbe stata l’ultima volta che ci saremmo visti. Dio solo sa quanto di vero c’era in quelle parole. Il cielo si fece ancora più buio, nessuno di noi riuscì a dire una parola; solo le lacrime cominciarono a scorrere sulle nostre guance. Il futuro ci atterriva: “i bombardamenti” cosa poteva far più paura a noi ragazzi. Pian piano cominciammo a uscire dalla scuola tristi e smarriti; cominciò così la nostra nuova vita. Non molto tempo dopo i bombardamenti cominciarono; inizialmente lontano da Roma e per noi ragazzi fu facile farlo diventare un gioco, perché cominciarono a suonare le sirene che ne annunciavano il pericolo. Ricordo che con mia sorella più grande di otto anni, facevamo a gara tra una sirena e l’altra, per arrivare alle catacombe che erano in fondo alla strada, le Catacombe di Domitilla, questo era il nostro rifugio antiaereo. Il Comune le aveva aperte e ne consentiva l’uso proprio per questo motivo. Anche questo noi ragazzi lo facemmo diventare un divertimento, i nostri commenti e pensieri in mezzo a tutti quei loculi completi di scheletri con teschi e ossa; erano svariati e ognuno ci metteva del suo.