Sull’itinerario di Nanni Moretti alla scoperta della Garbatella

Sull’itinerario di Nanni Moretti alla scoperta della Garbatella

Vi ho conosciuto entrando nel locale “Pizza e supplì” in Piazza Damiano Sauli e trovando una copia di “Cara Garbatella” in esposizione. Ho letto l’articolo di Enrico Recchi sul pavimento mosaicato di Piazza Sauli e concordo con lui sulla pubblicità indiretta alla Garbatella fatta dal film “Caro diario” di Nanni Moretti. Ho trascorso a Roma venti mesi di servizio civile (sono obiettore di coscienza) nel 1988-89 e non ero mai stato alla Garbatella, che era per me, allora, solo una fermata della Metro. Su insistenza di mia moglie, e sempre grazie al film di Moretti, ho finalmente potuto conoscere la struttura urbana del quartiere.
Una volta usciti dalla metropolitana, l’impatto affascinante con l’esile struttura del ponte cavalca ferrovia ha attirato l’attenzione, ma poi solo palazzi e strade quasi ortogonali. Ci siamo incamminati per qualche centinaio di metri un po’ delusi. La signora che veniva verso di noi, sul marciapiede, doveva essere di sicuro del posto. L’intuizione di mia moglie era giusta, le ha così chiesto dove fossero le case storiche del quartiere, i primi  insediamenti. ‘Ah, anche voi siete qui per i Cesaroni?’. e mia moglie: ‘No, signora, siamo qui per Nanni Moretti!’. La signora non comprende, ma con molta gentilezza ci indica la direzione. Rasentiamo a sinistra un parco pubblico con un mercatino delle pulci e vediamo di fronte a noi i primi lotti con le tabelle dei numeri, delle portinerie, tutte con i fasci littori scalpellati… Eravamo in un pezzo di Roma che ci mancava. Bellissime le villette, ben strutturate le strade, diversificati i modelli e le impostazioni di ogni abitazione: i comignoli, le fioriere sotto alcune finestre, le recinzioni, le scalinate, i cancelli, gli infissi in legno originali. Ogni particolare esterno meticolosamente studiato. Abbiamo provato ad immaginare gli interni, ma con poco successo. Oltrepassati gli archi in mattoni rossi, si è aperta davanti a noi la piazza che ci ha immediatamente ricordato le piazze metafisiche di De Chirico. La chiesa (purtroppo chiusa) e la scuola con le quattro aquile che avranno sicuramente terrorizzato generazioni di bambini di prima elementare. La piazza mostrava la tranquillità dell’ora di pranzo. Seduti su uno dei sedili in marmo notiamo l’insegna “Pizza e Supplì”
e un signore con il grembiule bianco sulla soglia, l’immagine ci fa ben sperare.
Entriamo, ordiniamo due tranci di pizza e due supplì. Sono ottimi, li gustiamo con devozione mentre notiamo su un tavolino ‘Cara Garbatella’. Chiediamo quanto costa e ci viene risposto che è a distribuzione gratuita. C’è tempo per chiedere com’era la piazza. “Non era così prima, questa l’hanno fatta un po’ di anni fa, prima c’era un giardinetto con il prato…” . “Ma, dico, la sovrintendenza dei beni culturali non dovrebbe tutelare anche le peculiarità urbanistiche dei luoghi in cui viviamo? A quanto pare no, se il Municipio ha deciso di modificare e trasformare l’impostazione originaria della piazza”. Mentre usciamo notiamo i mosaici di sassolini, un’insegna sfondata del totocalcio, saracinesche di esercizi chiusi da tempo. Chiediamo ad un passante del teatro Palladium.
Scendiamo la dolce discesa, il teatro è ora edificio universitario, più in là attira la nostra attenzione il bel portone dei Bagni pubblici e i manifesti che raccontano la lotta per la biblioteca di quartiere. Ritorniamo sui nostri passi, un caffè, un’occhiata alle bancarelle del mercatino e rientriamo nelle chiazze d’ombra dei palazzi anni ‘50 e ‘60. Dopo una triste riflessione sull’involuzione delle abitazioni, moderni alveari in opposizione alle umane condizioni delle villette anni 20, riprendiamo la metropolitana e ringraziamo Nanni Moretti per averci portato in una zona di Roma che meriterebbe di essere maggiormente conosciuta dai turisti e, probabilmente, anche dai romani.

Gianni Belluscio

Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 10 – Luglio 2014

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