Ormai un ricordo quell’aroma di pane fragrante sprigionato nel cortile del lotto 8
Di Giorgio Guidoni
C’era un luogo a Garbatella che aveva il potere di sprigionare nell’aria un intenso profumo di pane appena sfornato. Fragranza che conquistava tutta la piazza, aroma inconfondibile che entrava persino nel cortile del Lotto 8 e faceva pregustare ai ragazzini pizza bianca, pizza rossa, rosette e cirioline.
Quel posto ora è un vivido ricordo per i tanti che lo hanno conosciuto e amato. È il forno Maurizi, una eccellenza arcinota nel quartiere che dallo scorso aprile ha cessato l’attività. Appena divulgata la notizia della chiusura, i social sono stati sommersi da una valanga di messaggi di affetto e ringraziamento da parte della sua affezionata clientela.
Tutto nasce dal capostipite Domenico Maurizi, nato nel 1900, secondo di nove fratelli, rimasto senza padre in tenera età. Con la mamma Anna, abitava a San Giorgio al Velabro, prima del trasferimento al lotto 27 avvenuto a fine anni venti del secolo scorso.
Domenico ha uno spiccato senso imprenditoriale, inizia ad aprire un forno in via Ostiense, di fronte alla ex scuola elementare Niccolò Tommaseo, vicino all’attuale farmacia. È un grande lavoratore e giornalmente produce una notevole quantità di pane.
Ha anche un forte senso di generosità, di giustizia e di solidarietà. Durantegli anni della guerra aiuta diverse famiglie bisognose, compresi molti nuclei di religione ebraica,donando loro pane prodotto di nascosto.
La panificazione in tempo di guerra era controllata capillarmente, era un grave reato produrre pane segretamente. Poiché nei controlli degli agenti fascisti non c’erano riscontri coerenti tra quantitativi di farina in entrata e in uscita Domenico fu anche sospettato di vendere pane a borsa nera, accusa fortunatamente caduta nel vuoto. Inoltre nei suoi vari esercizi commerciali aveva ricavato diversi nascondigli per dare riparo a famiglie ebree ricercate. Anche nella sua casa di via Roberto De Nobili aveva creato una stanza con ingresso segreto che fungeva da nascondiglio. L’ingresso alla stanza era coperto da un armadio che ne celava la vista. I soggiorni dei clandestini non potevano durare molto tempo per via di sospetti e delazioni. Più volte in casa sua ci furono perquisizioni dei fascisti che però fortunatamente non scoprirono mai nulla.
Per queste sue iniziative e per le tante vite salvate la comunità ebraica di Roma riconoscerà a Domenico un attestato, che sarebbe stato felicissimo ricevere con le proprie manii. Purtroppo arriverà solo dopo il 1977, anno della sua scomparsa.
Alla liberazione di Roma del 4 giugno 1944 si rendono disponibili a Garbatella diverse strutture sino allora occupate dai fascisti ormai dileguatisi. Per la sua attività di panificatore Domenico avrebbe desiderato la Villetta, luogo però occupato subito dai partigiani. Allora accettò di insediarsi nei locali in largo Giovanni Ansaldo, in cui nel ventennio si trovava una palestra del Partito nazionale fascista.
L’attività apre l’8 agosto 1944 e da allora non fa che crescere. Negli anni del boom economico arriva a produrre 6 quintali di pane al giorno, una quantità considerevole che serviva ad approvvigionare enti quali il Centro Traumatologico Ortopedico, la città militare della Cecchignola, il Centro Paraplegico di Ostia. Inoltre Domenico apre vari negozi a Roma e ne fa dono ai suoi cinque figli, Mario, Italo, Nello, Alfredo, Sergio, garantendo loro un futuro sereno.
A fine anni ’50 il forno passa ad Italo, secondogenito, che porta avanti la tradizione di famiglia con generosità e oculatezza. I suoi figli, Mauro, Miria e Anna, avuti dalla consorte Ersilia Giordani, si vedevano spesso gironzolare allegri nel negozio, tra cioccolate e scatole di biscotti.
Erano gli anni del boom economico, disoccupazione e povertà andavano via via scomparendo. Anche se per molte persone c’erano ancora tante difficoltà, si respirava un’aria di allegria e spensieratezza, generata dall’apprezzare i pochi beni materiali posseduti e godere delle piccole grandi cose che può offrirti la vita. Come il rito domenicale del pranzo in famiglia. Per ottenere una cottura sopraffina le mamme del quartiere usavano cucinare le loro prelibatezze al forno Maurizi. Lasagne, pasticcio di maccheroni, melanzane alla parmigiana, portate nelle loro teglie a cuocere, ritornavano a casa pronte per essere gustate con amici e parenti in un convivio indimenticabile.

Ce lo racconta Mauro, il primogenito di Italo, che, da ragazzino era addetto al compito di verifica cottura dei piatti. Un duro lavoro che qualcuno doveva pur fare e lui si applicava con grandi risultati.
Ai ragazzini del lotto 8 Italo regalava a più riprese calde rosette appena sfornate. Alla scala E c’era un ingresso segreto che ti permetteva di entrare direttamente nel retro del negozio. Entrare in quel tempio era un piacere per i sensi: la vista per i tanti prodotti colorati sugli scaffali, l’odorato per il profumo della cottura, il tatto per la consistenza scrocchiarella dal pane, il gusto per la bontà dei prodotti venduti e l’udito perché quando uscivi fischiettavi e cantavi tutto contento con gli altri amichetti. E poi le cirioline con dentro la tavoletta di surrogato di cioccolato, quello che aveva sul retro l’immagine del Barone di Munchausen, un sapore inconfondibile, al modico prezzo di 10 lire!
La generosità è sempre stata un carattere distintivo dei Maurizi. Tante persone in difficoltà economiche venivano a chiedere il pane che veniva loro donato discretamente.




Nel 1968 Italo lascia l’attività al primogenito Mario che continua a curare la panificazione con attenzione e qualità servendo negli anni un grande numero di clienti, sia pubblici sia al dettaglio. Nell’anno 2000 arriviamo alla terza generazione dei Maurizi. Loredana, figlia di Italo, prende in carico l’attività portando nuove idee e una rinnovata energia. Negli oltre 20 anni di gestione opera diversi cambiamenti strutturali, ingrandisce i locali interni accorpando le ex cantine del palazzo e dà un nuovo impulso all’attività facendola viaggiare al passo con i tempi. Tutto secondo i crismi tradizionali di qualità, sviluppo e generosità. In piena fase di emergenza Covid istituisce la busta sospesa: a fine giornata il pane e la pizza invenduti sono messi a disposizione di chi ne ha bisogno, incartati in varie buste disponibili fuori dal negozio.
Tutte le storie, anche le più belle, hanno una fine. Le nuove generazioni hanno scelto strade professionali diverse, qualche problema di salute in famiglia, il mercato che cambia, la gestione del personale onerosa, Loredana decide di fermarsi. Da un paio di mesi il forno Maurizi è un ricordo fragrante, associato a momenti semplici e indimenticabili della vita di tutto il quartiere.
Curiosando tra i ricordi di famiglia Miria ci ha fatto pervenire un documento di grande importanza. L’immagine, scattata nel 1922 da una rurale e irriconoscibile via Ansaldo, un gruppo di operai addetti alla costruzione del lotto 15. Tra di loro, con un segno sopra il cappello, c’è Attilio Giordani, padre di Ersilia, moglie di Italo. Una foto eccezionale che evidenzia un legame profondissimo tra la famiglia Giordani/Maurizi e la Garbatella, unione che dura da un secolo esatto.





