Quando il cinema era il “Pidocchietto”
Più di mezzo secolo fa in Via delle Sette Chiese andavamo al “Columbus”
di Enrico Recchi
La sala parrocchiale “Columbus”, assieme al complesso della Chiesa di San Filippo Neri e relativo oratorio, è stata per molto tempo un importante punto di aggregazione nella storia del quartiere.
Le tre istituzioni (oratorio, cinema e Chiesa) formavano una “roccaforte sociale” …..
Quando il cinema era il “Pidocchietto”
Più di mezzo secolo fa in Via delle Sette Chiese andavamo al “Columbus”
di Enrico Recchi
La sala parrocchiale “Columbus”, assieme al complesso della Chiesa di San Filippo Neri e relativo oratorio, è stata per molto tempo un importante punto di aggregazione nella storia del quartiere.
Le tre istituzioni (oratorio, cinema e Chiesa) formavano una “roccaforte sociale” di tutto rispetto. Acompletare il quadro, quel tratto di Via delle Sette Chiese aveva all’inizio l’ottocentesca “Chiesoletta” e terminava con la scuola “Cesare Baronio”.
Oggi quelle cinque entità sono ancora là, ma a posto della sala parrocchiale c’è la sala teatrale gestita dalla Terza Università che porta ancora il vecchio nome.
La prima proiezione ci fu nel 1948. All’epoca ancora non era stata costruita la chiesa ed esisteva soltanto la “Chiesoletta” dedicata ai santi Eurosia e Isidoro con l’annesso Oratorio. Le pellicole erano di celluloide, quindi altamente infiammabili, e padre Alessandro Daelli, (che iniziò la sua attività a Garbatella nel 1935) era sempre vicino all’operatore con una coperta, pronto ad intervenire alla prima avvisaglia di incendio.
La sala “Columbus” invece aprì nel 1955 quando venne terminata la costruzione della chiesa. Prese questo nome “americano” perché lì vicino passa la “Cristoforo Colombo”, l’arteria che avrebbe collegato la città con Ostia, ma anche in onore dei due benefattori americani, Thomas e Irene Bradley, che elargirono fondi per la costruenda chiesa.
Il successo fu enorme. Negli stessi anni iniziavano anche le trasmissioni della grande concorrente dei cinema: la televisione (inizio delle trasmissioni appunto nel 1954). Ma la televisione era solo agli albori e di strada da fare ne aveva ancora molta.
Anche perché l’apparecchio non era alla portata di tutti e i primi televisori arrivarono, oltre che nelle famiglie ricche (quindi non alla Garbatella), nei bar e…all’oratorio.
Nel 1955 ogni sabato sera alle ore 21 iniziava la trasmissione “Lascia o raddoppia” condotta da Mike Bongiorno, che ebbe tale successo da costringere i gestori dei locali pubblici, che avevano visto assottigliarsi gli incassi proprio nella serata considerata la più redditizia, a chiederne lo spostamento al giovedì.
Così l’Oratorio si organizzò comperando un televisore ed il giovedì la gente accorreva a vedere la trasmissione.
In Italia la diffusione delle sale parrocchiali fino a metà degli anni ’60 fu enorme. Le sale cinematografiche erano 12000; di queste 6000 erano parrocchiali! (dati SIAE 1967).
Poco più di 30 anni dopo, nel 1999 (ultima statistica SIAE), gli schermi erano diventati 4700 (un terzo degli anni ’60) mentre le parrocchiali scendevano a 650. Negli anni ’50 in tutta Italia andare al cinema la domenica pomeriggio diventò una festa per i bambini e per le famiglie, un momento di fantasia e relax, come ci ha magistralmente raccontato Tornatore in “Nuovo Cinema Paradiso”, in contrasto con la dura vita di tutti i giorni.
Al “Columbus” come negli altri cinema gli spettacoli giornalieri erano quattro, il primo alle 15, dedicato ai ragazzi, e l’ultimo alle 21.
Alle 15 la saracinesca del cinema si alzava e c’era chi sgattaiolava sotto quando ancora non era completamente sollevata, per correre a fare i biglietti per prendere i posti migliori.
C’era naturalmente chi provava a fare il prepotente non rispettando la fila, ma padre Guido e padre Melani (che nel frattempo avevano preso il posto di padre Alessandro) provvedevano a far rispettare le regole.
Naturalmente nella sala si fumava. Andare al cinema e fumare all’epoca erano simboli di emancipazione sociale. La nuvola di fumo che saliva dalle scale del cinema era impressionante!
