Via della Moletta: un pezzo di storia della Garbatella

Via della Moletta: un pezzo di storia della Garbatella

di Cosmo BARBATO

Ma che ci fa , alla Garbatella, una “Via della Moletta”, che chiaramente allude ad un piccolo mulino, in mezzo a strade tutte dedicate a viaggiatori o navigatori come Girolamo Benzoni, Giovanni da Verrazzano, Antonio Pigafetta, Pellegrino Matteucci, Attilio Pecile, Anton da Noli, Capitan Bavastro ecc.? …..

Via della Moletta: un pezzo di storia della Garbatella

di Cosmo BARBATO

Ma che ci fa , alla Garbatella, una “Via della Moletta”, che chiaramente allude ad un piccolo mulino, in mezzo a strade tutte dedicate a viaggiatori o navigatori come Girolamo Benzoni, Giovanni da Verrazzano, Antonio Pigafetta, Pellegrino Matteucci, Attilio Pecile, Anton da Noli, Capitan Bavastro ecc.?
La conservazione degli antichi toponimi, cioè dei vecchi nomi dei luoghi, è importante al fine di tramandare la storia dell’ambiente in cui viviamo, per risalire cioè alle passate vicende che hanno riguardato contrade della città che oggi appaiono totalmente modificate dal dilagare dello sviluppo edilizio. Il caso di via della Moletta è appunto uno di questi. Alla Garbatella e dintorni ci sono parecchi di questi esempi di utile conservazione dei vecchi nomi. Lo stesso titolo, Garbatella, della borgata, del quartiere poi e adesso del rione, lo testimonia: esso è infatti il vecchio appellativo popolare di origine un po’ plebea di quest’angolo della ex campagna romana, prevalso contro le proposte succedutesi nel tempo di dare un nome più “elevato” al nuovo insediamento nato nel 1920: si discusse infatti sul nome di Concordia (con allusione alla pace sociale) e poi di Remuria (con allusione a una mitica presenza in questi luoghi di Remo, fratello di Romolo). Via della Moletta RomaAltro esempio importante è quello della intitolazione di via delle Sette Chiese. E purtroppo ci sono anche esempi di sciatta cancellazione. Citiamo una “Via delle Statue” (nome popolare mai registrato nella toponomastica ufficiale) ribattezzata via Silvio D’Amico in onore del fondatore dell’Accademia nazionale d’arte drammatica. Il riferimento alle statue nasceva dal continuo ritrovamento in zona di antichi marmi lavorati. E infatti proprio in quel luogo, attiguo alla via Laurentina, si trova una necropoli pagana e una sottostante catacomba cristiana intitolata a Santa Tecla, riscoperta nel secolo scorso (la necropoli si può vedere – chiedere permesso al portiere – nell’atrio del palazzo dell’Alleanza Assicurazioni in via Silvio D’Amico 40; alla catacomba invece si accede solo con visite guidate, autorizzate dal Pontificio istituto di archeologia cristiana).
Il toponimo della Moletta è ben noto agli abitanti della Garbatella, pur se riferito a una strada oggi di modesta importanza che unisce via Girolamo Benzoni con piazza Giovanni da Verrazzano, tant’è che qui, nel linguaggio popolare, viene normalmente localizzato il poliambulatorio della Asl, che in realtà ha l’ingresso sull’attigua piazza Pecile: tale “spuria” localizzazione è indice della abitudine di nominare un luogo noto, consuetudine che permane nel linguaggio comune, anche se si è perduta la memoria della sua origine. La Moletta, dunque, ricorda un antico piccolo ma importante mulino, di proprietà dei monaci di San Paolo, che, almeno dal 1500, fu l’unico autorizzato dalla Camera apostolica (siamo ai tempi dello Stato pontificio) a rimacinare le crusche del grano prodotte dagli altri mulini della città. L’esclusiva della rimacinatura derivava dalla necessità di concentrare il controllo annonario, per ovviare al diffuso malvezzo di mugnai disonesti di mescolare alle farine una parte degli scarti della molitura del grano una volta rimacinati.
A smuovere le macine ci pensavano le abbondanti acque dell’Almone (un tempo considerato dai romani un fiume sacro, più tardi decaduto al livello di Marrana della Caffarella o di Acquataccio), affluente di sinistra del Tevere proveniente dal territorio di Marino, che ora scorre intubato a diciassette metri di profondità sotto la Circonvallazione Ostiense. In origine la via della Moletta, pur essendo poco più che una stradina di campagna, si presentava con un percorso abbastanza lungo, perché collegava le via Ostiense con il vicolo della Travicella, a sua volta altra importante stradina, che univa l’Appia Antica quasi all’altezza di Porta San Sebastiano con Porta San Paolo (oggi il collegamento tra le due porte è realizzato dal moderno viale di Porta Ardeatina, all’esterno delle mura). A spezzare quell’antico percorso ci hanno pensato nel tempo prima la costruzione della ferrovia Roma-Lido negli anni Venti del secolo scorso e più tardi quella della Cristoforo Colombo.
Che cosa è restato della Moletta oltre al nome rievocato da questo spezzone di via, che non è nemmeno coincidente con il vecchio percorso? E’ rimasto un modesto edificio di colore rosso, infossato presso il parcheggio della Metropolitana della Garbatella, adiacente al casale che ospita il Centro anziani di via Pullino ma a un livello più basso. Fino a qualche anno fa si potevano ancora vedere alcune vecchie ruote di mole appoggiate ai suoi muri, oggi scomparse. Ma stranamente il nome della Moletta è rimasto nella memoria collettiva, pur se quasi nessuno ne ricorda l’origine. Ecco, questo è un caso in cui la toponomastica ci viene in soccorso.

 

 

Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 0 – Dicembre 2003

 

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail