E’ bella la “Scoletta”? Certo, è una villa del ‘500!

E’ bella la “Scoletta”? Certo, è una villa del ‘500!

Fu fatta costruire da un membro della nobile famiglia senese dei Sergardi. Il bell’edificio fu ampliato nel 1927 dall’architetto Sabbatini e da allora è l’asilo dei bimbi della Garbatella. Il restauro radicale del 2004 viene completato in questi giorni.

di Cosmo Barbato

Chi lo direbbe che l’asilo infantile della Garbatella – cioè la Scuola dei bimbi, la “Scoletta” di Piazza Nicola Longobardi – in origine fosse stato una rinascimentale raffinata villa di campagna. L’edificio infatti fu eretto nel primo ventennio del 1500 per il piacere di un nobile senese. La costruzione fu certo progettata da un artista di cui non ci è pervenuto il nome, ma che non dovrebbe essere distante dalle scuole di architettura di Raffaello o di Baldassarre Peruzzi operanti a Roma negli anni che precedettero il terribile “sacco” dei Lanzichenecchi del 1527. …..

E’ bella la “Scoletta”? Certo, è una villa del ‘500!

Fu fatta costruire da un membro della nobile famiglia senese dei Sergardi. Il bell’edificio fu ampliato nel 1927 dall’architetto Sabbatini e da allora è l’asilo dei bimbi della Garbatella. Il restauro radicale del 2004 viene completato in questi giorni.

di Cosmo Barbato

Chi lo direbbe che l’asilo infantile della Garbatella – cioè la Scuola dei bimbi, la “Scoletta” di Piazza Nicola Longobardi – in origine fosse stato una rinascimentale raffinata villa di campagna. L’edificio infatti fu eretto nel primo ventennio del 1500 per il piacere di un nobile senese. La costruzione fu certo progettata da un artista di cui non ci è pervenuto il nome, ma che non dovrebbe essere distante dalle scuole di architettura di Raffaello o di Baldassarre Peruzzi operanti a Roma negli anni che precedettero il terribile “sacco” dei Lanzichenecchi del 1527 Occorre approfondire le ricerche negli archivi per conoscerne con sicurezza la paternità: a giudicare dalla nobiltà di stile del bell’edificio, il più bello che c’è alla Garbatella, proprio al centro, come l’ombelico del quartiere, dovrebbe trattarsi di un architetto di fama.

La “Scoletta”, così cara alla memoria di tante generazioni di nostri concittadini, a partire dagli ultraottantenni che erano bambini nel 1927, fu inaugurata in quell’anno, dopo che l’architetto Innocenzo Sabbatini le diede l’aspetto definitivo che tuttora conserva. Era il primo edificio pubblico che veniva ultimato, dopo la fondazione della Garbatella avvenuta il 18 febbraio 1920, per accogliere la numerosa infanzia che si era già formata nella borgata popolare: fu intitolata a Luigi
Luzzatti, ideatore dell’Istituto Case Popolari. La gestione fu affidata alle suore Figlie della carità, le “cappellone”, che la ressero per moltissimi anni con amore e rigore.
Sabbatini, autore di molti altri egregi edifici della Garbatella, ebbe l’incarico di adattare e ampliare il fabbricato già esistente dall’aspetto classico, col suo portico e la sua loggia, fino a quel momento condotto in affitto dagli Scialanga, una famiglia di allevatori di Amatrice, immigrata in questo ambito della campagna romana ancor prima che nascesse la borgata. All’originario corpo centrale di dimensioni ridotte, che affaccia su Piazza Nicola Longobardi, l’architetto aggiunse a sinistra una lunga ala su Via Magnaghi e un’altra a destra, anch’essa altrettanto lunga, partendo da una cupoletta ribassata, su Via Rocco da Cesinale, creando in tal modo una falsa armoniosa simmetria, che ben si accorda con lo stile rinascimentale della villa.
Sui due lunghi  corpi aggiunti pose, ad ornamento, due classiche balaustrate. In quella di sinistra sistemò anche due artistici sarcofagi imitanti l’antico. Di “casino di caccia” parla una scheda redatta, in preparazione di un restauro del 2004, dal XII Dipartimento del Comune, “riconducibile – è detto – alla tipologia di altre ville contemporanee di Roma, che hanno come capostipite il belvedere bramantesco del Vaticano, con riferimento più preciso nel casino di caccia opera di Giacomo Del Duca (un allievo di Michelangelo – ndr) del 1586 alle spalle della Villa Farnese di Caprarola”.

