massimiliano smeriglio si presenta

“Sono nato a Roma. Sposato e papà di tre figli, Iacopo, Sara e Niccolò. Sono una persona di sinistra, e ho attraversato questi anni complicati provando sempre a tenere fissa la barra della radicalità dei valori e della concretezza nel rapporto fattivo con la vita quotidiana e i problemi dei cittadini. Lo sguardo sul mondo e i piedi ben piantati a terra, nella città di Roma e nel mio quartiere, la Garbatella. La politica c’è sempre stata. In famiglia e poi a scuola e all’università, dove ho conseguito la laurea in Lettere con indirizzo Storia Moderna. Dopo anni di militanza giovanile e studentesca nel 2001 sono stato eletto Presidente del Municipio XI (attuale VIII) e nel 2006 Deputato della Repubblica. Negli ultimi undici anni mi sono cimentato insieme a Nicola Zingaretti in sfide quotidiane di buona politica e buona amministrazione, vicina ai bisogni delle persone. Ho accettato il suo invito a correre come eurodeputato per presidiare da Bruxelles quanto di buono realizzato in questi anni proprio grazie ad un utilizzo virtuoso dei fondi comunitari, per rappresentare nel Parlamento Europeo le posizioni di una sinistra matura, consapevole, utile alla vita delle persone.”

Il nostro concittadino in corsa per Strasburgo

La Garbatella si avvia a festeggiare i suoi primi 100 anni e per la prima volta un suo concittadino si candida al Parlamento Europeo. Che coincidenza. Prova nostalgia nel lasciare il suo impegno politico locale e cosa porterà della sua esperienza in quella assemblea?

Che bel accostamento! Vista così mi riempie di emozione. Certo i 100 anni sono un appuntamento importante e una grande festa per l’intera comunità e la mia candidatura certamente parte da questo territorio e intende tenere viva un’esperienza di governo, radicale nei contenuti e larga nella sua forma partecipativa, che qui e poi in Provincia di Roma e in Regione abbiamo realizzato in questi anni. Con questo spirito dunque vivo il momento come un passaggio e una opportunità che parte dal locale per arrivare a Bruxelles. Non intendo abbandonare il mio territorio, tutt’altro. Credo alla potenza delle comunità locali e alla coscienza di luogo. Il ruolo delle città nei prossimi anni sarà decisivo per ridisegnare politiche e resistenze ed intendo portare questo bagaglio ad un livello più alto: penso alla difesa dei prodotti a km zero, alla promozione di un piano straordinario di investimento per le nostre realtà territoriali e per le periferie, all’introduzione di uno strumento universale di indennità di disoccupazione, una soglia di salario minino europeo, la parità di remunerazione fra uomo e donna, il contrasto al dumping salariale. Queste sono alcune delle priorità per cui mi batterò da europarlamentare. Ancora una volta la Sinistra si presenta divisa alle elezioni. Lei, invece, è candidato come indipendente nella lista del Partito Democratico, ma la sua storia politica non viene da questo partito e dalle forze politiche che lo hanno costituito.

Quali sono i motivi della sua scelta? La proposta di candidatura mi è arrivata direttamente da Nicola Zingaretti ed io ho deciso di accettare perché l’onda nera che attraversa il continente mi fa paura. E voglio battermi per affermare un’altra idea di Europa. Da togliere dalle mani delle élite tecnocratiche. Una Europa da democratizzare, capace di praticare giustizia sociale, inclusiva, accogliente, fondata sul rispetto e la libera circolazione delle persone. Cosciente della insufficienza delle mie forze scelgo di unirmi al campo democratico e l’ho fatto rassegnando subito le mie dimissioni da Vicepresidente della Regione, perché il mio contributo ad una Europa diversa lo voglio giocare senza paracadute e a viso aperto. Nel 2014 nel suo collegio Italia Centrale il Pd raccolse il 46% e la Lega il 2%. Sono passati solo 5 anni, ma oggi la situazione è completamente stravolta. In che misura pensa sia possibile recuperare, in così breve tempo, questo divario? Il vento dei populismi e dei nazionalismi sta attraversando tutta l’Europa non solo il nostro paese, ma ciò non toglie che il campo del centro sinistra, proprio in questi anni, ha fatto scelte sbagliate, che hanno diviso più che aggregare. La consapevolezza che nessuno detiene una ricetta miracolosa, dovrebbe suggerire che occorre rimboccarsi le maniche e lavorare in continuo rapporto e relazione con il mondo, la società, il paese reale. La Regione Lazio in questo è stata un esempio. Nel 2018, mentre tutte le forze di centro sinistra, non solo il Pd, registravano sconfitte epocali a livello nazionale, noi vincevamo proprio con uno schema capace di allargare le alleanze e restare legati al territorio e ai bisogni dei cittadini. Io penso che solo concependo uno spazio plurale nel quale si confrontano opzioni diverse e si sviluppa cultura politica sia possibile recuperare quel divario.

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail