Una produzione dall’Istituto Luce presentata al teatro Palladium
“La città Garbata”: un video tutto miele Ma la nostra è anche storia di vita agra
di Gianni Rivolta
Che scorpacciata di Garbatella in queste ultime settimane.
Giornali nazionali, tv, politica, cultura hanno scoperto il vecchio quartiere popolare. La bottiglieria dei Cesaroni, la fiction televisiva più seguita dagli italiani, campeggia in prima pagina sul quotidiano il “Giornale”, nella presentazione del nuovo governo la giovane ministra alle Politiche giovanili Giorgia Meloni vanta le sue origini “garbatellane”, l’Istituto Luce presenta al Palladium un mega-video sulla “Città Garbata”, poi messo in vendita nelle edicole del quartiere. Insomma che sta succedendo? …..
Una produzione dall’Istituto Luce presentata al teatro Palladium
“La città Garbata”: un video tutto miele Ma la nostra è anche storia di vita agra
di Gianni Rivolta
Che scorpacciata di Garbatella in queste ultime settimane.
Giornali nazionali, tv, politica, cultura hanno scoperto il vecchio quartiere popolare. La bottiglieria dei Cesaroni, la fiction televisiva più seguita dagli italiani, campeggia in prima pagina sul quotidiano il “Giornale”, nella presentazione del nuovo governo la giovane ministra alle Politiche giovanili Giorgia Meloni vanta le sue origini “garbatellane”, l’Istituto Luce presenta al Palladium un mega-video sulla “Città Garbata”, poi messo in vendita nelle edicole del quartiere. Insomma che sta succedendo?
Il nostro quartiere è diventato un luogo “cult”, l’oggetto del desiderio dei romani e non solo, l’isola felice della famiglia moderna e scanzonata? Ma che bello … A dire il vero qualche cambiamento l’avevamo avvertito anche noi che ci abitiamo e viviamo. In questi ultimi anni il quartiere un po’ romantico e sonnacchioso è stato rivitalizzato dall’insediamento della Terza Università. Attori, registi, intellettuali e giornalisti l’hanno scoperto come residenza ideale; aprono locali e ristoranti, luoghi d’incontro della “bella gioventù”.
E poi l’ha avvertito chi cerca casa: i prezzi degli immobili, limitrofi al vecchio nucleo di edilizia popolare, sono saliti alle stelle.
Roba da centro storico. Ma è sempre stato così?
La Garbatella è sempre stata un’isola felice? Non mi pare proprio. Fin dalla metà degli anni Venti, a ridosso del primo nucleo della Borgata Giardino “Concordia” (così l’avrebbe voluta chiamare il Re e il tecnocrate Paolo Orlando per dare un messaggio di pace sociale dopo l’occupazione delle fabbriche nel “biennio rosso”), erano sorte le casette rapide, e poi quelle per gli sfrattati del centro storico e per ultimo gli Alberghi suburbani, dove famiglie di baraccati e sfollati in seguito agli sventramenti operati dal fascismo alle pendici del Campidoglio vivevano ammassati in pochi metri, una stanza per ogni famiglia anche di sei o sette persone, con i servizi in comune.
Insomma attorno alla Borgata Giardino, costruita per ospitare gli operai dell’Ostiense e forse le maestranze del porto fluviale che doveva sorgere dietro la Basilica di San Paolo, il governatore di Roma e l’Istituto Case popolari avevano avviato un programma di edificazioni urgenti per far fronte alle emergenze della città, si chiamassero sfratti seguiti allo sblocco degli affitti nel centro città, demolizioni di interi quartieri o eliminazione delle baraccopoli abusive in vista del decennale della marcia su Roma del 1932.
Agli orti individuali si sostituirono i giardini condominiali fino ad arrivare alla situazione limite : quella degli Alberghi del popolo.
