Gli Alberghi Suburbani

Non si può pensare ad un’architettura senza pensare alla gente. E possiamo dire che Innocenzo Sabbatini, ideatore degli Alberghi Suburbani, ci aveva pensato eccome. Palazzine che tra loro formano campi da calcio, scuole al piano terra, lavanderie e maternità, il tutto tra forme equilibrate e scorci di luce dai soffitti.

Gli Alberghi Suburbani nacquero come appoggio provvisorio per le famiglie sfollate alla fine degli anni ’20. Poi ci furono gli anni nel fascismo. Lì gli Alberghi diventarono quasi delle case-prigioni. Provate ad immaginare la portineria di casa vostra dove un uomo con il suo fucile vi controlla ogni volta che entrate o uscite di casa. Oggi invece, sono delle semplici palazzine. Semplici si fa per dire, perché hanno mille sfaccettature e vale veramente la pena visitarle.

Gli Alberghi Suburbani – Albergo Bianco

Dubbio amletico. Perché ogni albergo ha un colore? La risposta è semplice. Dipende dal colore dell’intonaco di ognuno di loro. Come avrete dedotto quindi: questo è l’Albergo Bianco di nome e di fatto. È delimitato da viale G. Massaia, Via Ignazio Persico e Via Luigi Lasagna.

Una delle particolarità di queste palazzine è la pianta: sempre a forma di Y. Inoltre gli alberghi erano provvisti di tutte le necessità. In quello bianco ad esempio c’era la maternità. Ancora oggi nel quartiere c’è chi racconta <<Ao mi madre m’ha partorito qua sotto. Sì sì, proprio nel palazzo dove abito ancora>>.

Gli Alberghi Suburbani – Albergo Rosso

Cosa c’è al mondo di esteticamente perfetto? Secondo il filoso francese Chartier: l’orologio. Un elemento affascinante. Riesce a rendere concreta una cosa astratta come il tempo. E forse, ciò che rende particolare l’Albergo Rosso è proprio il suo orologio.

Per anni questo monumento della Garbatella ha segnato le ore 11:25. Non a caso, l’orario preciso in cui il 7 Marzo del ’43 inziarono i bombardamenti nell’intera zona. Dopo più di mezzo secolo, ha ripreso a funzionare.

L’Albergo Rosso si trova a Piazza Eugenio Biffi, delimitato anche da Viale G. Massaia e la Circonvallazione Ostiense. La pianta è sempre ad Y, ma a differenza degli altri alberghi si chiude formando un cortile interno. All’epoca ospitava la maternità, la scuola elementare e persino alcune botteghe.

Non appena arriverete a visitare questo albergo però, vi consigliamo di non rimanere incantati a fissarlo solo da fuori. Il bello è anche dentro; le scalinate, il ballatoio, le ringhiere. Per non parlare di quando alzate gli occhi e si vede il grande lucernario dalle scale a chiocciola.

Gli Alberghi Suburbani – Albergo Beige

Qui ci troviamo nel lotto XLIII, delimitato da Via S. Carcereri e Via. G M. Percoto. L’Albergo Beige è il più grande di tutti per ampiezza. Anche lui ha una pianta ad Y e proprio uno dei bracci confina con l’Albergo Rosso. Il loro incontro forma un grande spiazzo che era utilizzato come campo da gioco. Insomma, Sabbatini fin dall’inizio aveva previsto un luogo da vivere sia all’interno che all’esterno. E il concetto di spazio aperto andava di pari passo con quello di condivisione. Tutt’ora infatti, vedere ragazzi che si sfidano a pallone tra i lotti, o anziane che giocano a carte all’aperto, qui alla Garbatella, è un’abitudine.

Gli Alberghi Suburbani – Albergo Giallo

Spazi, luci, forme. Tutto calcolato. Tranne l’Albergo Giallo. Quest’ultimo infatti fu aggiunto successivamente. Pensate sia stato un problema per l’architetto Sabbatini? Certo che no. Nonostante non fosse previsto nella sua composizione iniziale, anch’esso si adatta perfettamente a tutto ciò che era già stato pianificato.

L’Albergo Giallo si affaccia su Viale G. Massaia, Via G. M. Percoto e Via F. O. Bennabilli. Ha il solito impianto ad Y, la cupoletta che fa da lucernario all’interno e il volume movimentato. La particolarità di quest’albergo sta in uno dei suoi bracci, che si allunga di più rispetto agli altri perché serviva per ospitare una grande sala da pranzo. Anche se aggiunto dopo quindi, non sono mancate quelle forme adatte perfettamente allo stile di vita del quartiere.

Insomma, alla fine sono bastati un pò di calcestruzzo, acciaio e tanta fantasia per tirare su questi storici Alberghi. Cosa aspettate a visitarli?

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Di Ilaria Proietti Mercuri

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