Il costo del biglietto era di 100 lire, quasi alla portata di tutti.
Anche il “Columbus”, come le altre sale parrocchiali romane, meritò, l’appellativo di “Pidocchietto”.
Durante la pausa tra primo e secondo tempo arrivava il venditore di caramelle, liquirizie, bruscolini, mostaccioli ecc. (ancora non c’erano le gomme americane). I ragazzi di allora ricordano tutti Gabriele “er Faciolo” con il suo cabaret di piccole leccornie (oggi, avanti nell’età, lo si può incontrare ancora nei locali del Columbus).
Intorno gli si formava un gruppetto che si muoveva di qua e di là, seguendo i richiami del pubblico.
Ma intanto qualcuno approfittando della confusione allungava le mani rimediando qualche caramella gratis.
I film rispettavano strettamente i dettami del Centro Cattolico Cinematografico, l’organo della Chiesa che aveva il compito di dare una valutazione ai film, classificandoli secondo i criteri della morale cattolica.
Il giudizio era severo: basti pensare che nel 1949 “Via col Vento” fu dichiarato “escluso”, poi modificato nel 1953 per “adulti con riserva” e corretto ancora “per adulti” nel 1963. Le altre categorie erano “ammesso nelle sale parrocchiali” e “sconsigliabile per tutti”.
I film (spesso pellicole vecchie e di scarsa qualità) erano scelti soprattutto tra quelli del filone “western americano” perché riscuotevano il maggior consenso. Altro genere di successo era quello definito “spada e sandalo”, film ambientati in contesti biblici o del periodo greco o romano, quindi in costume con elementi storici o mitologici.
Gli eroi erano Maciste e Sansone e molti lo chiamavano “il cinema dei forzuti”. A cavallo degli anni 60/70 ci fu anche spazio per i film musicali italiani, i cosiddetti “Musicarelli”, che avevano come attori i cantanti dell’epoca e come titolo le loro canzoni più famose.
Poi si passò al genere spaghettiwestern e alle pellicole di Terence Hill e Bud Spencer.
Il mercoledì lo spettacolo era riservato ai ragazzi che frequentavano il catechismo con un biglietto a prezzo ridotto. Naturalmente c’era chi comperava dai “bravi ragazzi” i biglietti scontati e li rivendeva maggiorati lucrando qualcosa.
Durante i giochi all’oratorio capitava, diciamo così, di “trovarsi in disaccordo” con qualche compagno, per un rigore non dato o per una figurina contesa.
Di lì a “fare a botte” o lanciare qualche parolaccia il passo era breve. Subito ci si rendeva conto del grave errore commesso, non tanto per il fatto in sé (fare a botte era quasi normale se non quotidiano) ma per averlo fatto in un territorio sottoposto a ” vigilanza”.
Se al momento si pensava di essersela cavata con il classico scappellotto, la peggiore punizione che potesse toccare ai ragazzini era il divieto di entrare al “Columbus”.
Era padre Guido, naturalmente, il giudice ed anche l’ esecutore della pena. Per il colpevole c’era
il divieto di entrare al cinema per uno o più giorni a seconda della grcavità del reato.
In quel caso non restava altro che fare ammenda ed aspettare, nei giardinetti là davanti, che il film finisse, rodendosi l’anima sentendo le urla che arrivavano dalla sala nei momenti cruciali del film.
E sì perché la partecipazione del pubblico era massima. Nel momento in cui “arrivavano i nostri”, fossero uno squadrone del “7° Cavalleggeri” o la “Legione Romana”, il pubblico si alzava in piedi ( i bambini sulle sedie ribaltabili spesso cadevano) per incitare i buoni alla carica.
Padre Guido provò pure a mettere in programmazione qualche pellicola con velleità “culturali”. Niente di particolarmente impegnato, qualche film giallo con una minima introspezione psicologica dei protagonisti.
Niente da fare, il pubblico preferiva Ringo e Maciste.
Poi pian piano la TV prese il sopravvento. I programmi di intrattenimento popolare, le partite di calcio, gli sceneggiati, la maggiore programmazione di film trattenevano sempre più la gente davanti al televisore e l’abitudine di passare qualche ora al “Pidocchietto” passò di moda.
Da una apertura giornaliera si passò negli anni 80 all’apertura nei soli fine settimana.
Poi le entrate non coprivano più le spese (noleggio del film, costi del personale ecc.) e il “Columbus” come cinema chiuse.
Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 6 – Dicembre 2009