Di Iacopo Smeriglio
È la mattina dell’Epifania e decine di persone si sono raccolte alla Garbatella, in Via Massaia, al numero 65, dove si aprono i Lotti degli impiegati delle Poste. Una corona di fiori rossi apposta all’ingresso del cortile segna il nome di Giuseppe Felici: partigiano e giovanissimo figlio del quartiere che proprio il 6 gennaio 2023 avrebbe compiuto cento anni.
“I testimoni stanno scomparendo e per questo segniamo i luoghi muti per far inciampare chi vive oggi nelle storie del passato – ha detto il Presidente del Municipio VIII Amedeo Ciaccheri. I luoghi prendono in carico il testimone delle voci dirette. Ma confido nello spirito di libertà, anche inatteso, che fa nascere storie di eroismo come quelle di Giuseppe Felici. Di queste storie nel nostro quartiere o a Leonessa, nel nostro Paese, ce ne sono tante. Confidiamo in questo spirito di libertà che ci distingue, anche tra i giovanissimi”.
Chi era Giuseppe Felici
Aveva vent’anni quando le truppe naziste marciarono su Roma il 9 settembre 1943. Combatté la Battaglia di Porta San Paolo e si unì alla rete centrale dei GAP romani guidata da Carlo Salinari. Le grandi doti organizzative e militari lo portarono a coordinare la Resistenza in Sabina. Braccato dai fascisti e dai nazisti si spostò a Leonessa e nei monti circostanti, dove operavano alcune tra le più grandi bande partigiane del centro Italia, come la D’Ercole-Stalin. Il padre di Giuseppe, Angelo Felici, venne arrestato e deportato in Germania. Morirà per gli stenti e le sofferenze patite.
Giuseppe Felici proseguì la sua attività di guerriglia tra i monti della Sabina fino alla primavera del 1944, quando cadde prigioniero di una pattuglia tedesca nei pressi di Rieti e poi fucilato il 9 aprile.
“Fioriscono in lui le virtù più nobili del popolo italiano”. Dice la motivazione con cui, nel dopoguerra, venne insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare.
La testimonianza del sindaco di Leonessa
Alla commemorazione era presente anche il Sindaco di Leonessa, Gianluca Gizzi, che ha ricordato l’altissimo prezzo di sangue che pagò il piccolo paese nella primavera del 1944. “Cinquantuno furono i civili assassinati per rappresaglia dai nazifascisti in quel periodo, a testimonianza dell’intensa attività partigiana e antifascista che caratterizzò i monti della zona. Un tributo che vale la libertà di tutti noi e che – ha detto il Sindaco- ci impone di difendere i valori di umanità racchiusi nella Carta costituzionale”.
L’assessora alla Memoria del Municipio VIII Maya Vetri ha rinnovato l’impegno delle istituzioni locali nella trasmissione della memoria della Resistenza come esercizio di democrazia.
Questa cerimonia, a cui hanno con passione partecipato l’ANPI e l’ANED, organizzata in collaborazione con Cara Garbatella, è la prima di un percorso lungo che porterà all’apposizione di una targa in memoria di Giuseppe Felici e di due pietre d’inciampo, per lui e per il padre, nel corso del prossimo anno.





