Invasi dalla mondezza: cittadini sul piede di guerra
di Stefano BAIOCCHI
Cassonetti strapieni, immondizia maleodorante di ogni genere ammassata per strada. La Garbatella insorge davanti alla piaga rifiuti, che con l’arrivo del caldo estivo diventa una vera e propria emergenza ambientale e sanitaria. I cittadini sono stanchi di questa situazione di degrado e di totale abbandono. Marco Albani titolare del Lucky Star, lo storico bar di via Luigi Fincati, è uno dei tanti “esasperati” , che quotidianamente si batte per il decoro della strada dove esercita la sua professione. Organizza manifestazioni e proteste, arrivate fino in Campidoglio con l’intervento del capogruppo di Forza Italia Davide Bordoni, il quale ha parlato, tra l’altro, di “quadro desolante alla Garbatella, uno dei centri più importanti della movida romana”. Davanti all’ esercizio commerciale di Albani, di fronte all’ingresso del Lotto 9, stazionano, infatti, quintali di rifiuti, che sono rimossi soltanto sporadicamente e che coprono interamente i cassonetti e gli spazi circostanti. Ogni giorno Marco (come tanti altri) è costretto a combattere anche contro l’inciviltà di alcuni. “È una battaglia che sembra persa, ma non mi arrendo, tutti i giorni pulisco il marciapiede davanti al bar e quotidianamente sono costretto anche a discutere con i cittadini, che gettano i rifiuti a casaccio, senza preoccuparsi minimamente della raccolta differenziata, né di dove collocare il sacchetto pieno di leccornie per topi e gabbiani”.
Sul piede di guerra anche il Municipio VIII a fianco dei cittadini. Martedì 18 giugno nella sede di via Benedetto Croce il Presidente Ciaccheri ha organizzato un’assemblea aperta in cui sono emerse diverse proposte, tra cui quella di parcellizzare l’Ama e rendere responsabili della raccolta direttamente i Municipi. Lo stesso Ciaccheri un anno fa fu autore di una clamorosa protesta quando scaricò qualche chilo di spazzatura di fronte alla sede della Municipalizzata, responsabile secondo lui di non eseguire adeguatamente la raccolta dei rifiuti sul territorio. L’assessora all’ambiente di Roma Capitale Pinuccia Montanari rispose che avrebbe presentato una denuncia nei confronti dello stesso Ciaccheri per procurato allarme. Sappiamo com’è finita: l’assessora non è più al suo posto e il Municipio continua a soffrire di “monnezza”. Anche il Codacons sta facendo la sua parte: ha presentato un esposto nei confronti dell’Ama, il che ha costretto la neo-presidente dell’azienda, Luisa Melara, a convocare Marco Ramadori , responsabile dell’associazione consumatori, per discutere dei cassonetti stracolmi assumendosi impegni concreti per risolvere l’emergenza. Il Codacons, dal canto suo, ritirando la denuncia, si è però impegnato a ripresentarla se la situazione non dovesse migliorare. Ma il problema dello smaltimento dei rifiuti nella città di Roma risale ormai a diversi decenni fa. Era il 1978, o giù di lì, quando in televisione apparve Dusty, un simpaticissimo personaggio dei cartoni animati, simile a un canguro, che aveva lo scopo di sensibilizzare i bambini sulle tematiche legate all’ambiente. Quarant’anni fa, però, vivevamo ancora in una società che produceva meno immondizia, dove l’acqua minerale si vendeva in vetro (che era “a rendere”), dove però si bruciava tutto in un’enorme discarica, che produceva diossina e contagiava irrimediabilmente l’ambiente minando seriamente la salute dei cittadini. Nel marzo 2013 l’Italia è stata addirittura denunciata alla Corte di Giustizia Europea dalla Commissione per l’ambiente poiché parte dei rifiuti scaricati a Malagrotta non avrebbe subito il trattamento meccanico-biologico (TMB), imposto dai regolamenti comunitari per ridurre la consistenza volumetrica dei rifiuti consentendone un loro eventuale recupero. La discarica fu chiusa nell’ottobre del 2013 dal Sindaco di Roma, Ignazio Marino, e dal Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.

Con l’avvio della raccolta differenziata sono cominciati però i primi problemi: evidentemente il messaggio di Dusty non fu all’epoca interamente recepito. Moltissimi cittadini romani continuano a non impegnarsi nel separare i rifiuti di casa, molti altri si affidano a ditte a dir poco losche per lo smaltimento, ad esempio, dei calcinacci o di altri rifiuti solidi ingombranti. Altri ancora, quando devono gettare un televisore non funzionante o dei vecchi materassi, non si fanno scrupoli di nessun tipo. Gli esempi potrebbero essere infiniti e di varia natura. C’è anche chi, trovando il raccoglitore della plastica pieno, getta le bottiglie e i flaconi nei cassonetti dei rifiuti organici o viceversa. È chiaro quanto tutto ciò inceppi e complichi ulteriormente il meccanismo della raccolta. Probabilmente il vero problema è all’origine, cioè in quei fili che legano il Campidoglio e l’Ama. Dal 2016, ovverosia dall’insediamento della Sindaca Virginia Raggi, l’Azienda della nettenza urbana — per volere della stessa Prima cittadina — ha visto alternarsi ben cinque consigli di amministrazione. E poi, dulcis in fundo, alla mancata approvazione del Bilancio da parte di Roma Capitale, arrivò il siluramento che ha portato alle dimissioni della stessa Assessora Pinuccia Montanari, che caldeggiava le ragioni del precedente Cda in polemica con la Sindaca: l’Ama sostiene di vantare un credito per i servizi commerciali che il Comune si rifiuta di riconoscere. Il bilancio 2017 non è ancora approvato con le difficoltà di Ama che sono sempre più evidenti, anche perché nel frattempo sono andati a fuoco, si sospetta per dolo, due impianti di trattamento dei rifiuti indifferenziati. Mentre è di due settimane fa la notizia che è stato nominato un nuovo Cda con Luisa Melara presidente, affiancata dal commercialista Paolo Longoni e dal geologo Massimo Ranieri, la città è sommersa dalla mondezza. La raccolta differenziata è in sostanza ferma al 46,3%: nonostante le promesse all’insediamento del nuovo corso Cinque Stelle in Campidoglio. Intanto la Sindaca continua a minimizzare ciò che è sotto gli occhi di tutti, dove ratti, piccioni e gabbiani banchettano e l’olezzo dei cassonetti si diffonde ovunque. Le opposizioni accusano l’Ama di non avere un piano industriale, né di aver individuato nuove aree dove portare a termine i trattamenti preposti. Fatto gravissimo, sostiene la Consigliera del Partito Democratico Valeria Baglio, perché “con il caldo si rischia l’emergenza sanitaria, non basta dire che il nuovo management risolverà i problemi poiché si tratta dell’ennesimo cambio in corso d’opera e l’Ama è stata portata sull’orlo del collasso a causa delle scelte sciagurate su bilanci e piani industriali”. “La sindaca Raggi, l’assessore Lemmetti e il responsabile con delega alle partecipate dott. Giampaoletti — continua Baglio – sono i veri responsabili di quanto sta accadendo nella Capitale”.





