Grazie Pino e Loreta. Dopo 45 anni, lasciano la pasticceria di via Rosa Raimondi Garibaldi

Dal 1976 hanno sfornato pastarelle, torte e maritozzi per gli abitanti del quartiere

Di Ilaria proietti Mercuri

Quando andiamo dal signor Gaspare Mignucci, detto Pino, per conoscere meglio lui e salutare la sua pasticceria che sta per lasciare, ci risponde ridendo: “No ma che disturbate, ormai non c’ho niente da fa!”. La prende con entusiasmo Pino la pensione, che dopo 45 anni di attività alla Garbatella, con sua moglie sempre accanto, ha deciso di godersi.

Dal lontano ’76 Pino e Loreta, in Via Rosa Raimondi Garibaldi 83, sfornano dolci di ogni tipo. Da sempre, chi vive nel quartiere e passa lì davanti, anche se non deve comprare nulla, non può non affacciarsi ed esclamare “Ciao Pino! Ciao Lorè!”. Oltre che un profumo di dolci, lì dentro, si respira aria genuina, di casa.

I primi anni racconta Pino, non è stato facile avviare l’attività, perché quel negozio era chiuso da tempo, ma dopo sacrifici e amore per questo mestiere, i clienti non sono mai mancati. E come il quartiere ha sempre amato Pino e Loreta, anche loro ci tengono a sottolineare che: “Noi la Garbatella non la cambieremmo con niente!”.

Così ora continueranno a vivere nel quartiere, pronti anche a godersi la casa che hanno comprato anni fa a San Benedetto del Tronto, ma che, sempre presi dal lavoro, si sono goduti poco. Ma soprattutto felici di poter viaggiare, che come dice il Signor Pino, a casa dopo un po’ ci si annoia.

Chi ci sarà al posto loro? Per fortuna sempre tanti dolci, con una nuova pasticceria. E quando chiediamo a Pino se passerà ad assaggiare le specialità del nuovo proprietario, ci risponde più convinto che mai: “Come no! Ghiotto come sono”.

E noi, prima di salutare Pino e Loreta e augurargli tante vacanze, ci viene spontaneo domandare, ma non vi mancherà passare le giornate in mezzo a maritozzi, torte e biscotti? “Noi qui abbiamo dato la vita nostra. Un po’ ci dispiace è normale, però non si può morire sul campo di battaglia. Così ora ci godiamo quello che abbiamo seminato.”

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