Le lotte delle donne all’Archivio Flamigni

“Gli anni dei diritti”, di questo si è discusso nell’incontro del gruppo Nannarella che si è tenuto mercoledì 3 maggio presso l’Archivio Flamigni, a Garbatella.

Il Gruppo Nannarella

Il gruppo è composto da donne provenienti dal mondo del diritto, del sindacato, della scuola e del lavoro. Donne che hanno partecipato alle lotte femministe per l’applicazione di quanto recita l’articolo 3 della nostra Costituzione : “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

“Ci sono voluti tanti anni per mettere in moto un cambiamento che portasse all’applicazione di quella norma – dichiara Alba Orti, fondatrice di “Nannarella” – e la realtà è che siamo ancora in cammino”.

A tutti i partecipanti è stato consegnato all’ingresso un foglio con l’elenco delle leggi per il riconoscimento dei diritti delle donne, in ordine cronologico di approvazione.

Gli interventi di introduzione

Alessandra Bailetti, dirigente sindacale e attivista femminista, ha ricordato gli anni delle lotte con cui le donne hanno rivendicato i consultori, gli asili nido, la parità di trattamento nei contratti di lavoro, e anche il diritto al divorzio. E Alba Orti, attivista femminista, ha ricordato con commozione il giorno in cui da bambina ha accompagnato le donne della sua famiglia a votare per la prima volta il 2 giugno del 1946 per scegliere la Repubblica e cancellare la monarchia.

Le prime Magistrate donne

Sono stati anni di lotte fondamentali, ricorda Gabriella Luccioli, prima donna a vincere un concorso in Magistratura. Il tutto cominciò grazie ad una laureata in legge, Rosanna Oliva, che nel 1960 presentò domanda per partecipare al concorso di magistratura, ben sapendo che non sarebbe stata accettata in forza di una legge del 1919 che escludeva le donne dall’esercizio della professione di magistrato e di giudice.

La Oliva oppose ricorso, e intraprese un’azione legale facendosi rappresentare dal Professor Mortati con cui si era laureata. Il Consiglio di Stato sollevò l’incostituzionalità della legge del 1919 ai sensi dell’art. 3 della Costituzione, e la Corte Costituzionale, nel 1960, emise la sentenza che eliminò le discriminazioni di genere per l’accesso ai pubblici uffici.

Così finalmente, nel 1963, il concorso per magistrati venne aperto alla partecipazione delle donne, e otto di loro lo vinsero, fra cui la stessa Luccioli. “All’inizio dovemmo assumere l’unico modello di comportamento esistente, quello maschile. Ed eravamo anche molto rigorose, consapevoli che, al minimo errore saremmo state tacciate di incapacità – dichiara la Luccioli – Poi, con la forza dell’esperienza creammo un altro modello di essere giudici che riflettesse la specificità di genere, inserendo altri valori, comportamenti e punti di riferimento diversi”.

Ora i concorsi di magistratura sono vinti in percentuale maggiore da donne rispetto agli uomini, ma questo non significa che la parità è stata raggiunta. Nelle funzioni direttive infatti le donne rappresentano solo il 23%. Però finalmente oggi c’è una donna come Primo Presidente del Consiglio Superiore di Magistratura, Margherita Cassano, eletta a febbraio 2023.

La legge 194 e gli altri diritti

Tra i tanti interventi, quello di Luigina De Santis, sindacalista, che ha richiamato l’importanza delle lotte per l’ottenimento della legge 194 sull’interruzione volontaria della gravidanza per una maternità consapevole. Ed ha sottolineato quanto sia importante oggi l’impegno di tutte per proteggere questa legge.

E ancora Patrizia Sentinelli, insegnante, che ha ricordato gli anni in cui le insegnanti erano tutte donne, ma i presidi tutti uomini, e le lotte per rompere la predestinazione sociale nella scelta dello studio, soprattutto fuori della grande città, là dove le donne erano per lo più indirizzate solo verso istituti professionali femminili.

E ancora Armanda De Angelis, operaia metalmeccanica, Maria Rosalba Mereu, attrice sindacalista, Sara Tuffaro, rider: ognuna ha portato la propria testimonianza delle lotte al femminile negli ambienti di lavoro e nella società. In particolare quello della Tuffaro, la più giovane relatrice, ha evidenziato come il mondo dei riders costituisca un enorme passo indietro nel riconoscimento dei diritti dei lavoratori tutti, e delle lavoratrici in particolare per l’assenza di tutele.

Le conclusioni

“Il cammino è ancora lungo – sostiene Alessandra Bailetti – ma noi abbiamo il dovere della memoria e del passaggio di consegne alle generazioni future per la continuità. Ed è per questo che è molto importante il nostro impegno presso l’Archivio Flamigni. La documentazione della nostra storia è la base del nostro futuro”.

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail