“Insieme ce la faremo”

LE DIFFICOLTÀ DELLA RIPRESA PER RISTORANTI, NEGOZI E CENTRI SPORTIVI

di Ilaria Proietti Mercuri

Le emergenze di sommano alle emergenze. È come se fossimo chiusi in una tenaglia: da una parte la necessità di debellare questo virus, dall’altra la voglia di ripartire. Ma a quali condizioni? Be’ ormai lo sappiamo tutti, bastano tre parole no? Mascherine, distanziamento ed igienizzazione. Fin qui la teoria. In pratica poi, i problemi sono tanti, soprattutto per coloro che gestiscono negozi, ristoranti, centri sportivi, insomma qualsiasi attività che in periodo di lockdown è stata costretta a chiudere i battenti.
Ed oggi, con tutte le precauzioni che ci sono da seguire, molte attività commerciali, fanno fatica a rialzarsi. Basta farsi una passeggiata tra uno dei nostri quartieri per vedere che addirittura alcune serrande sono ancora abbassate. Per fortuna però c’è chi, armato non solo di amuchina ma anche di tanta pazienza, piano piano prova a ripartire. Siamo così andati a trovare alcuni proprietari di varie attività sul nostro territorio, proprio per capire come affrontano le difficoltà ai tempi del coronavirus.


Iniziamo dal mondo della ristorazione. Si sa, noi italiani amiamo i nostri sapori più di qualunque altra cosa al mondo. Ma siamo disposti ad affrontare una cena al ristorante circondati da plexiglass e camerieri imbacuccati dalla testa ai piedi? Si, forse, qualcuno. Infatti ci spiega Elisabetta, proprietaria del Ristoro degli Angeli alla Garbatella: “Noi abbiamo riaperto, ma lavoriamo solo il 30% rispetto a prima”. Non è stato facile riavviare il locale. Prima di tutto abbiamo dovuto costruire delle piccole pareti di ferro battuto e plexiglass così da isolare i tavoli gli uni dagli altri. Poi si è passati all’igienizzazione e infine all’organizzazione del lavoro. Elisabetta è riuscita ad assumere nuovamente tutto il personale, ma con orari ridotti. Alcuni devono ancora ricevere la cassa integrazione, per questo ha voluto evitare di lasciare a casa i suoi collaboratori. E le difficoltà non sono solo di chi lavora, ma anche di chi vuole passare una serata a mangiare fuori. “Noi ci siamo. Abbiamo deciso di riaprire ma mi accorgo che i clienti fanno fatica a venire, e li capisco, perché quando li accogli con la mascherina non c’è più quel rapporto diretto che c’era prima, non ti vedono sorridere ed io non vedo sorridere loro. Ma d’altra parte dobbiamo garantire la sicurezza.” Per quanto riguarda il menù invece ci si è solo dovuti adeguare un po’ ai cibi da asporto, che per fortuna sono ancora richiesti, ed hanno permesso in questi mesi di non sospendere del tutto l’economia nel mondo della ristorazione. “A Maggio abbiamo fatto tante consegne ma devo dire che ancora sono molto richieste. Per i cibi da asporto prediligiamo le lasagne, i cannelloni, gli involtini di carne, tutta roba che poi è buona da mangiare anche il giorno dopo”. Insomma come meglio si può, ci si ingegna.


E dopo aver fatto un grosso in bocca al lupo ad Elisabetta, facciamo un salto al centro sportivo Sporting Club Ostiense per capire come se la cavano nel mondo dello sport durante l’era del Covid. Ad accoglierci stavolta è Stefano, il gestore, che subito mette in chiaro la situazione. “Le cose sono estremamente complicate: dalla piscina ai campi da calcio per non pardi

lare dei centri estivi”. Proprio così, perchè portare avanti un centro così grande con i clienti che scarseggiano è un’impresa. “Solamente il lavoro di igienizzazione ci è costato molto. Perché svuotare e riempire di nuovo la vasca, riscaldarla, fare l’analisi dell’acqua ed aumentare il cloro ha i suoi costi.” E qui veniamo al primo dei tanti cambiamenti causati dalla pandemia, l’aumento del cloro in piscina. Una piccola spesa è vero, ma che fatta ogni giorno, si accumula al resto. Altro problema, ci spiega Stefano, è quello di far comprendere ai clienti ogni regola da mantenere; come utilizzare una panchina a testa negli spogliatoi, o sciacquarsi con il sapone prima di entrare in acqua. Lasciar disinfettare al bagnino tavolette, tubi, o qualsiasi attrezzo utilizzato prima di rimetterlo a posto. Le lezioni di acquagym poi hanno un numero ridotto di persone, bisogna quindi prenotarsi. Per quanto riguarda il nuoto libero in corsia, non è più poi così libero, bisogna sempre mantenere la distanza tra un nuotatore e l’altro ed evitare di fermarsi insieme dallo stesso lato della vasca. Ma aspettate, ora arriva il bello. Avete mai sentito parlare della pallanuoto senza palla? Proprio così, almeno fino al prossimo decreto cari pallanuotisti, mettetevi l’anima in pace, si nuota e basta. Perché secondo gli esperti, passarsi la palla da una mano all’altra può essere pericoloso per la trasmissione del virus.

Come già accennato infine, anche i centri estivi sono un gran problema. “Abbiamo diviso i nostri ambienti in più settori per avere gruppi completamente separati, in modo che non si incroceranno mai. L’unico momento sarà a pranzo, dove avremo una sala comune ma con ognuno i propri spazi e i tavoli ad almeno due metri di distanza l’uno dall’altro.” Le iscrizioni sono già iniziate, ma purtroppo, ci spiega Stefano, i costi si sono dovuti raddoppiare. “Devo avere un istruttore ogni cinque bimbi, mentre l’anno scorso era uno ogni otto. Tutte le spese che avevo prima si sono raddoppiate. E con la piscina che può accogliere un numero limitato di persone, si fa fatica. Ma noi non ci facciamo da parte e ce la mettiamo tutta.”

Fatta una panoramica del mondo dei ristoranti e quello dello sport, concludiamo con i negozi. Alcuni dei quali, a differenza dei ristoranti che se la sono cavata con l’asporto, hanno dovuto attraversare una chiusura totale. Ad esempio, le gioiellerie? “Il mio è un articolo molto sensibile non potevo di certo lavorare con l’asporto.” Ci spiega Marco, proprietario della storica gioielleria Donati alla Garbatella. “E ti dirò di più. Ora che ho aperto sono stato costretto a ristrutturare il negozio, ad esempio ho spostato il banco vendita nella parte più ampia del negozio, perché essendo un locale molto piccolo sarebbe stata rischiosa la vicinanza con gli acquirenti.”

Per accogliere i clienti inoltre ha deciso di mettere addirittura una catena, poiché in molti non rispettano le distanze o entrano addirittura con la mascherina abbassata. Ma tra un cliente e l’altro, con voce un po’ emozionata, ci confida anche una cosa: “Qualche giorno fa è passata una ragazza che mi ha chiesto di stringerle degli orologi del padre che purtroppo era venuto a mancare proprio a causa del Covid.


Così con le dovute precauzioni ho deciso di regalarle la modifica. Non me la sono sentita di tirarmi indietro”.Insomma, possiamo dire che la solidarietà e la voglia di ripartire non manca di certo ai nostri quartieri.
E forse, quel famoso “Ce la faremo” piano piano si avvicina sempre di più.

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail