La resistenza al centro della due girni di Aprile

Giornalisti, storici e testimoni: dibbattito all’aula Columbus

La resistenza al centro della due girni di Aprile

a cura di Natale Di SCHIENA

L’antifascismo e la Resistenza non sono per noi una fase della storia d’Italia positivamente consolidata nella memoria di questo Paese come avviene nel resto d’Europa, dove esponenti della destra costituzionale europea, come Chirac, …..

Giornalisti, storici e testimoni: dibbattito all’aula Columbus

La resistenza al centro della due girni di Aprile

a cura di Natale Di SCHIENA

L’antifascismo e la Resistenza non sono per noi una fase della storia d’Italia positivamente consolidata nella memoria di questo Paese come avviene nel resto d’Europa, dove esponenti della destra costituzionale europea, come Chirac, preferiscono perdere le elezioni piuttosto che stringere patti elettorali con forze eversive come il Fronte Nazionale di Le Pen.
Al contrario, in Italia, la Resistenza fin dalla sua conclusione ha dovuto immediatamente fare i conti con i suoi detrattori, fossero i reduci repubblichini che insieme ai nazisti tedeschi avevano insanguinato i villaggi o la “zona grigia del paese”, che nei venti durissimi mesi non si era schierata, mantenendo una concezione autoritaria dello Stato e della società. Tutto questo non ha impedito che i valori della Resistenza permeassero il dibattito politico del dopoguerra, che ha portato alla Costituzione Repubblicana del 1948, che rimane il testo più avanzato anche nei confronti di costituzioni di più antiche tradizioni politiche e culturali.
piazza damiano sauli garbatellaSuccessivamente al patto costituzionale, anche le forze che a pieno titolo avevano partecipato alla guerra di Liberazione, hanno tentato di sminuirne il valore ideale tentando di limitare l’esperienza resistenziale ad una battaglia tesa a ripristinare una sorta di continuità dello Stato, appannata – secondo loro – dalla dittatura fascista definita una sorta di infortunio nella Storia d’Italia, che non si sarebbe più verificato. Non è così. Gli elementi di debolezza strutturale presenti in Italia (economici, sociali, istituzionali) tendono, in realtà se non vengono costantemente controllati e combattuti, a presentarsi come pericoli immanenti, tali che potrebbero portare l’Italia fuori dalla tradizione democratica europea. Per un lungo periodo la Resistenza è stata un oggetto di culto un po’ indistinto; successivamente ci sono stati tentativi di ridimensionamento portati avanti da forze che volevano sdoganare gli ex- fascisti per potersi sentire più liberi nella manovra politica; oggi, che lo sdoganamento è compiuto, si procede ad un nuovo attacco che ha l’obiettivo di scomporre l’intero assetto costituzionale per costruirne uno più aderente agli interessi materiali di che ci governa e vorrebbe dominarci.
Ribadire il valore etico morale della resistenza e l’intangibilità dei suoi risultati istituzionali, è il compito più importante dei prossimi tempi, perché si tratta di rendere consapevoli le nuove generazioni delle origini dell’attuale patto di libertà. Su questi filoni di ricerca si è mosso il Convegno del 28-29 aprile 2003 che si è svolto alla Sala Columbus, promosso da Aprile XI Municipio, dallo stesso Municipio, dalla Università Roma Tre, dalla Fondazione Di Vittorio, dalla Fiom Roma sud, dalla Cgil Roma sud, dallo Spi regionale e da tutte le associazioni partigiane. Il convegno è nato sulle ipotesi accennate, ma anche perché la zona ove si è realizzato è stata un punto importante di resistenza in tutto il periodo dell’occupazione tedesca di Roma.
Le relazioni sono state molteplici e di notevole interesse ad iniziare dal modo in cui è stata evidenziata la strumentalità politica del revisionismo intorno alla resistenza, individuando in ciò un attacco moderato alle origini della repubblica tesa a costruire, su ciò, uno sbocco autoritario e plebiscitario. La Resistenza, di fatto, inizia con le lotte operaie e popolari che accentuarono la crisi sociale poi sfociata nella crisi di regime, l’armistizio e l’avvio della lotta armata. Il ruolo del mondo del lavoro, divenne più forte nel corso della guerra partigiana, permettendo la definizione di un patto tra diversi che riconoscevano nella funzione del lavoro il punto di riferimento fondante le istituzioni repubblicane (art. 1-Cost.). Altri, hanno ricordato l’asprezza della battaglia condotta a Roma in una situazione difficilissima dovuta alla presenza elevata delle forze di occupazione tedesche e dei fascisti, battaglia in cui le forze della resistenza riuscirono ad impedire ai tedeschi di operare indisturbati contro l’avanzata militare alleata.
La capitale e il suo fronte interno, divennero il problema duro e insormontabile per i nazifascismi che – in difficoltà – tentarono attraverso la strategia stragista (Fosse Ardeatine) di intimidire, non riuscendoci, i romani. Di qui l’ampiezza e la ferocia della strage condotta contro cittadini inermi avvenuta prima che apparisse il manifesto tedesco contro l’azione partigiana che, alla fine, appunto, riportava la frase: “L’0rdine è già stato eseguito”. E’ in relazione a questo plurimo e bestiale assassinio che di nuovo è emersa la responsabilità e l’atteggiamento equivoco del Vaticano che in quei giorni avvia una polemica con le forze partigiane invece di condannare un atto, quello tedesco, contrario alle più elementari regole di umanità. Molti hanno ricordato, invece il contributo fattivo gli esponenti del mondo cattolico non solo solidali con la battaglia della libertà, ma spesso protagonisti attivi dell’azione antitedesca. Il Convegno si è dipanato nel sottolineare l’importanza della battaglia di Porta S.Paolo (9-10 settembre 1943) dove, per la prima volta in Italia, dopo la fuga ignominiosa del re e del comando supremo, cittadini e popolo abbandonati al proprio destino resistettero con grande coraggio alle truppe tedesche. Altri episodi sono stati sottolineati la battaglia della montagnola, dove i tedeschi si scontrarono con civili armati; l’assassinio di dieci donne avvenuto davanti ad un mulino ove erano andate per procurarsi la farina per fare il pane.
E’ stata sottolineata l’importanza dei lavoratori della romana Gas e degli altri lavoratori del comprensorio che, in accordo con la resistenza romana, operarono azioni di sabotaggio. Infine, è stata la figura di Giuseppe Cinelli, comunista, comandante militare della zona, fucilato alle Fosse Ardeatine, nonostante le sevizie e le torture non fece un solo nome dei propri compagni e di tutti gli altri combattenti antifascisti. Insomma un convegno importante per ricordare il passato e monito per il futuro per chiunque voglia, di nuovo, toglierci la libertà.

 

 

Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 0 – Maggio 2003

 

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