Le donne e le lotte per i servizi sociali a Roma: continua all’Archivio Flamigni il lavoro del Gruppo Nannaré

Di Jacopo Smeriglio

L’evento

Roma e i servizi sociali, il protagonismo delle donne: questo il titolo scelto per l’incontro di venerdì 29 settembre, organizzato dal Gruppo NANNARÉ negli spazi dell’Archivio Flamigni in Piazza Bartolomeo Romano, nell’ambito di un ciclo che continuerà anche nei prossimi mesi.

All’origine dei servizi sociali a Roma

Dagli asili nido ai centri anziani, la lotta per l’aborto e la maternità consapevole, le case-famiglia per donne affette da disturbi psichiatrici, gli ambulatori e i consultori, le scuole prefabbricate nei quartieri popolari per combattere la dispersione scolastica: furono conquiste concrete e battaglie frutto delle lotte delle donne.

In prima linea nelle organizzazioni collettive, dalla CGIL alle associazioni e, ovviamente, al PCI, furono protagoniste di una stagione che ha cambiato in meglio la vita delle persone nella nostra città e che produce frutti ancora oggi. Solo che troppo spesso ne ignoriamo le radici.

Una mattinata intensa di lavoro ha aiutato a ritrovarle: moltissime persone, donne in larga maggioranza, si sono confrontate con passione riguardo alle esperienze vissute, di lotta e di amministrazione locale, per ricostruire e condividere pensieri e percorsi relativi alla conquista e alla costruzione dei servizi sociali fondamentali per Roma, a partire dalla fine degli anni ’60.

Il Gruppo NANNARÉ

Il nome del Gruppo NANNARÉ non è certo un caso, e ci tiene a specificarlo in apertura Lucia Di Cicco, moderatrice della giornata di lavoro: un tributo all’attrice Anna Magnani, donna combattiva e coraggiosa, popolana della nostra città.

“Gli incontri sono solo un momento del nostro lavoro” dice Di Cicco. “Vogliamo raccogliere le testimonianze che ognuna di noi custodisce”. L’obiettivo, infatti, ha spiegato, è riunire frammenti di vita e di storia di donne, con la convinzione che queste vite siano testimonianza di come le donne abbiano scritto la storia della città.

“In questo lavoro di ricerca, il dato è la quantità di donne impegnate a cambiare lo stato delle cose e di come le battaglie delle donne siano riconnesse con la rigenerazione della città e per l’innalzamento della qualità di vita di tutti”.

Gli interventi: Franca D’Alessandro Prisco

I lavori della giornata, iniziati con i saluti della giornalista e scrittrice Benedetta Tobagi e della direttrice dell’Archivio Flamigni Ilaria Moroni, sono proseguiti con il preziosissimo contributo di Franca D’Alessandro Prisco, ex senatrice, ma soprattutto, consigliera comunale prima, e assessora poi, ai Servizi sociali, al Personale ed al Decentramento del Comune di Roma nelle giunte rosse guidate dai sindaci Argan, da Vetere e da Petroselli tra gli anni ’70 e gli anni ’80.

Franca D’Alessandro Prisco durante il suo intervento

Una voce autorevole e lucida che ha spiegato, attraverso il racconto della sua esperienza personale, il quadro di rivendicazione, di pratiche e di analisi teorica, che ha sostenuto e dato concretezza alle lotte delle donne comuniste in quegli anni a Roma. Come avvenuto per i centri anziani, luoghi in cui anziani e anziane potevano vivere per sé e non solo per la famiglia, per le scuole nelle periferie (provvisorie all’epoca e spesso ancora oggi in funzione), o per l’apertura degli asili nido.

“Nella nostra esperienza” ha raccontato D’Alessandro Prisco “ci rendemmo conto che bisognava creare unità di intenti ed elaborazione, prima di fare battaglie e iniziative di lotta. Eravamo, per esempio, contro l’idea delle camere di allattamento” – che dovevano essere istituite dai datori di lavoro secondo la Legge 860/1950, “noi volevamo gli asili nido pubblici aperti al quartiere”. Fu una lotta, quella per gli asili nido, passata per il fondamentale coinvolgimento sia della donne lavoratrici, già organizzate, che delle donne casalinghe, cui l’elaborazione e la rivendicazione collettiva fu utile per comprendere che era possibile chiedere che lo Stato si occupasse anche del tempo della propria vita di madre.

“Avevamo un’idea elevata, obiettivi alti di migliorare la città e la sua capacità di essere vicina a tutti gli strati sociali. Volevamo l’impegno del pubblico a fornire servizi innovativi, fino a quel momento appannaggio del privato, laico o religioso che fosse. Lavoravamo per la diffusione su larga scala dei servizi pubblici, che potesse determinare un salto di qualità sociale e politico notevole, e che ha dato, infatti, carattere a tutta l’azione delle giunte di sinistra rispetto ai servizi sociali”.

Altre storie a comporre lo sguardo d’insieme

Altre relatrici hanno preso, poi, parola contribuendo alla mattinata. Tonia Di Cesare, per esempio, riguardo agli interventi relativi ai servizi per la salute mentale, in particolare per le donne affette da disturbi psichiatrici. Il suo intervento ha ricostruito l’esperienza di una casa-famiglia, nata grazie all’occupazione di uno spazio del Comune da parte delle operatrici sanitarie e poi riconosciuta grazie all’interlocuzione politica.

Interessante anche il contributo di Livia Omiccioli, con la sua esperienza in uno dei primi asili nido, ha raccontato l’autorganizzazione delle insegnanti, il rapporto di supporto e rivendicazione di condizioni migliori al fianco delle famiglie, e l’elaborazione di modelli educativi nuovi, che contribuissero al cambiamento della società e dei ruoli di genere, insieme alla consapevolezza che l’apertura degli asili potesse significare anche accesso al lavoro per altre donne.

La versione integrale

Altri ed altrettanto interessanti sono stati gli interventi di tutte le relatrici che si sono alternate.

La versione integrale del lavoro della mattinata dovrebbe essere caricata a breve sul canale You Tube dell’Archivio Flamigni.

Un mosaico di voci, di vite individuali, che inserite in un racconto collettivo restituiscono con chiarezza la determinazione di una generazione di donne che ha cambiato il volto della nostra città e che ha lottato affinché i servizi sociali, pubblici e rivolti a tutti, divenissero diritti, conquistati, e non concessioni.

Una stagione di consapevolezza, di lotta e avanzamento cui dovrebbero guardare tutti gli amministratori locali che hanno a cuore la città di Roma.

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