Apre un nuovo supermercato a Via Caffaro Amarcord Standa

di Ilaria Proietti Mercuri

C’è chi si scrive tutta la lista della spesa sul foglietto di carta, per poi lasciarlo sul tavolo in cucina. Chi invece, arrivato al supermercato, gira disperatamente tra gli scaffali al telefono con la moglie, senza capire bene cosa prendere. Quelli che poi entrano pensando di acquistare solo due cose e finiscono per uscire con tre buste piene di roba, dimenticando ovviamente quelle due cose. Insomma, ormai è così, una vita spesa a fare la spesa e ogni volta inciampiamo negli stessi errori trasformando quei momenti in uno stress infinito.

Ma è sempre stato così? La risposta la troviamo facendo un piccolo salto nel passato. Sbirciando tra gli anni sessanta, settanta, fino alla fine degli anni novanta, quando fare la spesa era forse uno dei momenti migliori della settimana. Soprattutto se si andava alla Standa di Via Caffaro. Già, perché lì anche i bambini impazzivano e se le donne volevano veramente fare compere, allora conveniva lasciare i figli a casa. Negozi di giocattoli, signorine vestite bene e sorridenti dietro ogni bancone, insomma andare alla Standa era un modo innovativo e divertente di fare la spesa. Ma quel grande magazzino è stato per anni anche il luogo privilegiato davanti al quale si sono avvicendati banchetti di raccolta firme e volantinaggi di gruppi e partiti politici sui temi di attualità del momento. Con gli anni, tra cambi di gestione e periodi di crisi, la storica Standa chiuse definitivamente. Negli ultimi giorni però, proprio in quello stesso edificio, molti residenti si sono accorti che qualcosa si stava muovendo. Così, curiosi come i passanti, siamo entrati facendoci largo tra operai al lavoro, scatoloni e scaffali ancora da riempire. Lì abbiamo conosciuto il direttore del nuovo supermercato, Luigi Zenobio, che sta riportando in vita quel luogo abbandonato da decenni. “Aprire un supermercato qui è un po’ una sfida”, ha esordito il responsabile del punto vendita. “Perché, a dirla tutta, i negozi non mancano alla Garbatella. Però puntiamo ad avere un format nuovo, più moderno e tutto improntato sul fresco.

E poi faremo anche cibo da asporto, un’occasione per chi non abita nei dintorni o per le persone più anziane.” E per quanto sia consapevole di non essere legati commercialmente alla vecchia Standa, essendo loro gruppo Gross, il direttore sa dell’importanza di questo posto per gli abitanti del quartiere. “Mi rendo conto di aver abbracciato un locale storico perché molti clienti sono passati e tutti mi ripetono la stessa cosa: finalmente si riapre. Proprio per questo ho voluto richiamare la tradizione del quartiere utilizzando come logo i 100 anni di Garbatella.”
Insomma, nonostante il periodo di crisi, c’è chi dimostra che si può sempre fare qualcosa. Se poi questo qualcosa riaccende anche i ricordi e gli animi di chi ha vissuto la Garbatella da anni, ancora meglio.

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