Ancora incerto il ritorno in classe a settembre

SCONGIURATO IL PLEXIGLASS TRA I BANCHI. L’IMPEGNO DEL MUNICIPIO E DELLE ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO. AL VIA I CENTRI ESTIVI.

di Anna BREDICE

Non si sa ancora esattamente come si tornerà sui banchi a settembre per gli oltre tredicimila scolari dell’VIII Municipio, ma una cosa sembra essere scongiurata: non dovrebbero esserci banchi divisi dal plexiglass. Lo ha confermato la ministra dell’Istruzione Azzolina e così gli insegnanti e i genitori tirano un sospiro di sollievo. Nessuno avrebbe voluto i bambini divisi per compartimenti, seduti e intimoriti da una specie di gabbia. Per il resto, quando andremo in stampa, ancora non sapremo esattamente come sarà la scuola alla ripresa, ma qualcosa a Garbatella è già chiara: i ragazzi devono tornare a studiare nella maggiore sicurezza possibile e utilizzando anche gli spazi che il Comune e le associazioni del terzo settore metteranno a loro disposizione.

A questo obiettivo sta lavorando il municipio. “Da questo punto di vista, ci dice l’assessora all’Istruzione Francesca Vetrugno, tutte le attività svolte nel periodo più difficile della pandemia ci hanno aiutato a creare una mappa di luoghi, strutture e volontari a disposizione per quando riaprirà la scuola, così da conoscere tutti gli spazi disponibili per accogliere gli studenti”. Nel frattempo però una prova importante sarà quella degli imminenti centri estivi, chiamati quest’anno “centri educativi integrati”. Per arrivare alla loro apertura con una capienza che può accontentare fino a 700 piccoli utenti, sono stati coinvolti, oltre al Municipio, anche le scuole, l’Asl e le associazioni del territorio. Per ogni quartiere sono stati trovati spazi all’aperto con operatori, che avranno un piccolo gruppo di bambini ciascuno, mantenendo i distanziamenti e le regole previste. Le quote d’iscrizione saranno più basse del solito, 60 euro a settimana, gratis per le famiglie con difficoltà economiche e sociali, e potranno essere utilizzati per pagare i centri estivi i voucher del governo per le baby sitter.

Sarà una prima prova per ritornare a vedersi, giocare e poi arrivare nelle aule a settembre, con lezioni in presenza, senza alternanza tra didattica a distanza e in classe. Questa è la speranza, e infatti Francesca Vetrugno ci rivela che in queste settimane si sta facendo un monitoraggio delle sedi scolastiche per verificare se ci sono spazi ulteriori per distribuire i ragazzi anche di altri plessi. Una maestra della Cesare Battisti, Antonella Macrelli, ci racconta che nella imponente struttura di Piazza Damiano Sauli c’è un’ala, a destra dell’edificio, parzialmente occupata e potrebbe essere utilizzata per suddividere ulteriormente i bambini.

Ciò che si spera è che si possa tornare presto a guardarsi negli occhi, perché la didattica a distanza potrebbe aver lasciato a se stessi tanti ragazzi, già in difficoltà. All’inizio di settembre si potrebbero organizzare dei corsi di recupero, attività che i volontari delle scuole popolari e gli scout hanno svolto a distanza in questi mesi di emergenza sanitaria. La presenza di tante associazioni e di un terzo settore molto radicato nel territorio permetterà l’utilizzo di altri spazi, come ad esempio i teatri o la biblioteca Moby Dick, o anche gli oratori, per fare lezioni agli studenti e permettere il distanziamento necessario. Su questo aspetto l’assessora Vetrugno è ottimista “abbiamo una ricchezza nel territorio e riusciremo a differenziarla nei vari settori, a seconda della necessità”. In questi giorni tanti ragazzi stanno affrontando la maturità nei licei, per molti altri la scuola è finita e l’ultimo giorno quasi per tutti ci sono stati i saluti sulle piattaforme digitali. Ma nel pomeriggio, in dieci luoghi, tra parchi e piazze, sono state organizzate delle feste di fine anno.
Negli orti urbani ad esempio i bambini hanno portato una pianta, in piazza Sauli sono state lette delle poesie. E sempre alla Battisti una classe ha prodotto un libro “Io resto a scuola”, con i pensieri degli insegnanti e degli scolari: uno slogan che ci ha accompagnato per mesi, e che ora i bambini vorrebbero dimenticare.

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