Storie di lotta e di coraggio in un Quaderno della Resistenza

A 60 anni dalla liberazione dall’occupazione nazista l’associazione Cara Garbatella pubblica il “Quaderno della Resistenza”, raccolta di testimonianze sulle donne e gli uomini che hanno combattuto per la libertà ed hanno determinato l’identità civile e democratica del nostro quartiere

Storie di lotta e di coraggio in un Quaderno della Resistenza

di Alessandra De Luca

 

Il “Quaderno della Resistenza”, curato dall’associazione Cara Garbatella, autori Cosmo Barbato e Gianni Rivolta, è una raccolta di diciotto brevi capitoli che raccontano la tragica storia della resistenza antifascista nel territorio Garbatella-Ostiense. Diciotto racconti la cui protagonista assoluta …..

A 60 anni dalla liberazione dall’occupazione nazista l’associazione Cara Garbatella pubblica il “Quaderno della Resistenza”, raccolta di testimonianze sulle donne e gli uomini che hanno combattuto per la libertà ed hanno determinato l’identità civile e democratica del nostro quartiere

Storie di lotta e di coraggio in un Quaderno della Resistenza

di Alessandra De Luca

Quaderno della Resistenza - Garbatella - Ostiense

Il “Quaderno della Resistenza”, curato dall’associazione Cara Garbatella, autori Cosmo Barbato e Gianni Rivolta, è una raccolta di diciotto brevi capitoli che raccontano la tragica storia della resistenza antifascista nel territorio Garbatella-Ostiense. Diciotto racconti la cui protagonista assoluta

