E’ in libreria “Se bruciasse la città” di Massimiliano Smeriglio

Il 13 dicembre presentazione al teatro Palladium di piazza B .Romano

Di Gianni Rivolta

Sarà nelle librerie dal 9 dicembre l’ultimo romanzo di Smeriglio “Se bruciasse la città”. Sì, proprio come il titolo della canzone di Massimo Ranieri del ’70 e una copertina che è già mezzo libro: il gazometro sullo sfondo e il Ponte di Ferro che va a fuoco. ”No, tranquillo- assicura l’autore- non c’è nessuna relazione con la canzone, se non di striscio e l’incendio del Ponte è una metafora. Quella di una città affaticata, piegata, che ha perso coscienza di sé, una città plumbea, incattivita che può prendere fuoco anche per autocombustione”.

Due piani temporali per due storie che si intrecciano e troveranno un punto di atterraggio comune. Roberto Cimino, detto Shangai, arriva in borgata dopo una lunga detenzione in carcere. Scontati vent’anni “al gabbio” cerca di capire perché quella rapina nel ‘94 a via di Tor Lignite è andata storta. E poi sua figlia e sua moglie che fine hanno fatto?

Dopo l’operazione Anfiteatro, che ha sgominato la criminalità organizzata in città, lui unico professionista in borgata, aveva messo su una batteria semi improvvisata. Quelli che aveva potuto raccattare tra i palazzoni popolari sorti sulle macerie delle catapecchie in blocchetti di tufo e lamiera, gli amici fidati di quand’era pischello: Manolo, Lallo e Fiorella e i più freschi Valerio e il Gatto, amici del quartiere Iacp vicino, oltre la grande via.

 Shangai trova una città cambiata, in tutto, lo sfasciacarrozze, la scuola elementare, le automobili ma anche le piccole cose che non esistono più: la Tv col tubo catodico, il lettore VHS per cassette. Anche la fauna non era più la stessa.  Sparite le rondini e i pipistrelli delle tiepide sere primaverili, avevano preso il largo i gabbiani sempre più arroganti e muscolosi ed erano comparsi da chissà dove i pappagalli verdi. Una caciara.

Marco, il Tibetano, invece, è un ragazzo di vent’anni diviso tra l’officina del padre e la comitiva. Vive in un lembo urbanizzato lungo una consolare, oltre il Gra. E’ qui, tra capannoni abbandonati, discariche abusive e quel che resta dell’agro romano, il loro west, che Marco con la sua banda di coatti multietnici, la banda dei Dispari, gestisce la logistica dei gruppi criminali attraverso stoccaggi e magazzini. Con lui c’è la sorella Meri, l’unica che ha studiato e che pianifica, business plan alla mano, addirittura una cooperativa di servizi a copertura, Hamid, Unabomber, Mezzopezzo, Trepperdue, Big e Sorcanera.” Quella di Marco e’ una periferia estrema, dove non esiste la dimensione pubblica se non  quella repressiva delle forze dell’ordine – precisa l’autore-. E’ razzista, anche se i suoi amici sono eritrei figli di rifugiati politici, magrebini, rumeni. Ma non conta. In quell’agglomerato urbano, dimenticato da tutti, non c’è possibilità di riscatto sociale, non c’è futuro, l’unica speranza è il gruppo”. I progetti di Marco e di Meri non passano inosservati e cominciano a pestare i piedi a chi stabilisce il tariffario del mercato illegale e controlla le dinamiche criminali delle batterie di quartiere. L’obiettivo dei Dispari è di mettere a fuoco la città. Ci riusciranno?

Come sempre la scrittura di  Smeriglio è aggressiva, ritmica, ruvida come le storie e i personaggi che racconta in una Roma che è immobile e devastata.”E’ il destino della Città Eterna che o rinnova la sua funzione e la sua missione o brucia tra le fiamme- rincara Massimiliano Smeriglio”.La prima presentazione  è alla Nuvola di Fuksas l’8 dicembre alle 17,30 alla mostra nazionale della piccola e media editoria “Più libri più liberi”.Il 13 dicembre invece l’autore gioca in casa al Teatro Palladium della sua Garbatella.

”Se bruciasse la città”Giulio Perrone Editore 2021, euro 18,00.

 
Massimiliano Smeriglio (1966) attualmente è parlamentare europeo, membro della commissione cultura. E’ stato docente universitario. Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo, Garbatella combat zone (Voland), ottenendo le prime attenzioni di critica e di pubblico. Due anni dopo esce Suk Ovest, banditi a Roma (Fazi Editore), finalista al premio Scerbanenco 2012. Nel 2017, pubblica per Fazi Editore Per quieto vivere. Ha pubblicato saggi sul rapporto tra politica, istituzioni e società.

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