“L’anello d’argento” di Marco Stazi

di Riccardo CERVELLINI

UNA STORIA D’AMORE FINITA SOTTO LE BOMBE SULL’ALBERGO BIANCO INSPIRA IL CANTAUTORE ROMANO

Una storia d’amore realmente accaduta e tragicamente interrotta dalle atrocità della guerra. Di

questo parla “L’anello d’argento”, una malinconica ballata dalle sonorità folk pubblicata dal cantautore romano Marco Stazi. La mattina del 7 marzo 1944, esattamente ottant’anni fa, le bombe angloamericane colpirono la stazione Ostiense e gli alberghi suburbani della Garbatella tra piazza Michele da Carbonara e piazza Eugenio Biffi. Gli ordigni lasciarono sotto le macerie cinquanta morti innocenti tra cui una ragazza di sedici anni di nome Antonietta, la protagonista della canzone. Prima del drammatico raid aereo alleato che le tolse la vita, la giovane donna aveva regalato un anello d’argento come pegno d’amore al fidanzato, il quale dopo la sua prematura scomparsa aveva trovato opportuno restituirlo indietro alla famiglia della vittima. “La storia della canzone e della sua composizione è una scatola cinese”- spiega con una metafora Marco Stazi, autore del brano. “Tutto è iniziato – racconta – quando un giorno incontrando un amico ho notato che portava al dito un anello d’argento. Questo semplice oggetto mi ha subito colpito e preso dalla curiosità gli ho chiesto se avesse avuto un significato particolare o una storia particolare. Così – prosegue il cantautore – mi ha rivelato che la fede che indossava apparteneva alla sorella della madre, sua zia Antonietta, deceduta nel bombardamento dell’albergo bianco della Garbatella. Inoltre – aggiunge – il fidanzato di allora si sentì in dovere di restituire l’anello alla famiglia poiché l’unico oggetto sopravvissuto della compagna defunta”. Questa storia – conclude Stazi – mi ha affascinato, commosso e ho ritenuto avesse il valore per essere raccontata in un pezzo”. Accompagnato da un video ambientato nella terrazza dell’edificio, proprio sul luogo del bombardamento, il testo del brano descrive con parole crude quei tragici istanti a partire dal momento in cui “le sirene urlarono in aria seguite da fumo e boati” canta Stazi, o ancora quando “oltre i ponti e la ferrovia colpirono il centro abitato” e “l’Albergo crollò insieme a te”, riferito alla giovane uccisa dall’esplosione delle bombe sul lotto 42. Gli alberghi del popolo, che si distinguono tra bianco, rosso, beige e giallo in base al colore dell’intonaco delle pareti esterne, furono progettati per l’Istituto Case Popolari di Roma dall’architetto Innocenzo Sabbatini e nacquero tra la metà e la fine degli anni ’20 come soluzione provvisoria per le famiglie sfollate dal centro storico a seguito degli sventramenti operati dal “piccone di Mussolini”e dagli abitanti delle baracche abusive. Inoltre, negli anni ’30, in particolari frangenti storici, gli edifici ospitarono ex confinati e sovversivi al regime poiché la particolare sistemazione delle stanze che affacciavano sui ballatoi e l’organizzazione delle scale di accesso ne facevano dei luoghi ideali per il controllo dei soggetti ritenuti pericolosi. Per l’importante contributo al territorio, nel 2017 “L’anello d’argento” ha ricevuto il Premio Fantasia di Garbatella, la storica manifestazione dedicata al pittore Carlo Acciari, che organizza ogni anno l’associazione “Il Tempo Ritrovato”. La canzone fa parte del quarto album del cantautore originario di Centocelle che vanta cinque progetti auto prodotti all’attivo, di cui l’ultimo dal nome “Qualcosa da fare”, edito nel 2023. La sua discografia è disponibile sul sito marcostazi.it e su tutte le piattaforme di distribuzione digitali.

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