Quanti miti legati a quel fiume

Quanti miti legati a quel fiume

di Cosmo Barbato

Almone dio fluviale
La statua del dio Almone nella grotta della ninfa Egeria Almone era considerato un dio fluviale che perpetuava il nome di un giovane eroe legato al mito dell’arrivo di Enea, reduce dall’incendio di Troia, sulle coste del Lazio. Il figlio di Enea, Ascanio, un giorno, lungo le rive del fiume, saettò un grande cervo cacciato dai cani. Se ne dolse assai Silvia, figlia di Tirro, custode degli armenti di Turno re dei Rutili, che regnava ad Ardea. Ascanio non sapeva che quel cervo fosse molto amato dalla fanciulla, …..

Quanti miti legati a quel fiume

di Cosmo Barbato

Almone dio fluviale
La statua del dio Almone nella grotta della ninfa Egeria Almone era considerato un dio fluviale che perpetuava il nome di un giovane eroe legato al mito dell’arrivo di Enea, reduce dall’incendio di Troia, sulle coste del Lazio. Il figlio di Enea, Ascanio, un giorno, lungo le rive del fiume, saettò un grande cervo cacciato dai cani. Se ne dolse assai Silvia, figlia di Tirro, custode degli armenti di Turno re dei Rutili, che regnava ad Ardea. Ascanio non sapeva che quel cervo fosse molto amato dalla fanciulla, che lo aveva allevato. Gli uomini di Tirro pensarono invece ad un affronto e corsero alle armi. Ne nacque un cruento scontro, nel corso del quale cadde anche il primogenito di Tirro, il giovane aitante Almone. Turno, adirato, voleva portare guerra ai troiani, ma gli si oppose il re Latino, sovrano assoluto delle città laziali. Lo scontro però fu solo rinviato, perché in seguito il conflitto si riaccese e Turno resterà ucciso da Enea nel corso di un duello. Almone diverrà la divinità eponima del fiume presso il quale aveva perso la vita.

Sacro alla dea Cibele

Cippo romano con la nave che trasporta la dea Cibe. A destra la vestale Claudia Quintina. A partire dal 204 a.C. ogni 27 marzo si svolgeva nelle acque dell’Almone un rito di purificazione protrattosi per molti secoli, legato al culto di Cibele, la Magna Mater, la madre di tutti gli dei. Nel corso della Seconda Guerra Punica, nel 205 a.C., Roma si trovava in grave difficoltà: Annibale occupava buona parte dell’Italia e minacciava l’Urbe. Nei Libri Sibillini, custoditi nel Tempio di Giove Capitolino, i decemviri scoprirono un oracolo favorevole a Roma, se la città avesse accolto nelle sue mura la Magna Mater, il cui simulacro (forse un meteorite) era venerato in un santuario dell’Anatolia, a Pessinunte. Subito fu spedita una ambasceria presso il re di Pergamo Attalo I, da cui dipendeva Pessinunte, il quale concesse benevolmente la pietra. La nave che trasportava il prezioso dono giunse l’anno successivo alla foce del Tevere e prese a risalire il fiume. Le andò incontro, con una moltitudine di matrone e di notabili, Scipione Nasica, il patrizio più illustre presente al momento a Roma. Giunta alla confluenza dell’Almone, la nave si arenò. Si pensò a un funesto auspicio, come se la dea rifiutasse l’ospitalità di Roma. Inutili si rivelarono gli sforzi per disincagliarla, finché si avanzò Claudia Quinta, una vestale sulla cui castità si nutrivano gravi sospetti, la quale legò alla prua la sua lunga cintura, chiamando Cibele a testimone della sua illibatezza. Al debole tiro della fanciulla le acque dell’Almone liberarono la nave. Raggiunto il porto, il simulacro della dea fu trasportato in processione sul Palatino, dove le fu costruito un tempio. Il prodigio naturalmente scagionò la vestale e soprattutto diede coraggio e speranza ai romani. Da quel giorno ogni anno il simulacro di Cibele veniva trasportato solennemente sull’Almone, per rinnovare la sacralità dell’incontro con le acque purificatrici del fiume.

