“La prudenza delle farfalle”: presentazione del libro di Francesca Nacca e Luca Valeri

Da un po’ di tempo a Garbatella si respira un’aria nuova, più colorata, più vivace. Chissà se il motivo è legato al fatto che il quartiere è considerato un punto nevralgico di condivisioni artistiche e socio-culturali. 

Ed è proprio per questo che il 19 Novembre presso l’Atelier d.isagio di Isa Giovannozzi in via delle Sette Chiese 108, si terrà la presentazione del libro “La prudenza delle farfalle”, scritto a quattro mani da Francesca Nacca e Luca Valeri. Questo evento sarà speciale perché vi riporterà indietro nel tempo, in un’epoca lontana, in cui si investivano energie per dibattere sulla filosofia, sulla poesia e su interessi comuni. Tutta un’altra cosa rispetto alla velocità ed alla frenesia in cui si è immersi oggi.

Come sarà organizzata la presentazione?  

Innanzitutto dalle 17:00 troverete gli autori del romanzo, la casa editrice Arbor Libri ed uno spazio dedicato a the e biscotti per addolcire una domenica autunnale. Inoltre, durante l’incontro sarà possibile ascoltare le confidenze degli autori, ma in esclusiva ecco qualche inedito della scrittrice Francesca Nacca.

 Come è nata la vostra idea di scrivere insieme “La prudenza delle farfalle?”

Per il desiderio di condividere l’arte. Crediamo che essa abbia un linguaggio universale, che unisca gli artisti, gli scrittori tra loro e questi ultimi con i lettori: l’importante è individuare la frequenza giusta, la sintonia. 

Io e Luca abbiamo cercato nell’altro ciò che ci mancava da soli: a me il coraggio di esplorare mondi onirici, di volare davvero alto, a lui mancavano le radici per orchestrare i suoi orizzonti metafisici con il mondo reale, terreno.

 Come mai avete selezionato proprio Atelier d.isagio di Isa Giovannozzi?

Mi riallaccio alla risposta precedente: l’arte che unisce. Mi ha sempre affascinato l’idea di opera d’arte totale. Due o più forme di talento, se correlate, si arricchiscono e creano sfumature straordinarie. Riguardo la scelta dell’atelier D.isagio, che ospita il nostro romanzo, mi piace pensare che se è vero che il lettore riscrive la storia che legge, così una donna possa ridare vita a un capo, indossandolo.

 Il capitolo più difficile da mettere nero su bianco? E quello a cui tieni di più?

L’inizio del romanzo è stato “rognosetto”. Le prime pagine. Il panico dello scrittore di fronte al foglio bianco. Per me è tutta lì la difficoltà, poi si entra nel flusso e tutto è ispirazione e rapsodia.

La fine invece mi ha emozionato. E un po’ mi emoziona ancora quando la rileggo.

 Aneddoti accaduti in fase di scrittura ed ideazione? 

Abbiamo litigato parecchio, soprattutto in fase di ideazione. Siamo stati più complici rispetto alla scelta di stile di prosa invece, stimiamo molto la penna l’uno dell’altra. Però poi ci siamo sempre rincontrati: una volta cedeva l’uno, una volta l’altra. E ci siamo anche divertiti. Tanto emozionati, insieme.

 Qualche curiosità sulle farfalle? 

Te ne dico due le quali mi piace sempre raccontare. Una più lirica, l’altra più concreta: 

Nella cultura greca “Psyché “è il termine utilizzato per designare la farfalla e l’anima. Per questo simbolicamente la farfalla viene associata – in diverse culture, non solo in quella greca – all’anima di qualcuno che non c’è più. C’è una letteratura densissima a riguardo. Nel romanzo è riportata una dolce leggenda giapponese sul tema. Però non te la racconto, perché sarebbe uno spoiler! E poi la farfalla è anche considerata un messo d’amore, mi piace questa sfumatura romantica. Sono affezionata a una prosa montaliana, in cui viene descritta una farfallina color zafferano che fa visita al poeta che fa colazione al bar della piazza di Dinard. Vola da lui a portargli notizie della donna amata. E il poeta la attende e si chiede se tornerà ancora e ancora; 

Questa seconda curiosità è frutto delle ricerche fatte in fase di stesura del libro: ho imparato che le farfalle, durante l’accoppiamento, dispongono le ali in modo da disegnare con i loro colori il volto di un rapace. Lo fanno per spaventare gli eventuali predatori, che in questo modo non disturberanno la copula amorosa. La perfezione della natura è sempre stupefacente.

 Il testo somiglia ad una sceneggiatura, potrebbe subire un cambiamento simile, come una serie televisiva oppure un film? Vi piacerebbe come evoluzione? E se sì a quale regista lo affideresti e perché?

 Abbiamo cominciato a scrivere il romanzo subito dopo aver guardato insieme la serie “Il Miracolo” di Niccolò Ammaniti, scrittore da me molto amato. Ci siamo detti: scriviamo qualcosa che un domani qualcuno trasformerà in sceneggiatura. Quindi il fatto che tu ci dica questo significa che un pochino siamo riusciti nell’intento.

 La migliore ricetta per scrivere un libro?

Non esiste secondo me. Ti rispondo così: occorrono scintille, più che ingredienti.

 La prima persona a cui hai fatto leggere il romanzo?

Il mio compagno. Perché se lo merita.

 Dove ti rifugi per scrivere? 

Ovunque si può scrivere, purché il momento sia propizio. Mi è capitato di scrivere alcune pagine persino sull’autobus. Altre ad una mostra al Vittoriano, anche se non ricordo di chi. L’unica condizione necessaria è riuscire a soffiare la mia bolla invalicabile da abitare per il tempo necessario.
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