è la voce diretta dei portatori della memoria, coloro che hanno vissuto, o hanno visto accadere, le brutalità dell’occupazione nazista.
Diciotto tasselli che si completano l’uno con l’altro, lungo il filo delle date, fino a comporre il mosaico storico dei nove mesi in cui militari e civili condussero il paese alla liberazione. Diciotto frammenti di storie parlate che si amalgamano bene con frammenti di vere e proprie cronache degli eventi storici più salienti. Il primo capitolo parte dall’8 settembre 1943 alla Montagnola da cui tutto è nato. Con un messaggio alla radio del capo del governo Badoglio, viene resa nota la notizia dell’armistizio.Quaderno della Resistenza - Garbatella - Ostiense
È la finzione di una fine. È una festa che dura un giorno. L’Italia precipita nel caos. Il Re Vittorio Emanuele III e Badoglio lasciano Roma. L’esercito, senza ordini precisi, è allo sbaraglio.
I tedeschi ex alleati sono determinati ad occupare immediatamente la città e lo fanno con un agguato al I° Reggimento Granatieri insediato nella palazzina rossa all’incrocio tra via Cristoforo Colombo e via Laurentina. A raccontare la sanguinosa battaglia che ne seguì è Padre Occelli, parroco della chiesa Buon Pastore alla Montagnola. Gli episodi di cui fu testimone sono molteplici e tutti rivelano il modo in cui quella comunità di quartiere seppe stringersi in atti di coraggio e solidarietà: chi offrendo rifugio e assistenza ai feriti, chi un riparo ai soldati fuggitivi, chi regalando un abito borghese ai soldati, chi offrendo un pezzo di pane, chi imbracciando un’arma abbandonata nei campi. Sono tante le donne e gli uomini che si distinsero per atti come questi.
Il Quaderno sembra non volerne dimenticare alcuno e ne cita i nomi ed i cognomi, informa sullo stato sociale, la famiglia, le abitudini domestiche, gli affetti familiari. Non tralascia di sottolineare piccole vicende che altrimenti non avremmo potuto conoscere, poiché troppo private per attrarre l’attenzione della storiografia. Qui, invece, il ricordo privato conta più di tanti fatti che sono stati raccontati perché aggiunge un significato nuovo. E la coscienza in noi vuole significati nuovi per essere ancora una fresca e viva coscienza, perché il dolore insito nella violenza non diventi lettera morta. Ma l’8 settembre non è solo il giorno dello sfacelo.È anche il giorno delle scelte contro il nuovo oltraggio. Quaderno della Resistenza - Garbatella - Ostiense
Il Quaderno fa luce sui piccoli gruppi e sui singoli individui che si muovono, si organizzano. All’epoca si scelse di reagire per mille motivi. Per convinzione politica, come quella che mosse i martiri delle Fosse Ardeatine, Enrico Mancini, convinto antifascista che rifiutò sempre di indossare la camicia nera, ed i fratelli Cinelli, torturati prima e fucilati poi. Per un’idea di libertà, come quella che spinse Libero De Angelis e Giuseppe Felici a combattere a costo della propria vita. Per un istintivo senso di ribellione, quello che fu di tutti coloro che raggiunsero le caserme e le montagne. Per necessità, come fu quella di Jole Zedde e delle centinaia di disperati che si riversarono alla stazione Ostiense all’assalto dei treni carichi di alimenti, o delle donne all’assalto dei forni sulla via del Porto Fluviale. Per seguire un amico o un parente, come avvenne a Pasqua Ercolani, madre di quattro figli, che troverà la morte al seguito del cognato, il fornaio Quirino Roscioni nel tentativo di dare riparo ai resistenti durante i giorni di fuoco alla Montagnola. Per un gesto di solidarietà e di pietà, come avvenne al Parroco Occelli e a Don Bianchi, il primo parroco di Santa Galla, alle suore della Maternità, agli abitanti di tutte le case della borgata Garbatella trasformate in umili infermerie.
Per orgoglio di classe, come avvenne agli operai della Romana Gas all’Ostiense nelle cui officine si producevano clandestinamente i “chiodi a tre punte” che dovevano servire a sabotare gli automezzi tedeschi. Dalla lettura di questi racconti scaturisce una umanità che appartiene solo a tratti ad un mondo di umiliati e offesi; come dire che la guerra non condanna ad essere ineluttabilmente vittime ma anche a mettere in campo il coraggio e la volontà di riscatto. Tutti scelsero con responsabilità totale, proprio quella che mancò agli uomini delle istituzioni quando con viltà si dettero alla fuga. I racconti di queste struggenti vicende personali attraversano i giorni sanguinosi della resistenza fino al giugno del 1944. Si susseguono cedendo alla prepotenza fisica delle sensazioni che si accavallano. Forse alcuni dei superstiti avrebbero voluto dimenticare, non parlarne con nessuno, avrebbero preferito pensare di aver sognato, ma poi è bastato lasciarsi andare ad un ricordo, anche piccolo, ed ecco che scivola tutto addosso, una cosa dietro l’altra e non ci si può più fermare. Pare di sentirle risuonare le sirene che gettano comunità intere negli anfratti bui dei rifugi antiaerei, umidi ripari dalla storia stessa. Pare di sentirli i ragazzini che strillano per i corridoi degli alberghi, le case affidate dallo Icp agli sfollati del centro storico. Risuonano come colpi al cuore, i passi dei tedeschi sulle scale che giungono a violare per sempre la vita della famiglia Spizzichino, colpevole di essere ebrea. La pubblicazione di questo Quaderno non è soltanto un omaggio alla storia, il ricordo del 60° anno dallo strazio dell’occupazione nazista.
La pubblicazione di questo Quaderno è anche la voce che ribadisce che l’antifascismo ed il ripudio della guerra sono e devono rimanere il fondamento della civiltà del popolo italiano. Le persone che hanno vissuto sulla propria pelle quegli eventi hanno il dovere sacrosanto di non dimenticare, di testimoniare. Le giovani generazioni di questo primordio di secolo, hanno, dalla loro, il dovere altrettanto sacrosanto di conoscere la Storia guardando, ascoltando e leggendo (questo Quaderno della Resistenza, per esempio). Certo, non è facile per un giovane ventenne di oggi immaginare la sofferenza di allora. È impossibile semplicemente perché è inimmaginabile quello che i tedeschi hanno fatto. Certamente le generazioni di quel tempo non suscitano alcuna invidia ai ragazzi di oggi. Le circostanze della guerra e l’occupazione hanno strappato chi aveva vent’anni nel 1940 dai loro sogni, costringendoli ad una precoce maturità e all’urgenza di una presa di responsabilità. Oggi per fortuna questa urgenza non c’è. Oggi chi ha vent’anni è più fortunato, le immagini della guerra le vede in televisione, mentre consuma la cena. Oggi ciò che opprime i ragazzi è il disagio per un futuro difficile da poter determinare sulla forza degli ideali. E questa pure non è una fortuna.

 

 

Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 2 – Febbraio 2005

 

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