In scena l’Albergo rosso

In scena l’Albergo rosso

Al Teatro “Roma” una storia scritta da Pier Paolo Palladino rievoca il dramma dei “deportati” alla Garbatella negli anni ’30 del secolo scorso

di Gianni Rivolta

QL’Albergo rosso va in scena a teatro.
Già, è proprio così, il più famoso degli Alberghi suburbani della Garbatella, costruiti tra il 1926 e il ’29 su progetto dall’architetto Innocenzo Sabbatini, è  iventato il soggetto di una pièce teatrale, che è rimasta in cartellone al Teatro Roma di Via Umbertide (sulla Tuscolana) fino al 13 febbraio.
“L’Albergo rosso” è la storia di una famiglia di una Roma che non c’è più. Una coppia con figli e …..

 

In scena l’Albergo rosso

Al Teatro “Roma” una storia scritta da Pier Paolo Palladino rievoca il dramma dei “deportati” alla Garbatella negli anni ’30 del secolo scorso

di Gianni Rivolta

QL’Albergo rosso va in scena a teatro.
Già, è proprio così, il più famoso degli Alberghi suburbani della Garbatella, costruiti tra il 1926 e il ’29 su progetto dall’architetto Innocenzo Sabbatini, è  iventato il soggetto di una pièce teatrale, che è rimasta in cartellone al Teatro Roma di Via Umbertide (sulla Tuscolana) fino al 13 febbraio.
“L’Albergo rosso” è la storia di una famiglia di una Roma che non c’è più. Una coppia con figli e giovane nuora a carico, in seguito agli sventramenti di Spina di Borgo, è costretta a trasferirsi coattamente alla Garbatella. Siamo nel 1936, il piccone di Mussolini si abbatte inesorabilmente sulle prime case di Borgo, che verranno del tutto demolite nell’arco di due anni.

Il padre (Ninetto Davoli), un orologiaio con una affermata clientela persino tra monsignori e cardinali in Vaticano, vive il dramma dell’abbandono della casa e della bottega. Lo aspetta, in età avanzata, una nuova vita e un futuro denso di incertezze. La sua casa sta per essere demolita per fare spazio alla grandiosità di Via della Conciliazione. Bisogna andarsene. Caricare mobili e masserizie su un camion, paga tutto il Governatorato.
Stipati i propri mobili nei magazzini, tra le misere camere dell’Albergo e senza lavoro, la famiglia sopporterà l’umiliazione della chiusura della stanza per morosità da parte del direttore. Non sono bastate le promesse e le intercessioni di un viscido milite fascista, vagamente interessato alla giovane figlia. Saranno costretti a scendere ai seminterrati nelle stanze senza luce e finestre esterne.
Nell’inferno delle “camere oscure” vive già una moltitudine proletaria di diseredati, ma tra loro come in una favola c’è anche “Mao miao”( personaggio realmente esistito), così era chiamato dagli “albergaroli” un principe turco in esilio, perennemente vestito di bianco e con un discreto portafoglio. Il giovane figlio dell’orologiaio lo deruba nottetempo e con i soldi pagherà i debiti, consentendo ai familiari di risalire ai piani superiori.
La regìa è di Federico Vigorito, il testo di Pierpaolo Palladino, scrittore teatrale romano, che nel 2004 con questa opera vinse il premio Riccione. Palladino non è nuovo alla Garbatella. In diverse occasioni, infatti, collaborò alla stesura di brevi testi messi in scena dall’attrice Tiziana Foschi al teatro Palladium. E’ da lì che nacque in lui la passione e il legame con il vecchio quartiere popolare …..

 

Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 8 – Aprile 2011

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