11 figli, 36 nipoti, 18 pronipoti compie cent’anni Maria Foschi
Garbatella, 85 anni dalla sua fondazione festeggiati a febbraio, è terra di centenari. Sarà l’aria buona che vi si respira, sarà il clima tranquillo che pervade le sue strade e le piazzete. Il prossimo 10 giugno cent’anni li compirà Maria Foschi, capostipite di una stirpe, di un clan ben noto alla Garbatella, 65 (sessantacinque!)
tra figli, nipoti e pronipoti. Ricordiamo, tra i nipoti, Enzo, appena eletto consigliere regionale, e Tiziana, …..
11 figli, 36 nipoti, 18 pronipoti compie cent’anni Maria Foschi
Garbatella, 85 anni dalla sua fondazione festeggiati a febbraio, è terra di centenari. Sarà l’aria buona che vi si respira, sarà il clima tranquillo che pervade le sue strade e le piazzete. Il prossimo 10 giugno cent’anni li compirà Maria Foschi, capostipite di una stirpe, di un clan ben noto alla Garbatella, 65 (sessantacinque!)
tra figli, nipoti e pronipoti. Ricordiamo, tra i nipoti, Enzo, appena eletto consigliere regionale, e Tiziana, affermata attrice. Proprio Tiziana volle ricordarla l’anno scorso, alla vigilia del centesimo compleanno, in uno degli spettacoli organizzati al Teatro Palladium nell’ambito del “Progetto Garbatella” dell’Università Roma Tre. Con la collaborazione di Pierpaolo Palladino, autore e regista, confezionò un testo a mo’ di lettera aperta che recitò in pubblico e che noi pubblichiamo oggi in ampi stralci, per rendere il rispettoso ed affettuoso omaggio di “Cara Garbatella” a nonna Maria.
Cara nonna Maria, oggi compi cent’anni e io te volevo fa’ gli auguri, però te li volevo fa’ pe’ iscritto così almeno posso cercà le parole giuste. E magari trovarle pure. Non è facile arrivà a cent’anni, chi c’arriva mai? E nun te se po manco di’ “cento de questi giorni”! Perché duecento anni sarebbero troppi pe’ chiunque, figurate pe’ te che sei nata nel 1905 e che nel 1905 la Garbatella manco esisteva.
Nel 1905 qui non c’erano i lotti e manco le strade, c’erano terre coltivate e vigne, qualche casetta sparsa de campagna. Ce vivevano i cafoni qui quando sei nata te, e mo ancora campi, nonna cara: quindi la Garbata per me sei te, sei Nonna Garbata.
Nel ’20 gli italiani erano appena usciti dalla Grande guerra, er Duce scaldava i muscoli pe’ la scesa in campo e il re metteva la prima pietra della borgata-giardino Garbatella “per lo sviluppo marittimo e industriale di Roma”. Lui metteva la prima pietra e tu già c’avevi quindici anni e aiutavi a casa. E a quindici anni all’epoca tua ce se guardava attorno pe’ trovà marito, era una cosa seria trovà marito ner ’20. Il tuo, tre anni dopo, è stato nonno Checco, un bell’omo, alto, co’ un carattere molto romano, se po di’ fiero, se po di’ strafottente: ma era ‘n omo vero! Io me l’immagino l’arrivo de voi due, ner ’29, te già co’ zio Salvatore in braccio e zio Otello in arrivo, lì dentro all’Albergo rosso, co’ tutte quelle scale che precipitano dentro al buco dell’androne, una camera sola senza bagno. Co’ nonno Checco che usciva la mattina dicendo: “Vado a rimedià quarcosa!”. Tornava poi la sera co’ qualcosa de rimediato: pasta, soldi, pezzi de bicicletta! Nun ha mai saputo andà in bicicletta, lui usava solo i pezzi, e nun s’è mai saputo che lavoro facesse nonno, dice che guidava il camion, ma quale e dove?
Nun lo sapeva manco lui, ma sicuro che qualcosa rimediava. E intanto gli anni passavano e i figli aumentavano, fino a 11 so’ arrivati, 6 femmine e 5 maschi: zio Salvatore, zio Otello, zio Peppe, zia Marcella, zia Margherita, papà Giulio, zia Laura, zia Giovanna, zio Franco, zia Marina e zia Luciana: tutti romanisti! E nonno della Lazio!
