Rifugiati ucraini ospitati nel palazzo occupato di piazza Pecile

Ora vivo qui con i miei due nipoti di 8 e 15 anni, il più grande di 20 invece, è rimasto in Ucraina perché è un militare”, ci racconta la signora V. di fronte al portone della sua nuova casa alla Garbatella. Nonna di tre nipoti, due in salvo, il terzo rimasto a combattere. A pochi passi dall’Air Terminal Ostiense, dove in queste ore continuano ad arrivare pullman interi di rifugiati, questa famiglia al contrario di altre ha trovato un tetto.

Mia nipote più piccola non si rende bene conto di cosa stia accadendo, è felice di essere in Italia per lei è tutto una novità. Mentre quello più grande, forse attraverso i social, ha capito che la situazione è grave e che non torneremo presto a casa.” Poi continua: “Questi giorni ho la tv accesa dall’alba fino a che non vado a dormire, sono preoccupata per i miei parenti rimasti lì, come mio nipote più grande o il marito di mia figlia. Tutti gli uomini hanno deciso di rimanere a combattere. Noi facciamo quel che possiamo da qui. Mia figlia da quando siamo in Italia va ogni mattina va a fare volontariato per  i nuovi ucraini che arrivano”.

La solidarietà

Non nasconde qualche lacrima la signora V. mentre racconta. “Nonostante la guerra è bello vedere tutta questa solidarietà, non smetterò mai di ringraziare l’Italia e tutto quello che sta facendo il nostro popolo. Perché per ora, a noi, non  resta altro da fare  che lasciare il nostro Paese. I primi giorni c’era solo qualche bombardamento qua e là, ma ora stanno distruggendo città intere. Kiev è una città deserta. La gente ormai è nascosta sotto terra giorno e notte. Le donne partoriscono nei bunker. C’è chi nasce e chi muore sotto quei bombardamenti.”

Continuare ad ospitarli e raccogliere fondi, per ora, è il minimo che il nostro territorio possa fare, ma di cosa hanno veramente bisogno?
In questo momento il popolo ucraino ha bisogno di tutto, dai soldi, al cibo, all’acqua. Pochi giorni fa i militari russi hanno occupato una delle più grandi panetterie di Kiev, e la gente non poteva più neanche prendere il pane. Per fortuna poi, i nostri uomini hanno difeso quel negozio e l’hanno liberato.” Poi aggiunge. “C’è bisogno di cibo ma anche di poterci difendere, a molti uomini rimasti lì a combattere mancano i giubbotti antiproiettile, guanti per utilizzare i fucili. Fa male imbracciare un’arma con quel freddo e senza guanti sai?”.

Cosa possiamo fare?

Cosa voglia dire imbracciare un fucile a mani nude ci rimane difficile immaginarlo. Svegliarsi e correre davanti la tv per vedere se i nostri parenti siano ancora vivi, ancora meno. Eppure questa storia, pur non vivendola in prima persona, ci sta toccando tutti. Nelle ultime ore solo a Kharkiv sono morti oltre 100 bambini ed a Zhytomir proprio ieri, un bombardamento ha colpito un’altra scuola.

Cosa possiamo fare? Il minimo dal nostro Municipio. Vi ricordiamo che Il Municipio Solidale ha stanziato un fondo monetario di aiuti per l’Ucraina.

Per donazioni e/o disponibilità di volontari/e chiamare:
06 400606060

Lunedì e mercoledì dalle ore 9 alle 18, martedì dalle 14 alle 18 e giovedì dalle 9 alle 13.

Oppure scrivi una mail a:

municipiosolidale8@gmail.com

Di Ilaria PROIETTI MERCURI

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