Primi a pagare i più piccoli

Scuola: controriforma Moratti

Primi a pagare i più piccoli

Per esprimere dissenso sui contenuti della riforma scolastica previsti dalla Legge 53 del 2003 nota come Legge Moratti, il 17 gennaio scorso un grande corteo colorato ha attraversato la città. Ad esso ha apportato un suo contributo la Garbatella con una robusta delegazione che si era formata davanti alla scuola Cesare Battisti: erano genitori, insegnanti, alunni, persone impegnate a vario titolo nel mondo scolastico, rappresentanti di forze sociali e politiche che si sono aggregati per portare in piazza un dissenso che nasce dalle proprie esperienze di lavoro, di studio e di vita, per manifestare il proprio disappunto su provvedimenti che appaiono innovativi, ma solo nel senso di manomettere quelle cose che nella scuola funzionano. …..

Scuola: controriforma Moratti

Primi a pagare i più piccoli

Per esprimere dissenso sui contenuti della riforma scolastica previsti dalla Legge 53 del 2003 nota come Legge Moratti, il 17 gennaio scorso un grande corteo colorato ha attraversato la città. Ad esso ha apportato un suo contributo la Garbatella con una robusta delegazione che si era formata davanti alla scuola Cesare Battisti: erano genitori, insegnanti, alunni, persone impegnate a vario titolo nel mondo scolastico, rappresentanti di forze sociali e politiche che si sono aggregati per portare in piazza un dissenso che nasce dalle proprie esperienze di lavoro, di studio e di vita, per manifestare il proprio disappunto su provvedimenti che appaiono innovativi, ma solo nel senso di manomettere quelle cose che nella scuola funzionano.
In particolare, nel Decreto attuativo della suddetta Legge, il quale definisce le norme generali relative alla scuola dell’infanzia e del primo ciclo dell’istruzione, coloro che partecipano attivamente alla vita delle scuole a tempo pieno – a partire dal corpo docente, agli assistenti, agli studenti e ai genitori – vedono una negazione delle opportunità di crescita sociale e civile. Anni di faticose conquiste per l’emancipazione scolastica rischiano di subire una brusca regressione. In pratica, anche a causa di inadeguate risorse finanziarie e della diminuzione di personale con spiccate professionalità specializzare, si determina una riduzione del diritto all’educazione e alla formazione, proprio a partire dalla prima infanzia e specie nei confronti degli strati più deboli della popolazione. Concretamente viene negata la possibilità di realizzare la generalizzazione della scuola dell’infanzia, in vista della continuità con la scuola elementare.
Si intravede, nella riforma, una concezione della scuola mirata verso la domanda individuale. Si rischia così di accrescere le disparità sociali e di frenare la crescita culturale del bambino. A tutto questo si accompagna una ingiustificata scolarizzazione precoce col portare la soglia di iscrizione da 6 anni a 5 e mezzo, con l’incredibile effetto di avere nella medesima classe bambini con oltre 20 mesi di differenza d’età.
È per questo che i comitati, i coordinamenti dei genitori, degli insegnanti e del personale ausiliario tecnico e amministrativo pongono al centro della loro mobilitazione la difesa e lo sviluppo del tempo pieno e del tempo prolungato, quale ragione prioritaria di tutela del diritto allo studio. L’alternativa al tempo pieno è invece quella di disporre di una scuola “flessibile”, in cui le famiglie che ne abbiano bisogno o che comunque lo chiedano possano semplicemente lasciarvi più a lungo i bambini: le scuole potranno assumere, a questo scopo, personale aggiuntivo per tenerli il pomeriggio, aiutandosi eventualmente con risorse economiche fornite dalle famiglie che necessiteranno di tale servizio. Persone che vogliono decidere insieme hanno portato in piazza un progetto educativo che si è saldato in anni di lavoro e di partecipazione attiva, un’esigenza di solidarietà e di socialità che mal si concilia con la logica di fondo del modello scolastico proposto dal Decreto attuativo. Il movimento spontaneo sorto nelle scuole e nei quartieri ha avuto il suo punto più alto in grandi manifestazioni, diffuse in tutte le città. La protesta, attiva da tempo, peraltro aveva già portato ad ottenere in materia alcune modifiche, le quali tuttavia non valgono a rimuovere un sostanziale giudizio negativo sulla riforma. Ma il movimento chiede e continuerà a chiedere con sempre più forza il ritiro del Decreto o almeno una sua radicale revisione.

 

Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 1 – Febbraio 2004

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