Passeggiando lungo le strade della Garbatella
La bellezza del nostro percorso in queste vie grandi e piccole
di Paola Angelucci
A tutti noi “indigeni” del quartiere, ai viandanti d’occasione, ai tanti lavoratori e studenti accade di seguire i propri percorsi quotidiani per le strade della Garbatella. Uscendo da casa, fermando auto e moto, scendendo dalla metro e dai bus cominciamo così a camminare: sapendo guardare il “dentro” e ascoltare il “fuori” è impossibile non avvertire l’essenza, la bellezza vera del nostro percorso; per queste vie, grandi o piccole, i nostri passi assumono un significato che non è solamente quello di raggiungere la meta prefissata, ma è quello di un bambino che ogni giorno da casa raggiunge la scuola; …..
Passeggiando lungo le strade della Garbatella
La bellezza del nostro percorso in queste vie grandi e piccole
di Paola Angelucci
A tutti noi “indigeni” del quartiere, ai viandanti d’occasione, ai tanti lavoratori e studenti accade di seguire i propri percorsi quotidiani per le strade della Garbatella. Uscendo da casa, fermando auto e moto, scendendo dalla metro e dai bus cominciamo così a camminare: sapendo guardare il “dentro” e ascoltare il “fuori” è impossibile non avvertire l’essenza, la bellezza vera del nostro percorso; per queste vie, grandi o piccole, i nostri passi assumono un significato che non è solamente quello di raggiungere la meta prefissata, ma è quello di un bambino che ogni giorno da casa raggiunge la scuola; la strada è la stessa, ma è anche sempre diversa (come le nostre esistenze), perché c’è sempre qualcosa di nuovo, per esempio un cartello stradale, o un piccolo particolare che era sfuggito il giorno prima come un fiore sbocciato tra le crepe dell’asfalto.E’un po’lo stesso effetto che ci fa rileggere un bel libro o vedere piu’ volte un film: si scoprono cose inaspettate e diventa quasi un lavoro analitico. E’ la struttura urbanistica stessa del nostro quartiere che invita, dopo un percorso piu’o meno solitario lungo la strada intrapresa, ad alzare la testa ed aprirci all’altro, arrivando ogni volta ad una piazza, un largo, un crocevia che qui sono sempre qualcosa di piu’ di un semplice incrocio stradale. L’epifania della piazza crea ogni volta la possibilità dell’incontro, di uno scambio vivace di opinioni e di sguardi e attiva la circolarità delle esperienze: donne e uomini, piccoli o grandi di età troviamo tutti, dopo un percorso individuale fatto di segmenti lineari e di svolte, un curioso senso di sollievo a sbucare in una piazza accogliente (e di queste è fatta la Garbatella).
Avete mai provato il malinconico piacere che si sente a P.zza B.Brin salendo da Via Guglielmotti riabilitata all’uso pedonale con nuovi marciapiedi e rassicuranti mancorrenti? E che antichi pensieri evoca quella targa con su scritto Vicolo della Garbatella con accanto la curiosa P.zza Pantero Pantera.
Da lì arriviamo subito a Via delle Sette Chiese, una strada che è quasi un pellegrinaggio dove, chi la percorre, passa in pochi minuti dal caos della Cristoforo Colombo alla calma ritrovata del Parco Tolli. I nostri percorsi si snodano ovunque nel quartiere, anche se usciamo da una dimensione così interiore per immergerci nella brulicante Circ.one Ostiense, la nostra arteria gonfia di confusione ed umanità di cui non possiamo piu’ fare a meno; così ci accorgiamo, inevitabilmente, che il nostro cuore batte forte quando, tra gli incroci pieni di macchine, si apre la moderna classicità di P.zza E. Biffi: ci possiamo fermare, riposare, dissetarci, leggere, giocare, sentire le campane di Santa Galla (uno dei pochi campanili rimasti in cui le campane si muovono veramente, incantando ancora chi si ferma ad osservarle) e guardare l’orologio dell'”albergo rosso”, splendido ed inimitabile; riappropriandoci così di uno spazio già nostro, smarrito da tanto tempo.
Ma una strada che tanto dà a chi la percorre è sicuramente Via Rocco da Cesinale, irta salita o ripida discesa, comunque un perfetto punto di equilibrio tra alto e basso, tra sopra e sotto, tra antico e moderno: sopra c’è la scuola piena di vita, i bambini e le belle mamme; sotto c’è l’unica piazza di Roma decorata come un salotto, P.zza M.da Carbonara con i quadri appesi alle facciate delle case. Dunque è proprio così, la possibilità di muoverci per il quartiere e viverlo fino in fondo ci induce a pensare che la megalopoli è fuori misura per i nostri passi.La dimensione urbana che vogliamo è quella in cui la vita possa scorrere piu’ fluida per tutti, dove tra il territorio e gli esseri umani che lo vivono si possa creare una “corrispondenza di amorosi sensi”, un luogo dove nessuno resti solo.
Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 2 – Febbraio 2005





