“Tre tre, giù giù”. Così si giocava al lotto 9

Nino

“ARIEEEEEECHIME” è il grido di battaglia. Quando lo senti rimbombare al lotto 9 sai che un guerriero sta correndo a perdifiato per saltare più in là possibile e conquistare il territorio nemico nelle sue zone più fragili. Il giuoco del “TRE TRE GIÙ GIÙ” è tanto semplice quanto crudele. Due squadre, una che attacca e l’altra che difende. La disposizione di chi difende è in fila indiana, serrati uno all’altro, stile mischia di rugby. Chi attacca prende la rincorsa e cerca di saltare più avanti possibile sulle schiene passive della fila in difesa. La squadra ideale del “tre tre giù giù” è formata da elementi agili e scattanti, delegati a saltare per primi, e da elementi grossi e pesanti, ultimi a saltare con lo scopo di far “sbracare” gli avversari. L’arbitro o “cuscino” si siede sul muretto e oltre a verificare che siano rispettate le regole del giuoco è anche, di fatto, un addetto alla sicurezza evitando che il primo della fila si sfracelli sul muretto. Dopo l’”ariecchime” c’è il salto e dopo il salto, comodamente adagiato sulle schiene altrui, l’attaccante non ha fretta, anzi, il suo scopo è essere più lento e compassato del bradipo più pigro della foresta amazzonica ed attendere con la pazienza più infinita la resa del tizio sottostante. L’ultimo, il più grosso, il più pesante, colui che si nutre solo di pasta, pane e dolci, con tuta elasticizzata perché la sua vita è fuori taglia, scandisce a voce alta e con esagerata lentezza la seguente formula: TRE TRE GIÙGIÙ –  TRE TRE GIÙGIÙ –  TRE TRE GIÙGIÙ – GIÙGIÙGIÙ!

Se la fila in difesa si “sbraca”, cioè non regge il peso degli attaccanti, rimane sotto per un altro turno. Se viceversa resiste, passa all’attacco e si ricomincia. Fino allo sfinimento delle forze o alla resa di qualcuno, che preferisce una tranquilla bandiera bianca ad una gloriosa schiena rotta.

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail