La tonaca che decise di vestire

Padre-Guido-Foto-G_BelmonteLa tonaca che decise di vestire più di cinquanta anni fa non gli consentì di godere della gioia della paternità. Ma Guido Chiaravalli, padre Guido, di figli ne adottò a centinaia, figli putativi, secondo la regola degli oratoriani di San Filippo Neri, la famiglia cui aveva scelto di appartenere per amore. A un certo punto, alla Garbatella, per lungo tempo borgata di frontiera, ragazze e ragazzi di almeno tre generazioni  lo riconobbero come personaggio tutelare e gli si affidarono come ci si affida a chi sai che non ti deluderà, anche quando, invece che di una buona parola o di una carezza, ti gratificherà di un rabbuffo.

I miei rapporti con padre Guido risalgono al 1982, al tempo in cui incominciai sistematicamente ad occuparmi della Garbatella e dei suoi abitanti sulla “Gazzetta” , il benemerito giornale locale che era diretto  da Gianni Rivolta. Apprezzava le mie “scoperte” sulla storia, la geografia, i personaggi del quartiere, mi dava idee e suggerimenti, mi raccontava aneddoti, mi ringraziò commosso  quando, nel febbraio del 2005. gli feci avere una delle prime copie del “Quaderno della Resistenza Garbatella-Ostiense” . La  lettera che mi scrisse e che conservo si concludeva con queste parole: “La sua presenza così attenta nell’evidenziare alcuni aspetti antecedenti ha il suo posto nella vita del quartiere. Del resto quel che rende vera la nostra età è di elaborare con cura qualcosa tratta da una esperienza di vita ed offrirla: qualcosa che rende giovani spiritualmente”. Ecco, padre Guido sapeva elaborare quel “qualcosa” tratta dall’esperienza di vita e soprattutto quel “qualcosa” sapeva dispensarla.

Prima che si ammalasse, aveva posto mano a completare uno studio sulla Garbatella. Aveva raccolto parecchio materiale. A me aveva chiesto un contributo sulle torri che costellano la campagna romana, partendo da quella più vicina a noi, la Tormarancia. Sicuramente tra le sue carte si trovano i testi non pubblicati del suo lavoro, cui si dedicava (quando non doveva andare a trovare qualche ammalato) pressoché tutti i pomeriggi nella stanzetta che gli avevano messo a disposizione,  posta di fianco all’ingresso della Chiesoletta.

Cosmo Barbato

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