Giallo in una villa dell’Appia Antica La tragedia di Annia Regilla: morte naturale o assassinio?

Giallo in una villa dell’Appia Antica

La tragedia di Annia Regilla: morte naturale o assassinio?

A due passi dalle nostre case un irrisolto episodio di cronaca nera di 18 secoli fa. La vittima, una nobildonna della più alta aristocrazia romana. Complicazioni di un parto prematuro o uccisa dal collerico marito? Scandalo nella stessa famiglia imperiale. Un processo clamoroso che si concluse con una contestatissima sentenza

di Cosmo Barbato

Un giallo che dura da 18 secoli a due passi dalla Garbatella: in una splendida villa dell’Appia Antica muore Annia Regilla, una nobildonna della più alta aristocrazia romana. Ufficialmente, complicazioni a seguito di un parto prematuro all’ottavo mese di gravidanza. …..

Giallo in una villa dell’Appia Antica

La tragedia di Annia Regilla: morte naturale o assassinio?

A due passi dalle nostre case un irrisolto episodio di cronaca nera di 18 secoli fa. La vittima, una nobildonna della più alta aristocrazia romana. Complicazioni di un parto prematuro o uccisa dal collerico marito? Scandalo nella stessa famiglia imperiale. Un processo clamoroso che si concluse con una contestatissima sentenza

di Cosmo Barbato

Un giallo che dura da 18 secoli a due passi dalla Garbatella: in una splendida villa dell’Appia Antica muore Annia Regilla, una nobildonna della più alta aristocrazia romana. Ufficialmente, complicazioni a seguito di un parto prematuro all’ottavo mese di gravidanza.
Ma corre insistentemente la voce che si tratti di assassinio da parte del marito, il senatore Erode Attico che, nel corso di una discussione, in uno scatto d’ira avrebbe colpito la moglie con un calcio al ventre.
Il giallo, vista la notorietà dei personaggi coinvolti, investe l’intera città, a partire dalla casa imperiale.

Siamo nell’anno 160 della nostra era. Da 22 anni a Roma regna uno degli imperatori più illuminati della sua storia, Antonino Pio. E’ vedovo da molti anni: alla memoria della moglie, Faustina, discendente dalla nobile famiglia degli Annii, ha dedicato un grande tempio nel Foro, lungo la Via Sacra. Le sue cure sono dedicate soprattutto allo Stato: siamo in uno dei periodi più felici nella storia dell’impero. Quell’episodio di cronaca nera viene a turbare la serenità della famiglia imperiale: Regilla è infatti legata ad essa da stretta parentela e suo marito, Erode, vi si è introdotto al massimo livello.
Annia Regilla era infatti la nipote prediletta dell’imperatrice, mentre il marito, ricchissimo patrizio di origine greca e uomo di vastissima cultura, da tempo era stato prescelto dall’imperatore come maestro e educatore dei suoi due figli adottivi, Lucio Vero e Marco Aurelio, i quali diverranno di lì a un anno a loro volta imperatori.
La notizia della morte di Regilla giunge come un fulmine a ciel sereno.
Già madre di quattro figli, sarebbero sorte complicazioni, allora frequentissime, in un parto prematuro all’ottavo mese di una quinta gravidanza.

Una disgrazia, dunque. Ma improvvisamente il fratello di Regilla, Annio Bradua, console in quell’anno, si leva in senato per lanciare contro il potente cognato una
terribile accusa: Regilla non è morta di parto ma è stata brutalmente assassinata dal raffinato ma collerico marito con un calcio infertole nel ventre nel corso di un diverbio. Lo scandalo è enorme, coinvolgendo direttamente membri autorevoli della famiglia imperiale, i quali, per nobiltà, ricchezza e posizione sociale detengono un potere personale niente affatto indifferente. Nella Roma dell’epoca appare subito pericoloso schierarsi per l’una o per l’altra fazione, col rischio di schierarsi con la parte perdente, con quel che ne può conseguire. Meglio sarebbe evitare il clamore di un processo pubblico (i panni sporchi si lavano in famiglia), ma ormai la vicenda è sulla bocca di tutti e poi Bradua è implacabile nell’accusa.
I senatori sono così costretti ad assumersi le loro responsabilità: dato il rango dei personaggi è infatti il senato competente nel giudizio.

