Quel ponticello di legno su via delle Sette Chiese

di Giorgio Guidoni

Comparazione 1930 – 2023 - lotto 4, ponticello e, sullo sfondo, lotto 6
Comparazione 1930 – 2023 – lotto 4, ponticello e, sullo sfondo, lotto 6

La storia

C’era una volta un piccolo ponte di legno. Era stato costruito nel 1923, subito dopo la realizzazione delle cosiddette “Case rapide” – i lotti 6 e 7 di via Sant’ Adautto – per collegarli con la piazza principale della Borgata Concordia Garbatella intitolata a Benedetto Brin, attraverso il lotto 4, uno di quelli abbattuti alla fine degli anni Cinquanta. Più che un ponte era una passerella pedonale transitabile solo a piedi, costruita sopra via delle Sette Chiese, l’antica via dei pellegrini. Era la continuazione di via Santa Emerita, nota anche come Merita, la vergine romana martirizzata durante la persecuzione dell’imperatore Valeriano (253-260 d.c.), venerata nel vicino cimitero paleocristiano di Commodilla.

Il ponticello accompagnò la vita degli abitanti per diversi decenni e superò indenne anche le insidie della seconda guerra mondiale. Durante l’occupazione dei tedeschi, le memorie di Libero Natalini, uomo di punta della Resistenza locale, raccontano che “Lella” Chiatti, l’infermiera che abitava in via di Santa Emerita in una casa con loggetta a ridosso e con vista proprio sul ponte, riuscì ad avvisare Libero di allontanarsi immediatamente. Lo fece proprio da quel benedetto ponticello, sbracciandosi alla vista del partigiano che si avvicinava. Qualche ora prima gli sgherri della banda Koch, dopo la cantata sotto tortura di un arrestato, erano stati a cercarlo a casa, avevano interrogato e minacciato la portiera del lotto 4, dove abitava. Libero Natalini rientrava dalla riunione della sera prima del gruppo operativo della settima zona dei GAP (Gruppi di Azione Patriottica – un’organizzazione dell’epoca combattente contro i nazifascisti), a casa della suocera di Gastone Mazzoni, detto “Er Cipolla”. Aveva dormito fuori casa proprio perché era stato avvisato di movimenti di tedeschi alla Garbatella da Alberto Polimanti, un patriota della Garbatella. Un altro ricercato dai tedeschi era Reval Romani, il facchino dei mercati generali, amico di Libero che abitava in quei lotti su via delle Sette Chiese.

Il dopoguerra

Nel dopoguerra il ponticello continuò ad esistere fino al 1959-1960, quando l’Istituto Autonomo per le Case Popolari si accordò con il Banco di Santo Spirito per vendere nuove villette di lusso agli impiegati dell’Istituto di Credito, abitazioni che sarebbero sorte nelle aree in cui erano edificati i pittoreschi lotti 1,2 e 4. I proventi di tale speculazione, circa 9 miliardi di lire dell’epoca, sarebbero stati utilizzati dallo IACP per costruire nuove abitazioni in zona Pietralata. La realizzazione del progetto ebbe inizio con gli sfratti dei residenti. Gli abitanti dei lotti furono invitati, anche con minacce e intimidazioni anonime, a lasciare i loro alloggi per trasferirsi in altre zone della città. Lo IACP cominciò a murare le finestre delle villette e poi a demolirle, così il ponticello perse il suo ruolo di collegamento e cadde in disuso. Gli abitanti di zona e le forze di sinistra, però, protestarono vivacemente, tanto che la notizia arrivò al Principe Torlonia, erede di quella famiglia che era stata espropriata dei propri terreni dall’Ente Marittimo e Industriale di Paolo Orlando, per edificare abitazioni ad uso edilizia popolare, destinate agli operai della nascente zona industriale. Il Principe fece ricorso ed ebbe la meglio, cosicché lo IACP dovette bloccare il progetto.

La famiglia Natalini sul ponticello di legno, sullo sfondo edificio ex lotto 4
La famiglia Natalini sul ponticello di legno, sullo sfondo edificio ex lotto 4

Anni sessanta

Nei primi anni Sessanta il ponticello ormai inutilizzato, coperto dai rovi e divenuto pericolante in assenza di manutenzione, fu abbattuto. Fu solo nel 1994 che la superficie dei lotti demoliti fu destinata a giardini, con la realizzazione di un parco pubblico e di una pista di pattinaggio. Oggi l’area è sede di importanti eventi culturali all’aperto, soprattutto durante il periodo estivo. Agli inizi del 2000, quando Walter Veltroni era sindaco di Roma, si parlò della ricostruzione del vecchio ponticello. Il Sindaco ed altri membri della giunta capitolina effettuarono un sopralluogo per valutare, insieme ai residenti, la fattibilità dell’intervento. Furono proprio gli abitanti della zona a non essere d’accordo, per evitare un transito indesiderato all’interno di quest’area amena, come sospesa su una nuvola, lontana dai rumori del traffico. Oggi di quel ponticello non rimangono che i ricordi degli abitanti più anziani e qualche reperto fotografico. Nel 1990 via di Santa Emerita venne ufficialmente eliminata dalla toponomastica di Roma perché non più utilizzata. La targa con il nome della strada è tuttavia rimasta ed è visibile ancora oggi nello stesso luogo in cui era stata posta quasi un secolo fa, all’angolo con via Sant’ Adautto.

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