Quando se dice er dialogo coi figli! Poi, dopo i figli, so’ venuti i nipoti: 36, e i pronipoti, 18, per ora, e tutti che continuano ad andà e venì da casa tua che mo da trent’anni abiti davanti alla Fiera di Roma, dentro a ‘na casa tutta pe’ te…co’ zia Marcella
al piano de sopra, zia Luciana al portone de fronte, zia Laura a quello de sotto e zio Ciccio dirimpetto alla strada. Nun t’hanno mai lasciata sola, è bello quann’ è così, c’avresti mai pensato che campavi così a lungo e che avevi tutti ‘sti parenti che parono ‘na minoranza etnica piuttosto che ‘na famiglia?! Ma più che co’ i figli sei stata paziente co’ nonno…Era polemico nonno, ammazza quanto!
E più invecchiava e più era cocciuto, come quando arrivò l’impiegato della televisione e, siccome cominciavate a esse’ un po’ sordi tutti e due, la tenevate al massimo e ve sentivano pure al palazzo de fronte. Arriva l’impiegato, bussa alla porta, nonno gli apre e questo, urlando pe’ fasse sentì: “Sono qui per l’abbonamento Rai!”; e nonno: “Quale Rai? Che vor di’?”. “La televisione, dovete pagare l’abbonamento per l’apparecchio televisivo”. “E chi ce l’ha la tivvù? No, no, noi nun c’avemo gnente!”. Davano un western in quel momento. Gli spari e i cavalli illuminavano la parete dell’ingresso come al cinema! “Nun ce l’avemo la tivvù”.
Ma toccava strillà perché pareva che staveno dietro la porta a fa’ a pistolettate co’ voi due! Poi so’ passati altri anni, tanti, e voi due sempre comunisti pure quando il partito non c’è stato più, pure quando nonno non c’è stato più: “La fede è una, e nun se po cambià”, come quella volta che i figli pensarono che magari saresti stata contenta de rifatte dopo tanto tempo ‘na comunione: fanno tutto loro. Te stavi tranquilla a casa tua quando se presentano un prete giovane co’ un altarino e due chierichetti. I parenti tutti intorno dentro alla stanzetta tua e in un angolo l’altarino.
Il pretino recita le preghiere, fa le cose sue e poi te chiede: “siora, vole dire qualcosa per ricordare ‘sto evento?”. Tutti zitti a guardà te, che pare te sei accorta de quer tipo solo in quel momento; fai segno al prete d’avvicinasse e poi je dici: “Ma sei così giovane, così carino, che stai a perde tempo a casa de ‘na vecchia? Ma vattene a ballà, che è pure sabato!”. La cosa più bella che hai è la sintesi. La frase più bella l’hai detta al compleanno dei tuoi 90 anni. Come al solito tutti intorno a te, zii, nipoti, pronipoti e congiunti vari, tutti lì fino a fori al pianerottolo, quando zia Luciana te fa, dice: “Mamma, te volemo fa un regalo ma un regalo grande assai, importante, tutti assieme, dicce un po’ mamma che voi che te regalamo?”.
E tu senza pensacce su: “Che voglio! Che me lasciate ‘na mezza giornata da sola!”. So’ queste le cose che me piace ricordà, saranno piccole cose, come se dice: so’ ricordi, ma so’ importanti. E insomma non la voglo fa’ troppo lunga che a ‘stora te sarai stancata de legge’. Ma un ultimo episodio lo voglio ricordà: una volta m’hai detto la cosa più tenera che potevi di’ su questo posto che hai visto nasce’ e cresce’ fino a oggi e che solo tu potevi di’, nonna, a nome de tutti.
Ricordi, me dicesti: “Una delle cose che me piacciono di più della Garbatella è la luce. Non lo so perché sia così diversa dagli altri quartieri di Roma, forse perché le case hanno tutte altezze diverse. O perché c’è molto verde o per i colori delle facciate. Boh, però mi dispiacerà, sissignori, davvero mi dispiacerà, alla fine, chiude’ gli occhi.
Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 2 – Giugno 2005