Strade, verde, recupero urbanistico
Non più “paese” ma neanche “metropoli”
SE CHIEDI a un giovane della Garbatella dove abiti il più delle volte ti risponderà “vicino all’EUR”, all'”Ostiense”.
“C’è una tendenza diffusa al rifiuto, un processo di non identificazione dei giovanissimi con il quartiere, la volontà di rompere con la tradizione storica”.
E l’inizio di una chiacchierata-intervista con Aldo Santini, un nome conosciuto nella sinistra del quartiere. Aldo e un gruppo di compagni stanno lavorando da più di un anno ad una ricerca storica ed archeologica sulla Garbatella.
“La Garbatella – prosegue Aldo – è un quartiere nato prima del fascismo nel 1920, urbanisticamente si rifà agli utopisti inglesi e tedeschi, alle città giardino”.
“Il fascismo ha poi snaturato questo progetto. Generalmente invece per scarsa informazione e conoscenza lo si pensa come un prodotto del fascismo e ci si chiede erroneamente come Mussolini avesse potuto far costruire un quartiere simile, delle casette così belle, tutte diverse, con i giardinetti interni, abituati come si è alle costruzioni classiche del ventennio”.
Come la trovi oggi la Garbatella, rispetto alle sue origini? Ti sembra “omologata” nella metropoli?
Questo quartiere mantiene le sue peculiarità, un suo patrimonio generazionale, mantiene un tessuto di compagni che oggi la cultura moderna ha disaggregato. Una generazione che si rifà all’origine operaia del quartiere, alla coscienza di classe dei primi tipografi, ferrovieri e artigiani, dei lavoratori dei Mercati Generali e dell’Officina del Gas, i primi assegnatari dei lotti 1-2-3-4-5 che stanno sulla collinetta sopra San Paolo.
“Su questo terreno fertile si sono innestati gli abitanti degli “alberghi” (grandi costruzioni unicellulari dove venivano relegati e controllati gli elementi scomodi al regime fascista, i politici), che per loro condizione di emarginazione sono stati preziosi elementi di coesione politica”.
Il secondo biennio della Legge 457 (Piano decennale per l’edilizia pubblica e residenziale) stanzia altri 900 milioni per la Garbatella, una cifra inadeguata. Se utopisticamente questi 900 milioni fossero miliardi quali sarebbero le proposte da re?
“Esistono – risponde Santini – vari problemi e di vario ordine:
Un quartiere chiuso
La Garbatella è un quartiere chiuso tra la Cristoforo Colombo e l’Ostiense, le vie che lo mettono in contatto con il centro della città (via P. Matteucci, vi Benzoni) sono strette, lo strozzano. La costruzione del cavalcavia che unisce in via Ostiense con la Circonvallazione Ostiense significherebbe maggiore facilità di scorrimento e di scambi con il centro, inoltre sgraverebbe la zona dei Mercati Generali da una quantità enorme di traffico.
Un nuovo habitat
Ragionando sull’utopia si potrebbe pensare ad una ridistribuzione delle superifici rispetto alle funzionalità e alle nuove modifiche dei nuovi nuclei familiari. Una vera e propria riqualificazione dell’abitazione.
Acqua e fogne
Sopperire al vecchio sistema fognario a “cappuccino” che è ormai inadeguato, infatti quando piove di continuo i cortili dei lotti si allagano pericolosamente, sopperire alla mancanza dell’acqua diretta (lavori che sono stati finanziati con il primo biennio della Legge 457).
Spazi verdi
La particolare struttura e conformazione dei lotti che hanno i giardini interni fa si che la Garbatella non abbia mai avuto un parco vero e prorprio ma appezzamenti rimediati e sottodimensionati. A questo scopo e per lo sport di quartiere andrebbero utilizzate le aree di via Pullino e quelle a via Guglielmotti (sulle quali sorgevano i vecchi lotti 1 e 4 da anni smantellati).
Centri sociali
Vanno inoltre riconsiderati e riconsegnati alla cittadinanza per scopi culturali, di aggregazione (Centro Sociale) le vecchie strutture pubbliche oggi usate in modo privatistico, un esempio per tutti sono i vecchi bagni pubblici oggi occupati dal Mobilificio Proietti.
– Insomma ai giovani il nome della Garbatella – a me pare – va un pò stretto, forse perchè ha la fama di quartiere malfamato?
Non credo – conclude Aldo – perlomeno gli abitanti che provengono dagli sventramenti del Centro storico, di piazza Montanara, da via della Consolazione non sono i sottoproletari dei quartieri ghetto, non si tratta quindi della malavita stracciata della periferia, ma di quella della tradizione romana, il ladro gentiluomo, certo oggi notevolmente modificata dal mercato dell’eroina.
E’ un quartiere il nostro dove c’è sempre stata solidarietà, dove artigiani, operai, anarchici e socialisti hanno formato una miscela unica. L’obiettivo del nostro lavoro di ricerca in questo quadro è la rivalutazione del quartiere, l’individuazione di strutture per mettere in contatto i vecchi e i giovani, i giovani che oggi vivono da vecchi.
Copyright
Servizi curati da Gianni Rivolta
Collaborazione di M. Gizzi, A. Diemoz, A. Santini
Centro Anziani, Comitato sulle tossicodipendenze.
Sez. SUNIA, Gruppo di Giovani del quartieri
Domenica 1 febbraio 1981