Lara figlia di Almone dea della maldicenza
Il dio fluviale Almone aveva una figlia, la ninfa Lara. Giove l’aveva punita mozzandole la lingua perché, per colpa sua, gli era fallita una avventura amorosa. Invaghitosi della ninfa Giuturna, bellissima sorella di Turno re di Ardea, il sommo dio per conquistarla aveva chiesto l’aiuto delle divinità fluviali, ma Lara aveva mandato a monte il progetto, rivelandolo alla moglie Giunone e alla stessa Giuturna. Questa fu trasformata nella omonima fonte salutare del Foro romano, mentre Lara fu affidata a Mercurio perché la confinasse negli inferi. Lungo il tragitto però Mercurio sedusse Lara e la rese madre dei Lari, che diverranno protettori dei crocicchi e dei recinti domestici. Dai romani Lara verrà considerata dea della maldicenza e, in contrapposizione, del silenzio eterno.

Dal l615 l’Acqua Santa
Dal l615 l’Acqua Santa La sacralità dell’Almone si rinnova singolarmente in età moderna quando acquistano fama le abbondanti acque di una sorgente, già nota ai romani, che si riversa nell’alveo del nostro fiume all’inizio della Valle della Caffarella. Ci riferiamo alla cosiddetta Fonte Egeria, nota come l’Acqua Santa di Roma. Le cronache parlano di una presunta guarigione dalla rogna di un contadino che vi si era bagnato il 15 ottobre del 1615. Sparsasi la voce, fu subito un accorrere di gente. Vi fece visita pochi giorni dopo anche papa Paolo V (1605-1621) durante il pellegrinaggio alle Sette Chiese: ordinò “che vi si facesse un bagno per lavarsi e così vi concorse tanta gente, chiamandola l’Acqua Santa”. Quest’acqua continuò ad essere tenuta in grande considerazione da molti altri papi: da Alessandro VII (1655-1667), da Pio VI (1775-1799), da Leone XII (1823-1829). Preferita da così tanti pontefici, viene ancora oggi apprezzata come una gradevole acqua oligominerale acidula-ferruginosa leggermente frizzante.

Il tempio del dio Redicolo

Mausoleo del II secolo d.C. , detto Tempio del dio Redicolo Redicolo, cioè che sovrintende ai ritorni. E’ un bellissimo mausoleo romano di II secolo d.C., sicuramente appartenuto alla proprietà di Erode Attico. Gli fu affiancato nel 1500 un mulino, mosso dalla corrente dell’attiguo Almone che attraversa la Valle della Caffarella. In passato gli antiquari ritennero erroneamente che fosse il tempio, da tempo ricercato, di Redicolo, divinità minore alla quale ci si raccomandava intraprendendo un viaggio o si recavano doni dopo un felice ritorno. Si sapeva infatti che in quell’area, prossima all’Appia, la strada che conduceva agli imbarchi per l‘Oriente, doveva trovarsi un santuario a lui dedicato, mai però ritrovato. Avallava l’errore anche il rinvenimento in zona di un tipico ex voto pagano legato ai ritorni che riproduce un’impronta di piedi. E’ venerato nella chiesetta del Quo Vadis perché scambiato per l’impronta dei piedi di Gesù, che in quel punto avrebbe fermato San Pietro che, sconfortato, si allontanava da Roma. Un’altra leggenda narra che Annibale, giunto alle porte di Roma, avrebbe desistito dall’occupare la città e si sarebbe ritirato, preso dal terrore inculcatogli dal dio Redicolo, che gli aveva sbarrato il passo.

Come visitare la Caffarella
La Valle della Caffarella, dove scorre l’Almone, si può visitare tutti i giorni. E’ facilmente raggiungibile in autobus o in metro sia dal lato della Via Latina (da Largo Tacchi Venturi) che da quello dell’Appia Antica. Ogni sabato e domenica è possibile partecipare a visite guidate o affittare biciclette. Il percorso è di 3,5 km. L’Ente Parco e il Centro visite sono in Via Appia Antica 42. Per informazioni chiamare il numero verde 800028000.

 

 

Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 2 – Aprile 2005

 

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