Il racconto del figlio Oreste

4 giugno 1944: alla Garbatella arrivano gli Alleati. Tragedia al lotto 2.

Stavo sostituendo una foto di mia madre in un quadro con un’altra nella quale appariva più giovane e bella. In quel preciso momento squilla il telefonino … era Gianni Rivolta che mi informava che era accaduto un fatto eccezionale. Erano state fatte delle ricerche e sentiti dei testimoni di “quel giorno” (4 giugno 1944) e si era potuto ricostruire tutto l’accaduto; quindi mi chiedeva se volevo scrivere un articolo sulla storia della morte di mia madre… sono rimasto senza parole! Ripresomi da questa inaspettata richiesta proprio mentre stavo facendo quella operazione, ho fatto presente a Gianni di quella parti-colare coincidenza. Ho accettato immediatamente, emozionato quanto sorpreso e commosso. Bisogna tornare indietro di 77 anni, praticamente in tutta un’altra dimensione, per parlare di quanto accaduto a mia madre.

Si parla del 4 giugno 1944, il giorno dell’entrata in Roma degli americani. Era di domenica ed erano nostri ospiti: la zia, sorella di mio padre con lo zio ed il loro figlio, mio cu-gino. Terminato il pranzo, mentre si parlava di quanto stava accadendo, sentimmo dei clamori venire dalla strada, in particolare dalla piazza antistante il “Cinema Teatro Garbatella” ora “Palladium”. Io e le mie tre sorelle uscimmo fuori di casa incuriositi da tutto ciò…

“Sono arrivati gli americani!! Sono arri-vati gli americani!! ”, gridavano tutti.

Naturalmente anche noi fummo travolti da tanto entusiasmo; io e mia sorella Iole, che nonostante fosse la più piccola delle tre sorelle aveva 9 anni più di me, scendemmo giù in strada. Facemmo in tempo a vedere qualche carro armato che sfilava in via delle Sette Chiese in direzione San Paolo ed in quel momento un gran frastuono si verificò su verso la casa. Mi rivoltai terrorizzato con l’impressione di vedermi cadere addosso il palazzo e sentii le grida terrorizzate dei miei parenti che stavano proprio là. Volevo correre su, ma qualcuno mi fermò e subito dopo vidi scendere dalle scale che portavano dalla casa al piano stradale, delle persone che portavano a braccia un corpo sanguinante… era mia madre!! Mia madre aveva un braccio tranciato di netto dal proiettile ma lo stesso fortunatamente non era esploso, altrimenti avrebbe ucciso tutti. Mia madre fu portata all’ospedale militare del Celio, dato che era stata vittima di un ordigno bellico, ma i medici non poterono fare nulla perché mancava l’energia elettrica. La poveretta era stata schiacciata dalla colonnina che stava davanti la porta di casa, l’impatto del proiettile le aveva scaraventato addosso la colonnina per poi proseguire la sua corsa andando a tranciare il braccio destro. Morì il 6 giugno 1944 e durante l’ultima notte, non rendendosi conto dove si trovasse perché ancora in stato di shock sentì piangere un bambino poco distante, probabilmente pensando distare in casa riuscì a dire: “Sentite? Oreste sta piangendo, andate a vedere perché!”. Poco dopo si spense facendo così come ultima cosa quello che le dettava il suo istinto di madre, un atto d’amore verso di me! D-Day in Normandia coincise con il giorno della sua morte, il 6 giugno 1944; così come due eventi uno positivo e l’altro negativo, accomunati da gioia e dolore. Rinnovo ancora una volta un affettuoso ringraziamento a tutti coloro che mi sono stati e lo sono ancora, come dimostra questa mia, molto vicini e mi hanno sostenuto in quegli anni postumi. Un ricordo particolare a mia sorella Velia (la più grande delle tre), che prese il posto con il cuore e con l’impegno di una madre.

Per voi,

Oreste Ricci

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