Monsignor Nicolò Maria Nicolai: un precursore della Garbatella A cavallo tra ‘700 e ‘800, al servizio dello Stato Pontificio, fu grande esperto di innovative tecniche agrarie, amministratore finanziario, topografo, storico d’arte, archeologo. Qui da noi i

Monsignor Nicolò Maria Nicolai: un precursore della Garbatella
A cavallo tra ‘700 e ‘800, al servizio dello Stato Pontificio, fu grande esperto di innovative tecniche agrarie, amministratore finanziario, topografo, storico d’arte, archeologo. Qui da noi impiantò la sua splendida villa di campagna e la sua sperimentale “Tenuta dai 12 cancelli”.
Con la “Chiesoletta” di Sant’Eurosia ci ha lasciato un segno della sua intensa esistenza

di Enrico Recchi

Nicolò Maria Nicolai è per la maggior parte degli abitanti della Garbatella un nome sconosciuto o appena sentito nominare.
/tomba-monsignor-nicolaiQualcuno però conosce il casale che porta il suo nome e che, dall’alto della collinetta posta tra Via delle Sette Chiese, la Colombo e Via di Villa Belardi, al confine del nostro quartiere, ancora domina la zona dove oggi è l’Università San Pio V.
Ma nella storia del nostro quartiere monsignor Nicolai è stato un personaggio molto importante. Se ne è già parlato su “Cara Garbatella” in diversi articoli di Cosmo Barbato nei numeri passati, ma stavolta cerchiamo di andare un pochino più a fondo nella conoscenza di questo alto prelato della Curia romana e di spiegare come e perché la sua attività ha influito sul nostro quartiere.
Dunque, Nicola Maria Nicolai nasce a Roma nel 1756 e viene sin da giovanetto avviato alla carriera ecclesiastica. Siamo nella Roma di papa Clemente XIV Ganganelli, dominata dall’aristocrazia cattolica, dai cardinali e dalle loro beghe, con il Papa che deve affrontare il problema della soppressione dell’Ordine dei Gesuiti, fortemente richiesta da alcuni sovrani europei, Ordine che sarebbe stato poi ricostituito solo nel 1814.
Appassionato di studi classici ma interessato anche alle scienze, il nostro era ben dotato di ingegno e perspicacia, in un mondo dove chi era ben introdotto e capace aveva la possibilità di conquistare posizioni nella società romana, soprattutto se vestiva l’abito talare. Nicolai ben presto ricevette riconoscimenti per il suo operato ed incarichi che ne testimoniano le capacità. Fu Commissario generale della Camera Apostolica, organo importante nell’amministrazione finanziaria dello Stato della Chiesa, per circa 50 anni. portale-nicolai
Ma è sotto Gregorio XVI (1831-1846) – il pontefice contro cui scaglia le sue frecciate poetiche G.G.Belli – che Nicolai si afferma nel clero romano e, senza però arrivare alla porpora cardinalizia, raggiunge la carica di Ministro dell’Agricoltura dello Stato Pontificio.
Ma questa non era la sola occupazione di Nicolai. Si interessava anche di archeologia ed infatti fu presidente della “Pontificia Accademia di Archeologia”, nonché presidente dell’Accademia dei Lincei, scrivendo un libro sulla Basilica di San Paolo che fu di grande aiuto per gli architetti che la riedificarono dopo il catastrofico incendio che la distrusse nel
luglio 1823.
Ma la sua vera passione erano le scienze agrarie ed i suoi diversi campi di applicazione, spaziando così dalla rielaborazione del Catasto dei terreni e dalla conseguente riforma tributaria allo studio delle tecniche di coltivazione. Si interessò tra l’altro dell’introduzione dell’eucalipto nelle zone paludose, dopo aver accertato la sua utilità nelle opere di bonifica,
precorrendo di molto la piantumazione di eucalipti effettuata sistematicamente nel ventennio fascista nelle aree della Pianura Pontina.
Coordinò anche la ristrutturazione del porto di Civitavecchia che era il porto principale dello Stato Pontificio.
