Dai concerti in Chiesoletta ai tour con Craig David e Phil Collins

Intervista al  batterista “Lele Anastasi”, nato e cresciuto alla Garbatella

Ogni canzone ha la sua morale come ogni artista ha la sua storia. E questa che stiamo per raccontarvi, nasce proprio alla Garbatella, per poi continuare con circa mezzo secolo di successi in giro per il mondo.  Di chi stiamo parlando? Classe 1963. Gabriele Anastasi; batterista, autore di famosi testi musicali e libri, nasce e cresce alla Garbatella. Lui era uno di quei ragazzini che fin da piccoli, guardandoli, si capiva bene cosa avrebbe fatto da grande. 

<<A 5 anni mi regalarono la prima batteria.>> Ci racconta <<Fu mia nonna che portandomi al Circo Orfei, sulla Colombo, notò che io non guardavo i clown, i funamboli, i cavalli, i leoni, ma stavo sempre girato a fissare il batterista dell’orchestra. Quella batteria però durò poco. I cugini e mio fratello, forse mandati dai “grandi” la gettarono dal secondo piano di una casa in costruzione, distruggendola. Mi rimasero solo le bacchette con cui suonavo dappertutto: letto, divano, sgabelli, dentro la macchina>>.

E dal divano, sgabelli e macchina, come sei finito la prima volta su un palco?

<<Ero seduto con i miei amici davanti la Chiesoletta del San Filippo Neri. Proprio in quel momento stavo raccontando a Bruna, una ragazzetta che mi piaceva da impazzire, che avevo portato la mia batteria a “cromare”. Ti dico la verità, cromare non sapevo e non so tuttora cosa significhi, mai fatto in vita mia. Ironia della sorte, in quell’istante uscì un ragazzo, Franco, che venne da noi e chiese: “Ragazzi, conoscete un batterista? Il nostro è stato assunto alle Poste e ci ha abbandonati a 4 giorni dall’evento!” Io mi feci piccolo e stavo per scappare quando uno dei miei amici disse indicandomi: “Eccolo, lui è batterista!” E così il teatrino dell’Oratorio fu il mio primo palco scenico. Quattro giorni dopo, all’età di 11 anni feci il mio primo concertino. Avevo 11 anni e suonavo da 4 giorni. Così cominciai la mia carriera>>.

Quindi hai sempre voluto fare il batterista?

<<In realtà no. Volevo studiare, lavorare e sposarmi con la mia ex fidanzata Carla, che invece un bel giorno, mi lasciò. Caddi in depressione e l’unico modo per uscirne, oltre a confessarmi con il mio migliore amico detto er Grog, fu studiare la batteria. Mi chiudevo 5 o 6 ore al giorno nella cantina dell’oratorio a suonare. Ma non miglioravo, quindi cominciai a prendere lezioni e nel giro di 2 anni, divenni un batterista>>.

Lì iniziarono i tuoi successi?

<<Ci provai. Ma da un giorno all’altro mi chiamarono a fare il militare. Un anno regalato alla naia. Quando tornai era sparito tutto. Dovetti ricominciare da capo. Solo una persona mi aiutò veramente, Adriano Lo Giudice, bassista che avevo conosciuto ai tempi di Minnie Minoprio.  Con lui conoscemmo e registrammo con Ivan Graziani. Sempre lui mi fece conoscere un gruppetto di amici con cui entrai a far parte della band. Era il 1985. Registravamo continuamente, girando studi, suonando nei clubs anche 25 serate al mese. Facemmo un disco e grazie a quello arrivammo ad Antonello Venditti. Prima collaborai con Antonello alla colonna sonora di “Ultràs”, film di Ricky Tognazzi con Claudio Amendola protagonista, poi per l’album “In questo mondo di ladri” e poi “Benvenuti in Paradiso” dove scrissi, appunto,la musica del brano. Durante quest’ultimo album conoscemmo Michele Zarrillo. Legai subito con Michele, ragazzo semplice, simpaticissimo. Con lui realizzammo un album dal titolo “Adesso”, prodotto da Venditti. Poi sempre insieme a Michele andammo a Sanremo con “Strade di Roma”. Fu un successo. Per 2 anni lavorai anche con Rodolfo Laganà, senza abbandonare Venditti e Zarrillo. Con Michele più avanti facemmo uscire “L’elefante e la farfalla”, “L’amore vuole amore”, “Il vincitore non c’è”, “Liberosentire”.Nel 1994 ero nella band di Paul Young che aprì molti concerti del tor di Zucchero Fornaciari. Per non parlare del tour con Gianni Morandi, fu un’esperienza unica che mi permise di imparare mille cose. Era il 2001. Nel frattempo avevo preso contatti con un’agenzia di Londra che mi contattò per il tour promozionale italiano prima di Craig David e poi di Phil Collins. Anche quelle due esperienze indimenticabili. Più avanti conobbi l’arrangiatore inglese Geoff Westley con cui realizzai il disco di Mango “L’albero delle fate”.

Possiamo dire che non ti sei annoiato. E ora che fai?

<< Ora la mia idea è quella di aiutare a realizzare i sogni di giovani talenti. Così nel 2006 mi sono ritirato dai live ed ho aperto uno studio di registrazione a Terni. Ma la crisi della musica, l’assalto e l’incompetenza delle radio e delle tv che creano le cose che passano e che la gente ascolta, annienta ogni possibilità di riuscire. Ma ci si prova lo stesso. Adesso insegno batteria; nonché ad affrontare sessioni in studio sia di batteria che di canto; e collaboro con Mogol presso il CET facendo lezioni di batteria e di Produzione artistica; realizzo produzioni per ragazzi emergenti; e, in tempo di covid, studio, studio, studio. E poi nel 2018 ho scritto un romanzo “Il sogno” pubblicato dalle edizioni Eretica.>>

Un’ultima domanda ci viene spontanea: lo studio perché a Terni e non alla Garbatella? <<Qualche anno fa andai a vivere con mia moglie in Umbria. Lei era di quelle parti e non amava la città. Lì conobbi musicisti molto validi con cui aprii lo studio. Insomma tranquilli, semplice scelta strategica>>

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail