Il Municipio dice no al requiem per il CTO

Speciale CTO

Il Municipio dice no al requiem per il CTO

Intervista ad Andrea Beccari, assessore alle Politiche sociali del Municipio XI a cura di Giancarlo Proietti

Per “Cara Garbatella” la vicenda del CTO rappresenta una questione fondamentale, dirimente. Da anni ormai la nostra testata è in campo a difesa di questo presidio ospedaliero che, nella storia del quartiere, rappresenta un punto di riferimento per l’intera comunità. Ne parliamo con Andrea Beccari, assessore alle Politiche sociali del Municipio XI, che ha sempre seguito da vicino la tribolata vicenda dell’ospedale. Nuove ombre …..

 

Speciale CTO

Il Municipio dice no al requiem per il CTO

Intervista ad Andrea Beccari, assessore alle Politiche sociali del Municipio XI a cura di Giancarlo Proietti

Per “Cara Garbatella” la vicenda del CTO rappresenta una questione fondamentale, dirimente. Da anni ormai la nostra testata è in campo a difesa di questo presidio ospedaliero che, nella storia del quartiere, rappresenta un punto di riferimento per l’intera comunità. Ne parliamo con Andrea Beccari, assessore alle Politiche sociali del Municipio XI, che ha sempre seguito da vicino la tribolata vicenda dell’ospedale. Nuove ombre si addensano sul CTO, in particolare rispetto a scelte che ne sancirebbero un completo svuotamento e dunque la chiusura.

Dirò subito che sul CTO il Municipio è intenzionato ad andare fino in fondo. Ne va della salute dei cittadini. Se qualcuno ha intenzione – attraverso una serie di passaggi ben studiati – di arrivare alla sua chiusura, si sbaglia. O almeno questo non accadrà senza colpo ferire. A più riprese, nel corso di questi ultimi anni – a partire da un lavoro di ascolto delle componenti professionali e sindacali interne più avanzate e più sintonizzate sull’interesse collettivo – siamo intervenuti presso i vertici dell’Azienda e in Regione.
Prima contro il disastro finanziario e gli scandali della Giunta Storace (con quel fenomeno incredibile che ha nome Lady Asl). Poi contro la mancanza di coraggio e la discontinuità della nuova direzione aziendale, voluta da Marrazzo. E adesso in relazione alla situazione  attuale in cui il Municipio si è mobilitato contro un ulteriore giro di vite previsto dal Piano di rientro, dietro cui potrebbe celarsi la messa da requiem del CTO. Già, perché se si sforbiciano ulteriori 128 posti letto, si chiude il Pronto soccorso, si rendono monchi o si eliminano reparti come urologia, cardiologia, chirurgia, chirurgia vascolare, neurologia, neurochirurgia, cos’altro manca a compiere il passo fatale?

