Un pavimento mosaicato a Piazza Damiano Sauli

Un pavimento mosaicato a Piazza Damiano Sauli

di Enrico Recchi

Nanni Moretti andò alla scoperta della Garbatella nella calda estate del 1993 e la portò alla ribalta col film “Caro Diario”. Come se prima d’allora la Garbatella non fosse esistita, molta gente prese finalmente contatto col nostro quartiere e rimase ammaliata dalla bellezza degli scorci, dalle piazze silenziose e dalle scoperte che si possono fare ad ogni angolo durante una passeggiata.
Vogliamo raccontare proprio uno di questi “angoli nascosti”, che poi sono sotto gli occhi di tutti, ma che a volte passano inosservati ai più. Parliamo dei mosaici che si trovano sui marciapiedi di Piazza Damiano Sauli. Quanti li conoscono e ci hanno mai fatto caso? Si trovano dalla parte degli esercizi commerciali, a destra e a sinistra degli archi che segnano la confluenza di Via G. B. Magnaghi nella piazza.
Sono mosaici realizzati con piccoli sassi naturali, quelli che a Roma vengono comunemente chiamati “breccole”, assemblati a formare dei disegni. Non è ben definito il periodo nel quale l’uomo utilizzò per la prima volta questa tecnica decorativa, ma già nell’antica Mesopotamia, nel 3000 a.C., venivano creati dei mosaici per pavimentare le strade con pietre di diverse tonalità. Quest’arte raggiunse poi livelli d’arte nel periodo ellenistico e di straordinaria bellezza nell’antica Roma (tra i tanti esempi che si possono menzionare ricordiamo lo stupendo pavimento a mosaico che si può ammirare nella Sala della Rotonda dei Musei Vaticani, proveniente dalle terme di Otricoli, o il Mosaico delle Colombe dei Musei Capitolini, o quello celebre di Alessandro Magno da Pompei, o quello altrettanto celebre del Nilo da Palestriana.. Famosi i mosaici del periodo paleocristiano e successivamente quelli medioevali. La provenienza del termine “mosaico” non è sicura.
Per alcuni deriva dall’arabo muzauwaq che vuol dire “decorazione”, per altri potrebbe derivare dal greco musaikòn, “opera paziente degna delle Muse”.
Durante il ventennio fascista il mosaico ebbe nuovo splendore a richiamare, assieme ad altri elementi decorativi, il collegamento con la Roma dell’antichità. Ed i mosaici andarono a decorare pareti di edifici, come quelli di Prampolini e Depero all’EUR in Viale della Civiltà Romana, o viali e strade d’accesso, come quelli che portano allo stadio Olimpico, o – più vicino a noi – la pavimentazione della stazione Ostiense. mosaico-piazza-sauli.
Quelli della Garbatella sono assai più semplici sia dal punto di vista tecnico che cromatico ma, proprio come i mosaici antichi, utilizzano pietre che, quando sono piccole,  rendono il nome di tessere, mentre qui sono di media grandezza, sistemate su una superficie di cemento fresco di fondo, in modo da formare un disegno. La fattura dei disegni, come del resto il materiale “povero” utilizzato, non fa pensare all’intervento di un artista di nome, ma piuttosto al desiderio magari di un capomastro di abbellire in qualche  modo quei marciapiedi con del materiale “avanzato” da un’altra costruzione. Ricordiamo, a proposito, che la scuola “Cesare Battisti” (intitolata in precedenza al quadrumviro fascista “Michele Bianchi”) venne ultimata nel 1930 e la Chiesa di San Francesco Saverio  nel 1933. Nel caso dei nostri mosaici, voglio pensare all’intuizione di una persona semplice ma d’ingegno, che magari è rimasta ad abitare proprio in zona, un degno abitante della Garbatella. (Forse qualcuno dei più anziani del quartiere ha qualche ricordo storico a questo proposito).
I disegni sono contenuti in cornici a formare dei riquadri. Le pietre sono delle diverse tonalità del beige, del grigio e del nero. Il disegno floreale è quello ripetuto più volte. Ma ci sono anche un’aquila (a ricordare la Roma imperiale: altre sono presenti anche sulla facciata della scuola) ed un fascio littorio. Curiosa invece la presenza di un serpente dal corpo lungo e sinuoso.
Se l’aquila ed il fascio hanno un riferimento storico, qual è il significato del serpente?
Chissà. Purtroppo, come per tante altre cose, anche questi mosaici sono stati abbandonati all’incuria. Alcune pietre mancano ed in altre zone l’erbetta è cresciuta copiosa a coprire i disegni.
Ma nonostante tutto i mosaici mantengono il loro fascino: si possono ammirare magari prendendo un caffè dal vicino bar di Claudio e Fabrizio.

Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 10 – Aprile 2014

 

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