Lo sport è di tutti anche dei cittadini disabili
Il Municipio VIII ha intrapreso una serie di interessanti iniziative per favorire l’inclusione sociale nel territorio delle persone con “bisogni speciali” attraverso lo sport
di Antonio Pelagatti
E’ noto come lo sport sia per una persona disabile un’ “arma” molto importante per combattere l’abbandono, la fragilità e la discriminazione, nonché un potente strumento di riabilitazione personale e sociale. Lo sport è accoglienza, integrazione, tende ad unire le persone o più semplicemente a divertirle, è un “valore aggiunto” per chi lo pratica e per tutta la comunità, lo sport è di tutti ed in particolare dei cittadini più fragili.
Ma davvero “lo sport è di tutti”?
Sembrerebbe di no visti i risultati di una recente indagine svolta dall’Assessorato alle Politiche sociali e dall’Ufficio sport del nostro Municipio che ha fatto emergere una serie di problemi e difficoltà all’interno dei Centri sportivi comunali per l’accesso alla pratica sportiva ed alle attività fisico-motorie dei cittadini disabili o con problemi di salute mentale.
Difficoltà legate alla complessità per i Centri ad organizzare attività sportive dedicate o integrate per particolari forme di gravi disabilità o di particolari sindromi, alla carenza di strutture e istruttori qualificati e di servizi di trasporto ed accompagnamento, alla presenza di barriere architettoniche, ai costi da sostenere per le famiglie, ma soprattutto ad una scarsa informazione sulle numerosissime risorse non solo sportive che il territorio offre ai cittadini con “bisogni speciali”.
Per cercare di superare queste criticità l’Assessore alle Politiche sociali Dino Gasparri in collaborazione con la Consulta sulla disabilità hanno deciso di intraprendere una serie di interventi e di iniziative per favorire l’accesso alla pratica sportiva per questi cittadini, a cominciare da una riforma dei criteri generali e delle linee guida per i Centri, ad una sensibilizzazione delle associazioni sportive del territorio, ad una collaborazione mirata ad affrontare progetti personalizzati in caso di particolari forme di disabilità complesse come l’autismo. Il Municipio chiederà ad ogni Centro sportivo di competenza (Impianto, palestra scolastica, piscina) di organizzare le proprie attività riservando sempre spazi e corsi alle persone disabili o con problemi di salute mentale preferibilmente all’interno dei corsi per “normodotati” al fine di favorire la socializzazione e l’inclusione sociale; laddove questo tipo d’integrazione non sia possibile i Centri sportivi dovranno comunque organizzare dei corsi specifici per disabili, garantendo posti per i normodotati affinché non si crei nessun circuito “chiuso” ma si favorisca uno scambio continuo di esperienze non solo motorie.
Nel quadro delle attività proposte per i soggetti portatori di handicap il Municipio si adopererà affinché i Centri organizzino apposite attività integrate anche nei mesi estivi (centri
ricreativi estivi integrati) diffondendo attraverso tutti i canali pubblicitari (in particolare siti web e social network) le informazioni dettagliate sulle attività ricreative e sulle procedure per favorire l’accesso dei soggetti fragili. Verrà anche incoraggiata la costituzione di una “rete delle risorse sportive per la disabilità” promuovendo accordi e collaborazioni con i Centri sportivi, con le associazioni di volontariato e con le scuole secondo le cosiddette “buone prassi”.
Collaborazioni finalizzate al miglioramento del servizio in favore dei cittadini meno fortunati, alla condivisione di esperienze e risorse, all’integrazione delle attività ed al superamento delle possibili sovrapposizioni e segmentazioni. Secondo l’Assessore Gasparri il Centro sportivo dovrà trasformarsi da semplice fornitore di servizi ed attività ad un interlocutore e consulente privilegiato per le famiglie più fragili che si prenda carico di una parte importante del progetto di vita di una persona disabile, accompagnandola responsabilmente verso percorsi sportivi appropriati ed economicamente sostenibili in un’ottica di alleggerimento del carico assistenziale e psicologico sulle famiglie e di tutela della salute. Un esempio di questo nuovo modo sociale e solidale di concepire lo sport è quello portato avanti dall’Associazione Sportiva ASD KK Eur Volley e dal suo responsabile dottor Andrea Di Marcoberardino impegnato costantemente e generosamente in favore dei ragazzi ospitati nella casa protetta “Casa di Franco”.
Persone meno fortunate che, grazie alle doti d’umanità e professionalità degli operatori ed istruttori dell’Associazione, hanno trovato non solo l’occasione per svolgere una pratica sportiva ma anche un ambiente familiare accogliente ed un clima piacevole e sereno.
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