A sentire i racconti dei vecchi abitanti dei grandi edifici dei lotti 41,42,43 e 44 non era davvero tutto rose e fiori. Anzi. Fin da subito gli inquilini si ribellarono a quella situazione, rivendicando dignità e un po’ di privacy. Le cronache della polizia sono zeppe di segnalazioni di momenti di ribellione da parte degli “albergaroli”
nei confronti della direzione e dei sorveglianti.
Insomma venire alla Garbatella negli anni Trenta significava sprofondare in periferia, lasciare i luoghi dell’infanzia, dei giochi, della spensieratezza, per ritrovarsi lontani da casa, senza servizi né collegamenti con il resto della città. Le case non avevano bagno né acqua corrente (solo cassoni), negli Alberghi l’acqua calda era razionata dalle suore che la concedevano soltanto dopo mezzogiorno.
Emarginazione, degrado, bassi salari, precarietà, sottoproletariato e lavori pesanti, dove non era richiesta la tessera del Partito nazionale fascista. I capifamiglia prevalentemente erano occupati ai Mercati generali come facchini, alle officine del Gas ai forni del carbone, nell’edilizia come manovali o nelle vetrerie di San Paolo.
Questa era la Garbatella raccontata da Pasolini e da Carlo Levi. Una comunità uscita dal nazifascismo pagando un prezzo altissimo, lasciando sotto tonnellate di pozzolana alle Fosse Ardeatine i fratelli Cinelli ed Enrico Mancini, nella campagna della Storta il corpo di Libero De Angelis, fucilato dai tedeschi in fuga e in una fossa comune a Rieti il corpo torturato dello studente universitario Giuseppe Felici medaglia d’oro.
Una eredità pesante raccolta nel dopoguerra dai partiti antifascisti, che svolsero insieme alle parrocchie una funzione emancipatrice e di educazione della popolazione. Come non ricordare gli spettacoli teatrali alla Villetta, con la presenza di Luchino Visconti, la lettura dell’Unità agli analfabeti, le attività sportive ed educative all’oratorio di Sant’Eurosia sotto l’occhio vigile di padre Melani e poi di padre Guido. Le prove sono state tante: quelle degli scioperi a rovescio del primo dopoguerra in difesa dell’occupazione, alle battaglie per la pace; dal terrorismo alla devastazione della droga.
Gli anni Settanta furono drammatici. Alla Garbatella l’eroina fu un fiume in piena. Decine e decine di famiglie furono distrutte. Ma anche allora il quartiere seppe reagire. Rammento le prime riunioni tra noi giovani studenti e le “mamme coraggio” all’osteria di Marisa, le prime assemblee contro l’eroina e poi la nascita dell’Associazione Albatros di Tonino Sangermano che tanto ha fatto in quegli anni sul problema delle tossicodipendenze.
Eppure di tutto ciò nessun ricordo. La Garbatella non è solo case e piazzette, è anche cuore e nervi, socialità, solidarietà, partecipazione alle grandi battaglie democratiche.
Il video dell’Istituto Luce, ricco di belle pellicole d’archivio, dà un’immagine tutta zucchero e miele, assai folcloristica e poco rispondente alla sua vera storia. Nessuna parola sul fascismo, qualche svista storica sul ruolo fondamentale di Paolo Orlando nello sviluppo della zona industriale e nell’edificazione della Borgata Giardino Garbatella, un’immagine idilliaca degli Alberghi suburbani, una sottovalutazione del ruolo di architetti del calibro di Innocenzo Sabbatini.
Insomma la Garbatella non è quella dei Cesaroni e tantomeno solo quella della fontana di Carlotta. C’è certamente da raccontare la storia di un quartiere laboratorio, dove convive il barocchetto romano e il primo razionalismo, il lotto-modello 24 e gli Alberghi del popolo, dove è possibile ancora vivere “il villaggio” ed estraniarsi dal caos cittadino nella pace dei lotti, ma anche quella di una comunità sociale che ha dato un grandissimo contributo alla vita democratica della nostra città.
Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 5 -Luglio 2008