Spiegaci meglio il percorso.
Il Municipio si è sempre mostrato assai preoccupato verso l’ipotesi di riformulazione dell’ospedale contenuta nell’atto aziendale della ASL RMC. Siamo stati l’unico soggetto istituzionale a respingere non solo l’atto aziendale, ma ad evidenziare i limiti di quella gestione aziendale che poi, non a caso, è stata commissariata.
Quella ipotesi non vedeva più l’ospedale come una grande risorsa per il territorio; non tematizzava finalmente (come alcuni di noi speravano) una politica di rafforzamento complessivo dell’ ospedale dentro cui ricostruire e lanciare la sua vocazione ortopedico-traumatologica. Dirò così: quella ipotesi eragià mera razionalizzazione senza visione strategica. Essa già riduceva completamente il carattere di ospedale generale del CTO a colpi di tagli di posti letto e attraverso l’escamotage della valorizzazione della ortopedico-traumatologia.
A quella ipotesi ci siamo opposti. E la nostra opposizione, e soprattutto la resistenza di tanti operatori e delle forze sindacali più dinamiche, ha fatto sì che venisse messa da parte la proposta di chiusura del Pronto Soccorso e che anche la valorizzazione della vocazione ortopedicotraumatologica fosse pensata in un contesto di mantenimento di altri reparti di degenza (importanti per la popolazione locale, ad esempio quella anziana) e in un contesto
di simultanea controproposta di istituzione di nuovi poliambulatori (ma mettendo in conto che le prestazioni ambulatoriali non possono sostituire alcuni reparti di degenza). Così credevamo. Già, perché ora che cosa sta accadendo? E’ paradossale. L’ospedale Sant’Eugenio non ha nessuna garanzia di essere rafforzato al punto tale da assorbire la domanda di sanità pubblica di tutto il territorio (si veda la vicenda della mancata classificazione a DEA di II livello).
Nessuna proposta di percorso chiaro,  tangibile ci è pervenuta circa il rilancio dei servizi sanitari territoriali. Infatti, a partire dall’innesto di nuovi poliambulatori, andrebbe avanzata una proposta organica di governo clinico del territorio, che concretizzi in un unico paradigma organizzativo la continuità assistenziale tra ospedale, Distretto e interventi a domicilio in un quadro di forte integrazione socio-sanitaria. E invece, che cosa si verifica? Di nuovo si ipotizza la chiusura del Pronto Soccorso e del reparto di breve osservazione, e la riduzione e/o chiusura di reparti che sarebbero indispensabili anche per affermare l’eccellenza ortopedico-traumatologica. E’ anche rispetto a questa incoerenza di fondo che sorge il dubbio legittimo che si stia dipanando una subdola politica di piccoli passi verso il baratro, ossia verso la fine dell’esistenza del CTO in quanto ospedale.

Quale è la vostra richiesta?
A questo Piano di rientro, per le implicazioni che ha sul territorio del Municipio XI e della ASL RMC, diciamo no.
Venga finalmente esplicitata alla cittadinanza che noi rappresentiamo come governo di prossimità una proposta organica di offerta di servizi di ricovero che contemperi i bisogni della popolazione residente e allo stesso tempo sia funzionale alla vocazione ortopedica. Si collochi questa proposta nel quadro di una concreta individuazione di nuovi poliambulatori sanitari in grado di rispondere ai bisogni della popolazione.

Di chi sono le responsabilità?
Ci sono scelte della Regione (in particolare della Agenzia di Sanità pubblica regionale) che appaiono contraddittorie e profondamente inique rispetto al bisogno di sanità pubblica di questo territorio. Tuttavia non possiamo non constatare che sulla sanità, sulla scuola, sui servizi sociali, sulla condizione di chi lavora, sul precariato, sui giovani, sulle donne, sui pensionati, su ciò che resta del patrimonio di welfare di questo Paese, il governo stia tentando di realizzare una imponente operazione di macelleria sociale. Il ricatto economico che quotidianamente esercita sulla nostra sanità regionale è dentro questa operazione.
La razionalizzazione della rete ospedaliera è un dictat del governo, pena il blocco dei fondi. Se è questo il gioco al massacro a cui il governo intende sottoporre i cittadini del Lazio, Marrazzo è meglio che smetta di fare il commissario impegnato a salvare il salvabile: è meglio che si dimetta da commissario governativo e apra, insieme ai territori, un contenzioso a difesa del diritto alla salute dei cittadini.
E soprattutto di quei cittadini che più di tutti patiranno gli effetti della crisi finanziaria internazionale e con i quali noi – Istituzione Municipale – abbiamo già parecchia confidenza. Infatti ai problemi enormi che questi cittadini pongono e sempre più porranno non si risponde con qualche inutile, risibile provvedimento una tantum, con qualche elemosina (la “social card”), e certo non con i ticket, bensì con una vera rete di servizi pubblici (sanità, istruzione, assistenza), con una seria politica dei redditi, con una vera politica abitativa. I cittadini cominciano ad esser stanchi degli spot.

 

Copyright tutti i diritti riservati – Cara Garbatella Anno 5 -Dicembre 2008

 

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