Nel periodo in cui ricoprì la carica di Ministro dell’Agricoltura prese a cuore lo stato di abbandono in cui versava la campagna romana in quegli anni. La maggior parte delle proprietà terriere erano controllate da una inerte nobiltà. Intere tenute e vasti appezzamenti venivano lasciati incolti o affidati alla discutibile gestione di fattori, mentre i contadini, la manodopera, vivevano nella povertà assoluta, in condizioni igieniche miserevoli con conseguenze nefaste sul tasso di sopravvivenza infantile e sulle aspettative di vita in generale.
la-chiesoletta-di-sant-eurosiaTra i vari scritti di monsignor Nicolai, l’opera che ci interessa maggiormente è “Memorie, leggi e osservazioni sulle campagne e sull’annona di Roma” del 1803, perché in questo suo studio troviamo alcune annotazioni che riguardano anche la futura Garbatella e zone limitrofe e ci aiutano a capire come si presentasse all’epoca il territorio su cui poi sarebbe sorto il nostro quartiere. Propose anche la cosiddetta “Tassa di migliorazione”, una tassa cioè che veniva imposta a coloro che lasciavano i propri terreni incolti, mentre non gravava su chi li faceva coltivare industriosamente e proficuamente.
La stesura del Nuovo Catasto comportò un immane lavoro di rilevazione e di riporto di informazioni secondo criteri più esatti è più moderni, attraverso la rielaborazione di tutti i dati già fatti raccogliere sotto Papa Pio VI (1775-1799). Dall’opera riusciamo ad avere un quadro d’insieme delle campagne che circondavano Roma, delle varie proprietà, dello stato delle strade che conducevano a queste proprietà e, non ultimo, dei vari monumenti che si trovavano lungo il percorso. E il monsignore fece applicare con estrema attenzione i principi da lui propugnati nella sua splendida tenuta che si trovava appunto alla Garbatella, che naturalmente all’epoca non aveva questo nome, ma era indicata genericamente come Colli di San Paolo. Nicolai era fiero del suo “arboreto”, nel quale sperimentò molte specie fruttifere. casale-santambrogio
La proprietà sarebbe passata solo più tardi alla famiglia milanese dei Santambrogio, che avrebbero poi donato la “Chiesoletta”, l’attigua Vaccheria (poi trasformata in Oratorio) e alcuni terreni circostanti ai Padri Filippini. Quindi il già citato casale, con la tenuta che lo circondava, era la villa di campagna del Nicolai, che in città abitava nei pressi di Largo Argentina. Della proprietà Nicolai resta ben evidente una delle entrate alla tenuta, un magnifico portale posto su Via delle Sette Chiese all’altezza dell’Università San Pio V.
La sua passione per le scienze agrarie lo portò anche ad elaborare un calendario rustico, antesignano di quelli odierni di Barbanera e Frate Indovino, con l’indicazione di tutti i lavori che andavano svolti in campagna mese per mese secondo il susseguirsi delle stagioni. Come detto, proprio grazie ai libri scritti da Nicolai siamo a conoscenza di molti dettagli che riguardano quella che allora era la campagna intorno a Roma e che oggi fa pienamente parte della città.
Il nostro quartiere all’epoca chiaramente non esisteva e tutta l’area era raggiungibile solo grazie alla Via Ostiense. Quindi Nicolai, per questo settore, parte appunto da Porta San Paolo, dove inizia la Via Ostiense, mettendo subito in evidenza come la zona fosse infestata da aria malsana ed il terreno fosse spesso inondato dalle esondazioni del vicino Tevere.
Le vigne, la cui coltivazione era preponderante nella zona, beneficiavano però delle alluvioni del fiume, perché la terra, come dice Nicolai, veniva “ingrassata” dai depositi fluviali. Per fortuna quei terreni, che molto più tardi avrebbero costituito gli spazi su cui sarebbe stata edificata la Garbatella, erano in parte protetti dallo “sperone” tufaceo delle colline di San Paolo.
