E’ morto il partigiano Lamberto Cristiani
L’ultimo dei “ribelli”
di Gianni Rivolta
QL’ultimo dei ribelli della Garbatella ci ha lasciato.
Dopo tre lunghi anni di malattia, il 3 marzo scorso il partigiano Lamberto Cristiani è morto a 84 anni nella sua casa del Tufello, lasciando un enorme vuoto tra i suoi familiari e nella comunità della Garbatella dove era nato e vissuto.
Lamberto aveva abitato per tanti anni con la sua famiglia d’origine al lotto 32 in Via Antonio Rubino. Proprio in quella strada, a pochi passi dalla sua casa, c’è la villetta dei fratelli Cinelli assassinati alle Fosse Ardeatine …..
E’ morto il partigiano Lamberto Cristiani
L’ultimo dei “ribelli”
di Gianni Rivolta
QL’ultimo dei ribelli della Garbatella ci ha lasciato.
Dopo tre lunghi anni di malattia, il 3 marzo scorso il partigiano Lamberto Cristiani è morto a 84 anni nella sua casa del Tufello, lasciando un enorme vuoto tra i suoi familiari e nella comunità della Garbatella dove era nato e vissuto.
Lamberto aveva abitato per tanti anni con la sua famiglia d’origine al lotto 32 in Via Antonio Rubino. Proprio in quella strada, a pochi passi dalla sua casa, c’è la villetta dei fratelli Cinelli assassinati alle Fosse Ardeatine e l’abitazione di Libero Natalini, un altro importante partigiano dei Gap della Settima zona del Pci, di cui era molto amico.
Lamberto era nato il 19 ottobre del 1923 e per anni lavorò come piastrellista, seguendo in qualche modo la tradizione paterna. Il padre Giulio, un vecchio socialista, poi comunista già nel ’21, aveva infatti una fabbrica di mattoni a Valle Aurelia.
I Cristiani al lotto 32 erano una famiglia numerosissima, come molti nuclei di quei tempi: contava 7 fratelli e 4 sorelle. Lamberto non era molto alto di statura, ma robusto di corporatura.
Da giovane fu un buon pugile: aveva frequentato la palestra dell’Audace a Via Panisperna. La sua vita ebbe una svolta drammatica con l’arresto nell’ottobre del
1943, quando fu fermato da una pattuglia fascista mentre trasportava un sacco di patate al cui fondo furono trovate delle bombe a mano destinate probabilmente al suo nucleo partigiano.
Il patriota della Garbatella fu immediatamente trasportato a via Tasso nelle stanze della tortura.
“Quando la madre Giulia il giorno del suo compleanno gli portò due pagnottelle e un cambio di vestiti, chiese informazioni ad una camicia nera che era di piantone – racconta il nipote Roberto – la risposta fu rassicurante: ‘quello coi baffetti della Garbatella? Sta benissimo’. Ma non era così. E Giulia se ne rese subito
conto quando venne in possesso dei suoi vestiti putridi coi segni delle torture che Lamberto aveva dovuto sopportare in quei terribili giorni”.
Da via Tasso fu condotto al carcere mandamentale di Regina Coeli dove, dopo qualche settimana, uscì in attesa di processo. Quando tornò a casa i compagni gli consigliarono di scappare e andarsene in montagna: e così fece. Seguì la strada di altri patrioti della Settima zona. Come i fratelli Lombardi andò sulle montagne delle Marche nella Quinta Brigata Garibaldi . Di questo periodo – continua il racconto del nipote – non parlava volentieri e quando lo faceva si emozionava profondamente.
Raccontava di essere scampato al mirino di un cecchino fascista grazie alla sua bassa statura; e raccontava ancora dello choc patito dopo aver scoperto una fossa comune di uomini assassinati dai nazisti.
Dopo la Resistenza si sposò con Anna, una casalinga della Garbatella, da cui ebbe tre figlie: Liliana, Simonetta e Antonella.
Per anni fu iscritto al Partito comunista alla Villetta. Il suo ricordo rimarrà nella memoria della comunità democratica del quartiere, come quello dei suoi compagni di lotta.
Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 4 – Aprile 2007