SPECIALE SCUOLA
Per chi suona la campanella? La nostra scuola destabilizzata
di Andrea Pioppi, insegnante elementare
Ormai da parecchio tempo a questa parte ogni anno scolastico inizia sotto il segno dell’inquietudine e dell’incertezza per le famiglie, per gli alunni e per il personale della scuola. Le continue modifiche apportate all’organizzazione ed ai curricoli in modo disorganico, spesso in contraddizione le une con le altre, adottate sempre senza un vero confronto con insegnanti e famiglie e senza mai il tempo di verificarne l’efficacia, hanno avuto come effetto la progressiva destabilizzazione della scuola pubblica. …..
SPECIALE SCUOLA
Per chi suona la campanella? La nostra scuola destabilizzata
di Andrea Pioppi, insegnante elementare
Ormai da parecchio tempo a questa parte ogni anno scolastico inizia sotto il segno dell’inquietudine e dell’incertezza per le famiglie, per gli alunni e per il personale della scuola. Le continue modifiche apportate all’organizzazione ed ai curricoli in modo disorganico, spesso in contraddizione le une con le altre, adottate sempre senza un vero confronto con insegnanti e famiglie e senza mai il tempo di verificarne l’efficacia, hanno avuto come effetto la progressiva destabilizzazione della scuola pubblica.
SPECIALE SCUOLA Per chi suona la campanella? La nostra scuola destabilizzata di Andrea Pioppi, insegnante elementare Ormai da parecchio tempo a questa parte ogni anno scolastico inizia sotto il segno dell’inquietudine e dell’incertezza per le famiglie, per gli alunni e per il personale della scuola. Le continue modifiche apportate all’organizzazione ed ai curricoli in modo disorganico, spesso in contraddizione le une con le altre, adottate sempre senza un vero confronto con insegnanti e famiglie e senza mai il tempo di verificarne l’efficacia, hanno avuto come effetto la progressiva destabilizzazione della scuola pubblica.A maggior ragione questa volta, con l’entrata in vigore della cosiddetta “Riforma Gelmini”, si torna a scuola carichi di un fardello di dubbi e preoccupazioni. Quali saranno le conseguenze sociali del taglio degli organici di insegnanti e personale amministrativo ed ausiliario?
Quali le ricadute sull’organizzazione della scuola e sulla didattica?
Le proteste messe in atto nei giorni scorsi da parte di insegnanti che dopo anni ed anni di insegnamento (spesso anche più di 10…) non si sono visti rinnovare il contratto, rischiando di essere espulsi definitivamente dal mondo della scuola, richiamano l’attenzione sull’entità dei tagli all’occupazione (15.000 quest’anno, altri 30.000 nei prossimi due anni…) e già se ne vedono le prime conseguenze sull’organizzazione della scuola rendendo difficile la stesura di orari che rispettino le esigenze didattiche, costringendo a rinunciare a molti dei progetti di arricchimento dell’offerta formativa, di recupero e di integrazione che avevano reso la scuola più interessante ed adeguata alle esigenze degli alunni.
La parola d’ordine del Ministero, ripresa in molti casi dai dirigenti scolastici, sembra essere una sola: minimizzare, convincere le famiglie che nulla è cambiato, anzi, che grazie ai tagli la scuola sarà meglio di prima!
La realtà però è ben diversa e nel corso dell’anno scolastico ciò diverrà chiaro sia per i ragazzi che hanno bisogno di una particolare attenzione per integrarsi, per recuperare, per socializzare, sia per tutti gli altri che hanno usufruito delle attività laboratoriali, dei percorsi di arricchimento dell’offerta formativa e delle uscite didattiche.
Tutto ciò sarà reso più difficile, se non impossibile, dalla contrazione del tempo-scuola e soprattutto dal fatto che le risorse umane che fino all’anno scorso contribuivano al tempo scuola arricchendo l’offerta didattica saranno impiegate principalmente per tappare i buchi creati dalla mancata erogazione dei fondi necessari alla nomina dei supplenti.
La scelta del governo di ridurre le risorse destinate all’istruzione e alla ricerca è una scelta miope, che guarda solo all’oggi e non al futuro, in controtendenza con quella di tutti i principali paesi industrializzati che si sono resi conto che solo una nuova generazione istruita sia in grado di trovare soluzioni innovative ai problemi che si presentano oggi e che si prospettano per domani.
Per costringere il governo a rivedere le proprie scelte, invertire questa pericolosa tendenza e tornare ad investire sull’istruzione e per non rubare il futuro alle nuove generazioni le famiglie, gli insegnanti e gli studenti hanno una forza contrattuale enorme: costituiscono la grande maggioranza della popolazione. Se unissero le proprie forze e facessero sentire tutti insieme la propria voce rivendicando il diritto dei giovani alla speranza, ad una prospettiva di vita migliore di quella che si prevede attualmente, riuscirebbero davvero a cambiare lo stato di cose esistente.
Il tentativo di chi ci governa è invece quello di dividere mettendo i protagonisti del mondo della scuola gli uni contro gli altri e trovando di volta in volta un nuovo capro espiatorio su cui scaricare la responsabilità di questo stato di cose: “Fannulloni, bamboccioni, ecc.” Quest’anno il suono della campanella che scandisce l’inizio delle lezioni è più cupo, fa pensare al titolo del famoso romanzo di Ernest Hemingway sulla guerra di Spagna.
Ascoltandolo viene da chiedersi: “Per chi suona la campanella?” Per i lavoratori precari della scuola? Per tutti quei bambini e adolescenti che avrebbero bisogno di un po’ di attenzione in più per superare le difficoltà e probabilmente non la otterranno?
Per tutti gli studenti a cui viene rubato il futuro? Per questa nostra povera Italia condotta da una classe dirigente che naviga a vista, il cui sguardo non va al di là del proprio naso? Se vogliamo che quella campanella riprenda ad essere un suono allegro ed accogliente, il segnale d’ingresso in un ambiente attento alle esigenze di tutti e di ciascuno, è cosa che dipende da tutti noi.
Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 6 – Novembre 2009





