“La cura della terra, la terra che cura”
di Stefano Baiocchi
È stata una
giornata di festa quella che il 1° aprile si è vissuta al Podere Lazio, dove da
ormai 15 anni la Cooperativa Sociale Agricola Garibaldi porta avanti un
progetto unico nel suo genere.
Moltissima gente, genitori con i loro figli, volontari, cittadini incuriositi,
e soprattutto loro, i giovani ragazzi affetti da autismo grave e che sostengono
con impegno e passione un’autentica e moderna forma d’imprenditoria: la cura
della terra, la terra che cura, come recita lo slogan impresso sull’Ape Car che
trasporta i prodotti agricoli coltivati al Podere.
Il tutto è
avvenuto a ridosso della giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo, che si celebra il 2 aprile di ogni anno.
Si tratta di un giorno riconosciuto a livello internazionale per incoraggiare
gli Stati membri delle Nazioni Unite a prendere misure atte a sensibilizzare le
persone sulla consapevolezza e sulla conoscenza dell’autismo.
Voluta dall’Assemblea
generale delle Nazioni Unite, la giornata è stata approvata il 1º novembre 2007
con la risoluzione 62/13 e adottata il 18 dicembre dello stesso anno; rientra
quindi in una delle giornate ONU ufficiali dedicate alla salute; il giorno
riunisce le singole organizzazioni dedicate all’autismo in tutto il mondo per
collaborare riguardo ricerca, diagnosi, trattamento e accettazione generale per
le persone portatrici di questa varianza neurologica.
All’Ottavo Municipio di Roma, un gruppo di famiglie con figli autistici ha
trovato uno scopo nella Cooperativa Garibaldi, tre ettari di terreno
all’interno della tenuta dell’Istituto Agrario di via di Vigna Murata. Grazie a
un programma condiviso con i servizi sanitari, con l’amministrazione e la scuola,
le famiglie hanno deciso di utilizzare la risorsa data dall’assistenza
domiciliare indiretta e di investirla nel progetto di cooperazione, dove
lavorano i loro 25 ragazzi e gli operatori, sviluppando una piccola impresa
agricola dove, oltre ad un orto e a una serra, funzionano a pieno regime un
agriturismo e una trattoria, e in più un mercatino in loco e ambulante, portato
in giro grazie all’Ape in dotazione alla cooperativa.
Sono anzi i ragazzi stessi a preparare le pietanze che poi sono servite e consumate dai clienti del ristorante, cui vengono rilasciati regolari scontrini fiscali, ci tiene a sottolineare il presidente della cooperativa Maurizio Ferraro.
“Siamo partiti dalla terra, che è il luogo di origine di ognuno di noi, e dove si possono creare le cose più semplici, e che abbiamo scoperto può aiutare tanto i nostri ragazzi”, ci ha spiegato il Presidente, che non senza un certo orgoglio, racconta tutto quello che è stato realizzato in questi vent’anni, una bella realtà imprenditoriale, ormai tramutata in opportunità, in servizi per le persone cosiddette “normali”. Ed è l’articolo 3 della Costituzione italiana a garantirlo, laddove sancisce che nessuna persona può essere discriminata, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, o di condizioni personali e sociali.
Una delle premesse fondamentali del progetto è anche una delibera della Regione, datata 6 maggio 2016, “Servizi e interventi di assistenza alla persona nella Regione Lazio” con cui si integra le Legge 112/2016, nota come “Legge del Dopo di Noi”, voluta fortemente dal Governo di Centrosinistra, la Carta dei Diritti delle persone con Autismo e la Carta dei Diritti delle persone con Disabilità.

Non è mancata la vicinanza e quindi il saluto da parte delle Istituzioni Municipali con la presenza dell’assessora alle politiche sociali Alessandra Aluigi e del Presidente dell’VIII Municipio Amedeo Ciaccheri, che ha evidenziato quanto “il percorso della Cooperativa Garibaldi (valido anche per la sua unicità) ha avuto il merito di valorizzare un’esperienza fondamentale per il nostro territorio, suggerendo alcuni principi che stentano tuttavia a prendere piede in città e che invece fanno parte di un ragionamento legato a nuovo welfare, che punta sull’autonomia e sull’emancipazione dove anche ragazze e ragazzi costruiscono dei percorsi propri senza fare riferimento allo Stato assistenzialista”.





