Aiuole abbandonate a Via delle Sette Chiese
A nostro avviso, un errore di progettazione.
Non si è tenuto conto della difficoltà di garantire una normale manutenzione.
Era prevedibile. Noi lo avevamo previsto, lo scrivemmo, e puntualmente si è verificato. Ma non ci voleva molto a prevederlo, era alla portata di tutti, meno che a quella degli architetti che progettarono nel 2003 il restauro dell’antica Via delle Sette Chiese che aveva bisogno sì di essere rivalutata con interventi straordinari, ma non con invenzioni che non seguano criteri di praticità. Così, tanto per fare una cosa eccentrica.
Ci riferiamo alle due tratte dell’antica strada, una compresa tra via Guglielmotti e Largo delle Sette Chiese e l’altra tra lo stesso Largo e Piazza Sant’Eurosia. Nella prima, la via è affiancata da spazi sterrati che dovrebbero essere ampie aiuole contenenti cespugli di media altezza, presumiamo di essenze fiorite. Prive di manutenzione, quelle aiuole, fangose o aride a seconda della stagione, espongono cespugli spinosi, disordinati, inselvatichiti. Nella seconda tratta, quelle aiuolette strette e lunghe che limitano i marciapiedi (tra l’altro intralciando il passo ai pedoni), destinate a contenere cespuglietti di rose, sempre per mancanza di manutenzione sono diventate ricettacolo di rifiuti, nel migliore dei casi inutili strisce di terreno deserto.
Ma non lo sanno gli architetti, anche quelli cosiddetti d’avanguardia, che oggi il problema delle manutenzioni è il più difficile da risolvere? Perché si intestardiscono a progettare soluzioni urbanistiche complicate, forse anche belle in teoria ma nella pratica ingestibili? Quando inventano soluzioni felici, come quella del parco di San Filippo Neri, siamo ben lieti di dargliene atto e di complimentarci con loro. Ma per le due tratte citate di Via delle Sette Chiese il voto è decisamente negativo. Andrebbero riconsiderate. (C.B.)
Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 8 – Dicembre 2011





