In moto a 100 all’ora lungo Via Passino
Quotidianamente, più volte nella giornata, un motociclista o più di uno, dotati di mezzi potenti, affrontano ad alta velocità la salita di Via Passino mandando al massimo lo scappamento e lacerando la quiete del quartiere. Lo stesso accade ogni notte lungo la Colombo, dove spericolati centauri si esibiscono in gare di velocità con altri o con se stessi, rovinando il sonno della gente comune. Anche altre strade del quartiere – come Via Guglielmo Massaia, Via Roberto De Nobili, Via Macinghi Strozzi, Via Rocco Da Cesinale, Via Guglielmotti, tutte vie che consentono una lunga …..
In moto a 100 all’ora lungo Via Passino
Quotidianamente, più volte nella giornata, un motociclista o più di uno, dotati di mezzi potenti, affrontano ad alta velocità la salita di Via Passino mandando al massimo lo scappamento e lacerando la quiete del quartiere. Lo stesso accade ogni notte lungo la Colombo, dove spericolati centauri si esibiscono in gare di velocità con altri o con se stessi, rovinando il sonno della gente comune. Anche altre strade del quartiere – come Via Guglielmo Massaia, Via Roberto De Nobili, Via Macinghi Strozzi, Via Rocco Da Cesinale, Via Guglielmotti, tutte vie che consentono una lunga accelerata – non sono immuni da simili bravate. Essenziale è correre e nel contempo fare rumore, un modo clamoroso di rimarcare la propria esistenza, una maniera evidentemente autogratificante nell’ambito di una distorta affermazione della personalità, per altri versi paragonabile alla paranoia dei graffitari che godono nel segnare con lo spray il proprio nome o la propria sigla o la propria firma criptata o i propri amori o la propria fede sportiva o passione politica (recentemente è apparsa in Via Magnaghi una scritta demenziale composta da una grossa svastica accompagnata dalla frase rivelatrice “Ve odio tutti”), deturpando i muri della città: un modo anomalo e arrogante per dire “anche io esisto”. Ma questo è un altro discorso che andrebbe approfondito: il graffito nasce nella seconda metà degli anni sessanta con uno spiccato carattere ideologico, producendo non di rado risultati assimilabili a forma d’arte; ben presto però degenerando in vero e proprio vandalismo e in sterile ribellismo o più semplicemente in una moda di cattivo gusto, irrispettosa verso gli altri.
Contro i maniaci della velocità, emuli di Valentino Rossi che però corre su pista, c’è poco da fare: sono talmente rapidi che la loro piccola targa non riesce ad essere letta da i quasi invisibili vigili che dovrebbero controllare il traffico e nemmeno, sulle strade nazionali, dall’autovelox.
Eppure rappresentano un pericolo pubblico, oltre che per se stessi.
Sicché non c’è da fare affidamento sulla repressione, ma piuttosto sulla prevenzione, a cominciare dai quattordicenni cui viene conferito il motorino come premio per aver conseguito la licenza media.
Si stringe il cuore quando ti imbatti in un corpo sull’asfalto vicino a una moto o a un motorino, quasi sempre cavalcati da giovani o giovanissimi.
Tempo fa conoscemmo un noto chirurgo esperto in interventi di alta specializzazione: riattaccava i plessi brachiali (cioè i nervi delle braccia) strappati nelle cadute con le moto. Un intervento che veniva effettuato al microscopio. Il suo reparto pullulava di giovani con le braccia penzoloni inerti, in attesa dell’intervento.
Ci confidò la sua tristezza quando gli capitava di ritrovare qualche paziente che in precedenza aveva guarito, tornare ad affidarsi nuovamente a lui dopo un’altra caduta. – (C.B.)
Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 4 – Dicembre 2007