Alcuni toponimi ancora esistenti nel nostro quartiere (Via di Vigna Pozzi, Vigna Serafini) ci portano a pensare che i vigneti fossero largamente diffusi in un’area con scarsa presenza dell’uomo. Qualche casale qua e là si distingueva nel panorama, assieme ad alcune torri di avvistamento, residui medioevali, come la Tormarancia, chiamata appunto anche Torre delle Vigne. Quindi in un’area essenzialmente agricola spiccava la presenza di una piccola chiesa settecentesca, quella che sarebbe poi diventata la “Chiesoletta” dedicata ai Santi Isidoro ed Eurosia, il primo agricoltore e protettore dei contadini e la seconda protettrice contro tempeste, fulmini e grandinate, i massimi flagelli per l’agricoltura.
Nicolai dedicò particolari attenzioni alla chiesa di Sant’Eurosia (chissà perché Sant’ Isidoro viene spesso dimenticato), per risparmiare ai suoi contadini il lungo percorso fino alla Basilica di San Paolo per ascoltare la messa domenicale. La fornì di una campana (oggi è la più piccola della parrocchia di San Filippo Neri), pagò i successivi restauri affidati all’opera del suo amico, il grande architetto Giuseppe Valadier, che gli ammodernò anche il casale in cima alla collina.
La tenuta di Nicolai era particolarmente grande, o almeno così sembrava ai pochi abitanti della zona e agli agricoltori che vi lavoravano, da essere chiamata “Tenuta dei 12 cancelli”.
Usciti dalla Porta San Paolo, la prima tenuta censita dal Nicolai era quella dei “Prati di San Paolo”, confinante con l’omonima basilica ed il monastero, proprietà dei monaci benedettini. Larga parte della tenuta era lasciata a pascolo per il bestiame e a fieno, anche perché, avendo un livello inferiore in alcuni punti a quello del fiume, era soggetta alle frequenti “escrescenze della marrana detta del Ponticello di San Paolo” (forse il ponticello sull’Ostiense da dove inizia la Via Laurentina), e quindi non conveniva coltivarla. Gli allagamenti venivano chiamati “rigurgiti del terreno”, un modo assai colorito che rende bene l’idea della fuoriuscita dell’acqua di origine fluviale dalla terra. Le altre proprietà che si incontrano lungo la Via Ostiense appartenevano ai principi Borghese, al marchese Serlupi o erano di pertinenza di ordini ecclesiastici o di chiese. Sempre Nicolai ci racconta che erano presenti in zona cave di pozzolana, delle quali sono state ritrovate recentemente sicuri resti nei lavori di scavo nelle catacombe di Santa Tecla in Via Silvio D’Amico. Più avanti sull’Ostiense venivano incontrati terreni definiti “mezzagne”, cioè con molti sassi o tufi scoperti o poca terra, scarsamente utili allo sviluppo dei semi ed in genere, proprio per questo, destinati a pascolo. Ancora oltre, sulla Via Ostiense e sulle sue diramazioni, ritroviamo tenute con nomi che ci ricordano località a noi note: Tenuta del Grottone (Via Valle del Grottone zona “I Granai”), Tenuta delle Tre Fontane, Tenuta di Tor di Valle ed ancora più in là, sempre sulla Ostiense, la Tenuta di Mostacciano, la Tenuta di Vallerano ecc.
E mentre i valori dei terreni agricoli crescevano, sia per la trasformazione delle rendite agricole in rendite urbane sia per la speculazione, la Garbatella restava ancora terreno non individuato dagli speculatori, da quelli che nel futuro lontano sarebbero stati chiamati palazzinari.
A Nicolai il Comune di Roma ha dedicato una strada, non alla Garbatella però, ma nella periferia di San Basilio. Insigne il suo monumento funebre in stile neoclassico dello scultore Giuseppe Fabris: si trova in centro, nella bella chiesa di Santa Lucia del Gonfalone, in Via dei Banchi Vecchi.

Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 9 – Aprile 2013

 

 

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