Di Anna Di Cesare
Martedì 18 aprile si è svolto l’incontro “Aspettando la festa della Liberazione” all’interno dell’aula magna del rettorato dell’università Roma Tre. L’evento, promosso dall’ateneo per celebrare il trentennale della propria fondazione, ha toccato i temi della Resistenza e della memoria collettiva, sottolineando che la libertà di cui godiamo oggi nasce da quel momento storico, da quelle persone che si sono sacrificate per un mondo “più giusto,più libero e lieto”, per usare le parole di Italo Calvino.
I discorsi di apertura
L’intervento del rettore Massimiliano Fiorucci ha sottolineato che l’esigenza di organizzare un incontro simile nasce dalla completa deferenza che l’università nutre nei confronti del dettato costituzionale, concetto ribadito dal direttore Pasquale Basilicata, il quale ha aggiunto che la Resistenza non è stata un mero fatto militare e civile, ma anche “un’epopea di rinascita culturale, il tentativo di restituire dignità a un paese che aveva rischiato di perderla.
L’eredità della resistenza” ha proseguito il direttore, “consiste nei due valori di libertà e solidarietà.”
Quindi ha preso la parola la Prorettrice vicaria Anna Lisa Tota, facendo notare che parlare del passato non è un’azione superflua, in quanto serve a rivitalizzare la memoria comune.
L’assessore alla cultura Gotor
Presente l’assessore alla cultura di Roma Miguel Gotor, il quale ha evidenziato l’inutilità delle celebrazioni vuote, “senza ideali da trasmettere. L’eccessiva istituzionalizzazione” ha proseguito l’assessore, “rischia di provocare effetti boomerang di disinteresse e sottovalutazione da parte dei cittadini.”
In questa prospettiva si orienta la decisione dell’assessorato di legare la festa della Liberazione ai luoghi che hanno fatto da sfondo a questa pagina della nostra storia. Proprio alla Garbatella, infatti, in Piazza Bartolomeo Romano e all’interno del Palladium, dal 23 al 25 aprile si svolgeranno delle attività di approfondimento.
Gli interventi
Tre interventi hanno costituito il cuore dell’incontro, intervallati dalle esibizioni del gruppo musicale del liceo “Farnesina”. Il primo, condotto dal professor Lanotte, è stato una rassegna dei canti partigiani (come “Il bersagliere ha cento penne” e “I ribelli della montagna”), fino alle canzoni dedicate alla Resistenza, tra cui “Sei minuti all’alba” di Enzo Iannacci e “Il cuoco di Salò” di Francesco De Gregori.
In seguito ha preso la parola il professor Alessandro Portelli, che ha affrontato il tema dell’eccidio del 24 marzo ’44. “Le fosse ardeatine” ha sostenuto il professore, “sono rimaste così impresse nella memoria collettiva perché sono emblematiche della società italiana. Le vittime rappresentano uno spaccato di Roma, e quindi dell’Italia.
Non c’è quartiere, colore politico, età, condizione sociale che ne resti fuori. Non c’è gruppo umano che sia stato risparmiato.” Infine hanno dialogato il giornalista Ugo Gumpel e il procuratore generale militare Marco De Paolis, che ha scoperto nel 1994 in un locale di palazzo Cesi-Gaddi il cosiddetto “armadio della vergogna”, contenente 695 fascicoli sugli eccidi nazisti in Italia.