L’edificio della Garbatella era stato commissionato da Filippo Sergardi, nobile curiale di origini senesi, aggregato alla nobiltà romana nel XVI secolo. I Sergardi erano in realtà oriundi di Montalcino, nel Senese, ma erano solidamente insediati a Siena città già dalla metà del Quattrocento esercitando attività mercantili: erano dunque dei ricchi borghesi con ascendenze di nobiltà. Il loro stemma reca due martelli incrociati su fondo rosso e azzurro.
Nel 1513, allorché Giovanni de’ Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico, fu eletto papa col nome di Leone X, i banchieri fiorentini, fiutando la possibilità di realizzare proficui affari, presero a buon ragione la via di Roma. In sottordine li imitarono anche affaristi di Siena, come il ricco banchiere senese Agostini Chigi, e tra di loro Filippo Sergardi, amico del Chigi, il quale decise di orientare i suoi interessi piuttosto nel campo immobiliare e fondiario. Peraltro conquistò anche un’eminente posizione nella Curia, divenendo Chierico di Camera e Segretario dei Brevi di Leone X e concludendo la sua carriera col titolo prestigioso di Decano della Reverenda Camera Apostolica. Tuttavia in seguito la famiglia non si stabilì a Roma, ma vi mantenne e anzi progressivamente ampliò i suoi possessi immobiliari. Presso la Camera Apostolica solo molto più tardi ebbe importanti incarichi per l’amministrazione vaticana un altro Sergardi, il cardinale Ludovico, specie sotto il papato di Innocenzo XIII (1721- 1724). Contemporaneamente il cardinale fu attivo a Roma come poeta satirico contro le ipocrisie del clero e dell’aristocrazia vaticana, però non in prima persona ma sotto lo pseudonimo di Quinto Settanno.

Nell’elenco delle proprietà della famiglia è nominata una “vigna fuori porta San Paolo” di proprietà appunto di Filippo Sergardi, trasmessa poi per testamento al nipote Fabio (morto nel 1568); da Fabio trasmessa al figlio Curzio (assurto al titolo di “Conservatore” del Comune di Roma nel 1591 e morto nel 1630); da Curzio venduta il 13 gennaio 1621 a tal Lorenzo Bonincontri: “Vignia fuor porta S.pavolo nel logo detto monte della Bagniara…”. Manca negli atti una localizzazione più precisa, ma sembra proprio trattarsi della proprietà trasformata nel 1927 nella nostra “Scoletta”.
I Sergardi, si legge ancora nella scheda redatta dal Comune, per ragioni di difesa fecero anche costruire sotto il parco, che si trova alle spalle dell’edificio, dei cunicoli che riportarono alla luce i resti di una villa romana del I secolo d.C. Lo scavo restituì diversi marmi lavorati che, insieme ad altri raccolti in zona, furono posti ad ornamento della villa e del parco. Oggi è rimasto solo un pregevole bassorilievo rappresentante storie di Mercurio, murato sul retro della villa, mentre tutti gli altri reperti, tranne alcuni che erano stati trasferiti a Siena dagli antichi proprietari, sono “spariti”. Noi stessi fotografammo nel 1991 un cippo funerario oggi scomparso.
Il corpo originale della villa, escluse cioè le aggiunte del Sabbatini, si presenta al pian terreno con un portico arcuato a tre luci, sovrastato al primo piano da una loggia spartita da sei colonnine che sostengono una piattabanda. Ai fianchi, limitatamente al piano rialzato, stanno due corte appendici. Nel retro si ripete il motivo del portico, sovrastato però da una parete in cui si aprono tre finestre. Bellissima la corte, un lungo viale percorso da due doppi filari di palme delle Canarie che fanno ala a un doppio filare di olivi secolari: un paradiso per i bambini dell’asilo, se il parco fosse tenuto con cura. Sempre nel retro c’è un pozzo datato 1868 ma probabilmente più antico: pesca nella falda del fiume Almone che scorreva a valle (oggi è canalizzato sotto la Circonvallazione Ostiense).

Sabbatini pose sul davanti della villa il bacino di una fontana e creò nel lato posteriore, nel raccordare i tre corpi di fabbrica, una sorta di esedra.
Nell’eseguire i lavori, l’architetto scoprì, in un locale del piano alto poi utilizzato come deposito per i cassoni dell’acqua, un lacerto di affresco appartenuto alla residenza padronale: saggiamente lo preservò, ricoprendolo con una lastra di vetro.
Chi furono gli ultimi proprietari della villa? Una carta del 1845 la indica come Villa Polverosi (i Polverosi avevano proprietà in zona, ma non sembra che il nostro edificio vi potesse rientrare); una carta dell’Istituto topografico militare del 1877 la indica come Villa Rosetti o Roselli; la carta di Enrico Kilpert dei dintorni di Roma del 1881 la definisce Villa Roselli; nel 1906 l’Istituto cartografico italiano la cita come Villa Torlonia; ma in una carta del 1924 dell’Istituto geografico militare riappare come Villa Rosselli (probabilmente un errore, compiuto dal cartografo che non ha tenuto conto del passaggio ai Torlonia documentato dalla carta del 1906).
Furono dunque i Torlonia ad affittarla all’allevatore amatriciano Scialanga, prima che la villa venisse acquisita dall’ Istituto Case Popolari.
La scuola subì un restauro leggero nel 1991 e uno più radicale inaugurato nel 2004, eseguito con i più rigorosi criteri di salvaguardia dei valori estetici dell’edificio e di rispetto delle normative vigenti. Ora si completa il restauro rifacendo alcuni pavimenti, modificando gli infissi con l’aggiunta di vetri antisfondamento e ridando il colore agli intonaci esterni. Se ne occupa l’ottimo geometra del Comune Pietro Gargini, che seguì già egregiamente la prima parte dell’intervento nel 2004. Il nostro Municipio infine si occuperà del recupero del verde della corte.

 

Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 5 -Novembre 2008

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