Ma chi sono i personaggi della vicenda? Erode Attico è nato a Maratona (Grecia) nel 101 d.C. da nobile famiglia ateniese. La sua immensa ricchezza gli proviene dal padre Erode Attico, omonimo del figlio, a seguito di una storia che ha dell’ inverosimile. Nell’effettuare uno scavo nei pressi della propria abitazione ai piedi dell’Acropoli di Atene avrebbe rinvenuto un tesoro. Data l’entità della scoperta, per coprirsi le spalle dalle malelingue pensa bene di informarne direttamente l’imperatore suo amico, Nerva, regnante tra il 96 e il 98 d.C. Che fare di tanta ricchezza?
La risposta di Nerva: “Usala”. Ma Attico torna alla carica: “Il tesoro è troppo grande perché un privato possa spenderlo nel corso di una vita”. E Nerva di rimando: “E tu abusane”.
Fu fatta circolare la voce che il tesoro fosse quello nascosto dal re persiano Serse, in fuga dopo la sconfitta di Salamina nel 480 a.C. I più però parlano del ricavato di enormi speculazioni. Comunque Erode padre mette a frutto i consigli di Nerva, edificando una gran quantità di opere pubbliche (Erode figlio non sarà da meno), curando nel contempo di dare al figlio una cultura elevatissima e un’ottima entratura presso la corte imperiale di Roma.
Erode figlio è filosofo, letterato, mecenate, valente imprenditore e abile uomo politico. Stabilitosi a Roma raggiunge l’apice della carriera con l’elezione a console nel 143.
Antonino lo sceglie come precettore dei suoi due figli adottivi. Entra inoltre a far parte della famiglia imperiale sposando Annia Regilla, nipote dell’imperatrice, la quale gli porta lustro, una cospicua dote, tra cui la villa sull’Appia Antica, e gli dà quattro figli, due maschi e due femmine.
Annia Regilla proviene da una delle più nobili famiglie romane, quella degli Annii, che vanta tra gli avi quell’Attilio Regolo della prima Guerra punica e una mitica discendenza troiana. E’ nipote dell’imperatrice Faustina e cugina di sua figlia Faustina minore che sarà moglie di Marco Aurelio. Regilla è il miglior partito per Erode, che la sposa intorno al 140.
Ma torniamo al processo. Erode, mostrandosi disperato per la perdita della moglie, continua a professare la sua totale innocenza. Il fratello di Regilla a sua volta infierisce nell’accusa.
Gli innocentisti sostengono che, reclamando la condanna del cognato, Bradua miri in effetti a rientrare in possesso della ricca eredità portata dalla sorella. Ma agguerriti sono anche i colpevolisti, tra i quali molti membri dell’aristocrazia senatoria che mal tollerano la fortuna dell’attico Erode, uno straniero senza scrupoli, un falso gentiluomo. Tace invece la casa imperiale, preoccupata dallo scandalo in cui suo malgrado si trova coinvolta. Il clima è tesissimo.
I senatori, in presenza di testimonianze contraddittorie, non se la sentono di pronunciare una condanna che all’inizio sembrava scontata. Erode, a seguito di un processo ricco di colpi di scena, infine viene assolto. Ma subito si parla di corruzione esercitata sui giudici dalle ricchezze del nobile greco e anche di un’equivoca posizione della casa imperiale che, con la riaffermazione della morte naturale di Regilla, si scrolla di dosso l’ombra dello scandalo.
Erode, una volta scagionato dall’accusa, si abbandona a plateali manifestazioni di dolore: eccesso di zelo indice di cattiva coscienza, insinuano i colpevolisti; un pietoso omaggio alla memoria della moglie, replicano gli innocentisti.
Effettivamente Erode appare eccessivo.
Lista di drappi neri la villa sull’Appia, impianta dappertutto rose, dissemina la tenuta di epigrafi poetiche dedicate a Regilla, erige un santuario dedicato alle divinità eleusine di cui la moglie era stata sacerdotessa (ne restano solo frammenti dispersi; da esso dovrebbe provenire un monumentale sarcofago rinvenuto a metà del 1500 e conservato oggi a Palazzo Farnese: è un cenotafio, cioè una tomba simbolica, perché Regilla viene sepolta in Grecia), costruisce un tempio dedicato a Cerere, Faustina e Regilla (si è salvato intatto perché trasformato più tardi in chiesa di Sant’Urbano), crea una comunità per il culto di Regilla che si insedia in un villaggio chiamato Pago Triopio, che occupa buona parte della Valle della Caffarella e del tratto dell’Appia dove si trovava anche il precedente Mausoleo di Cecilia Metella e dove verrà costruito il successivo Circo di Massenzio. Appartengono sempre alla villa di Erode Attico, nella valle della Caffarella, la cosiddetta Grotta della Ninfa Egeria e il bell’edificio detto anche Tempio del dio Redicolo (che propizia i ritorni), in realtà un mausoleo che forse in origine era destinato a contenere i resti dei figli di Erode e Regilla (di questi, tre premorirono al padre e il quarto, un poco di buono, fu diseredato).
Più tardi, nel 306 d.C., nella vasta proprietà che era stata di Regilla e poi di Erode Attico, pervenuta alla morte di quest’ultimo nel demanio imperiale, si insedia l’imperatore Massenzio, abbandonando gli infidi palazzi del Palatino. Estende la villa trasformandola in una reggia, erige una basilica per le udienze, costruisce
un grande mausoleo per il figlioletto Romolo morto prematuramente e crea un circo per consentire le apparizioni imperiali in pubblico. Ma questa è un’altra storia.
Erode Attico fu un violento e cinico impostore o un pietoso marito e vedovo inconsolabile? Noi non abbiamo trovato una risposta. Ancora oggi tra gli storici ci sono i fautori e i detrattori di un personaggio, che comunque conserva la sua enigmatica ambiguità.

 

Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 7 – Giugno 2010

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