Da uno studio di ricercatori dell’Università Roma Tre
Forse si chiamava Clementina l’ostessa garbata della Garbatella
di Gianni Rivolta
Forse scoperto il nome dell’ostessa garbata, la cui generosità ha donato il nome al quartiere.
Da uno studio di ricercatori dell’Università Roma Tre
Forse si chiamava Clementina l’ostessa garbata della Garbatella
di Gianni Rivolta
Forse scoperto il nome dell’ostessa garbata, la cui generosità ha donato il nome al quartiere.
Perché Garbatella? Sono state fatte diverse ipotesi sull’origine del toponimo.
Da chi e da dove provenga questo nome, col quale si riconosceva, già prima della nascita della Borgata-giardino “Concordia” nel 1920, la zona dei Monti di San Paolo, non è dato sapere con certezza. L’ipotesi più plausibile è quella legata al particolare metodo di coltivazione della vite “a barbata” o “a garbata” (appoggiando le viti ad alberi di acero o olmo) introdotto alla fine del ‘700 da monsignor Nicolai, proprietario della locale Tenuta dei 12 cancelli e famoso agronomo. L’altra, la più leggendaria, è quella che a dare il nome alla zona fosse una ostessa “generosa” e dai modi garbati, titolare di un’osteria su via delle Sette Chiese fin dalla metà dell’Ottocento.
Ma come si chiamava l’ostessa garbata?
Un dipinto ritrovato da Enzo Gori, che riproduce nitidamente un vecchio edificio sotto la rupe di San Paolo, intitolato “l’Osteria della Garbatella”, aveva diradato i dubbi, perché sulla facciata del caseggiato era ben evidente una scritta in vernice: “Osteria da Maria”.
Allora l’ostessa della Garbatella si chiamava Maria?
Sicuramente un’ostessa di nome Maria nel corso degli anni ci sarà anche stata (è difficile che l’autore del dipinto non abbia ripreso la realtà), ma certamente è più attendibile la ricerca di Rita D’Errico e del prof. Carlo M.Travaglini dell’Università Roma Tre, che ha frugato negli archivi della Basilica di San Paolo (“Territorio, popolazione e proprietari nell’area Ostiense, secoli XVIIIXIX”) e che ha dato un nome all’ostessa dai dati dei censimenti dell’epoca.
L’ostessa della Garbatella sarebbe Clementina Eusebi, vedova di Giambattista Cascapera, affittuario di Vigna Torti, la quale, dopo la morte del marito, subentrò insieme ai figli nella gestione dell’osteria e della vigna annessa.
Questa osteria era già segnalata nel 1841 insieme a quella del Domine Quo Vadis, a quella del Ponticello di San Paolo e a quella propriamente di San Paolo (al bivio con Via delle Sette Chiese dove per anni ha funzionato una pompa di benzina).
Il territorio, all’epoca, era coltivato prevalentemente a vigne, orti, canneti e seminativi. I frequentatori dell’osteria erano i vignaioli, i lavoranti, i garzoni e i facocchi che lavoravano nella zona. Un territorio poco popolato se si pensa che nel 1709 c’erano nella parrocchia di San Paolo (un territorio che tra suburbio e tenute dell’agro si estendeva per più di 10 mila ettari) 186 famiglie e 542 abitanti; nel 1875 le famiglie divennero 224 e 1.160 gli abitanti e ancora all’inizio del Novecento gli abitanti erano solo 2710. La crescita demografica ci sarà tra gli anni Venti e Trenta con la fondazione e lo sviluppo della Garbatella.
Una curiosità. Nel censimento delle anime risulta persino dal 1765 la presenza di un eremita e nel 1875 compare una maestra elementare. In seguito all’Unità d’Italia, infatti, nella zona venne aperta una scuola parrocchiale di istruzione elementare, una stazione sanitaria, una stazione di carabinieri e una linea di tram che collegherà la Basilica con il centro città.
Bibliografia “Il quadrante Ostiense tra Ottocento e Novecento”, anno XII, gennaioagosto 2004, Università degli Studi Roma Tre, ed. CROMA.
Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 2 – Dicembre 2005





