Realtà nuove alla Garbatella: gli Internet Point e i loro addetti

Realtà nuove alla Garbatella: gli Internet Point e i loro addetti

di Pasquale Navarra

Negli ultimi anni, alla Garbatella, molte attività commerciali hanno chiuso o sono cambiate radicalmente. Ciò ha contribuito, in molti casi, a dare un carattere più vario al quartiere. Gli Internet Point rappresentano la parte preponderante di tale rinnovamento.
Abbiamo incontrato Mostafa, Fahrid e Hasem, trentenni del Bangladesh; abitano fra il Casilino e la Prenestina e ogni giorno raggiungono la Garbatella per prestare la propria opera come addetti in due degli Internet Poin presenti.
Di questi locali forse non si è notato, fino ad ora, …..

Realtà nuove alla Garbatella: gli Internet Point e i loro addetti

di Pasquale Navarra

Negli ultimi anni, alla Garbatella, molte attività commerciali hanno chiuso o sono cambiate radicalmente. Ciò ha contribuito, in molti casi, a dare un carattere più vario al quartiere. Gli Internet Point rappresentano la parte preponderante di tale rinnovamento.
Abbiamo incontrato Mostafa, Fahrid e Hasem, trentenni del Bangladesh; abitano fra il Casilino e la Prenestina e ogni giorno raggiungono la Garbatella per prestare la propria opera come addetti in due degli Internet Poin presenti.
Di questi locali forse non si è notato, fino ad ora, il particolare più rilevante e più bello: vi navigano in internet, seduti uno accanto all’altro, clienti italiani e stranieri di ogni etnia. Una discreta carezza al cuore, un pezzo del mondo che è già possibile. “Alcuni clienti italiani con cui ho confidenza” – dice Mostafa – “ce l’hanno il computer a casa, ma vengono comunque qui perché hanno piacere a stare in compagnia”.

L’Internet Point in cui lavora Mostafa è stato aperto poco più di tre anni fa. Ne sono poi seguiti altri, in varie vie della Garbatella. Nelle mattinate dei giorni festivi gli Internet Point sono affollati di donne che fanno la fila per effettuare telefonate verso i Paesi di provenienza.
Mostafa spiega: “I telefoni per le chiamate internazionali sono utilizzati soprattutto da donne ucraine, romene e moldave. Un po’ meno sono le peruviane e le filippine. Ad ogni modo, la stragrande maggioranza dei clienti che vengono qui per telefonare sono stranieri; mentre, per quanto riguarda la navigazione in internet, la percentuale di clienti italiani e stranieri è quasi pari”. Le tariffe per le chiamate verso i Paesi dell’Est Europa e del Sudamerica sono infatti economiche.
E’ appassionante soffermarsi di tanto in tanto ad osservare discretamente queste donne in attesa di potersi mettere in contatto telefonico con i loro cari lontani. Le “madri ragazze”, ad esempio: cioè quelle badanti o domestiche che hanno, a Kiev o a Chisinau, un figlio medico o ingegnere o giornalista; queste donne “lasciate indietro” dal corso della Storia.
Di se stesso Mostafa mi dice che è in Italia da cinque anni e che il suo contratto di lavoro è regolare. E inoltre che il titolare dell’Internet Point in cui lavora è anch’egli originario del Bangladesh.
L’altro Internet Point in cui lavorano Fahrid e Hasem è a duecento metri da quello di Mostafa.
Parlando con essi il discorso torna su di un argomento che avevamo già toccato con Mostafa, ossia la legge Pisanu sull’antiterrorismo, che obbliga gli addetti degli Internet Point a trascrivere nome, cognome, indirizzo e numero di documento (di cui fare poi fotocopia da conservare) di ogni cliente, che deve infine apporre la firma accanto ai suoi dati. Fahrid e Hasem ci ripetono sostanzialmente quel che aveva detto Mostafa: “L’obbligo di prendere l’identità del cliente, come impone questa legge, ci ha fatto perdere metà dei clienti. Molti italiani, infatti, si rifiutano di lasciare i loro dati perché ci tengono alla privacy; e molti stranieri, che magari non sono in regola con il permesso di soggiorno, non se la sentono di rischiare”.
Di certo,  aggiungiamo noi, questa parte della succitata Legge appare del tutto inefficiente al fine della lotta al terrorism. E negare di fatto un piccolo conforto familiare a chi ha il permesso di soggiorno scaduto sa molto più di accanimento che di prevenzione.
Mostafa, Fahrid e Hasem sono musulmani. Al riguardo ci dicono che quando sentono dire del “pericolo islamico” non sanno davvero di cosa si stia parlando, così come non lo sanno tanti di coloro che lo paventano. La quasi totalità degli uomini e delle donne di religione islamica non sono, com’è evidente, né dei Bin Laden né suoi seguaci o apologeti. Mostafa, Fahrid e Hasem vivono – come moltissimi altri – la loro confessione religiosa in maniera assolutamente tranquilla e quindi rispettosa delle religioni e delle culture altrui.
Anche grazie agli Internet Point, comunque, la Garbatella dimostra ancora una volta di saper stare bene con tutti. E’ così vero da sembrare retorico, è così chiaro che nemmeno si nota.

 

Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 3 – Marzo 2006

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